Parte terza - Filemone

../Licofrone da Calcide/L'Elicona ../Bione IncludiIntestazione 29 gennaio 2022 75% Da definire

Licofrone da Calcide - L'Elicona Parte terza - Bione
[p. 212 modifica]

FILEMONE


ALLA VESPERTINA STELLA

     Del sol radiante e della bianca luna
Primogenita figlia, e più gradita
Dall’antica Etra, che nella nepote
4Le fattezze vagheggia de’ parenti!

     Dal tramonto dell’un sin al levarsi
Dell’altro genitor nel ciel tu regni,
E, varcando l’azzurro campo, miri
8Tu de’ rivi e del mar nell’onde chete.

     Qual vergine vezzosa e timidetta,
Che le chiassose radunanze schiva,
O come donna di beltà miranda,
12Che i molti adorator molesti sfugge;

Tal tu solinga nel ponente splendi,
Mentre sparsa nel ciel vanno tue suore:
Ovver modesta sì quanto vezzosa,
16Eclissare non vuoi l’altrui beltade?

Perla del ciel, vaga rosa dell’etra!
Smaltano a mille il ciel ridenti stelle;
Ma immemore di loro e non curante,
20Sempre sol te cerca lo sguardo nostro.


ASTORE E IDA

Ecco i parenti alfine,
     D’odio antico a dispetto
     Vinti al pianto de’ figli,
     4Il lor nodo gradir.

Delle Stimfalee sponde
     Abitator, gli amanti
     Sol si vedean fra i muti
     8Avanzi d’un castel.

Sempre l’Alba pietosa
     Di suo velo copriva
     Astor, che ’n frale schifo
     12Fendea l’ondoso pian:

Poi, sull’orme de’ capri,
     Salia ’l lido scosceso,
     Ove già l’aspettava
     16Ida bella ed Amor.

[p. 213 modifica]


Ora ella vede Astore
     Nella casa paterna,
     E alla magion futura
     20Lo seguisce talor.

All’andata e al ritorno
     Sempre la giovin coppia
     Riverisce del loro
     24Amor l’antico asil.

Là ’ve fra strette sponde
     Il lago fassi un fiume,
     E scende in un abisso
     28Con orrendo fragor:

Alza il muto castello
     Fra pittoresca selva
     Le vetuste sue torri,
     32Che il folgore segnò.

Disse ad Astore un giorno
     Ida bella: «Ora tosto,
     Amico, nostre brame
     36Tutte s’adempiran!

«Dissemi ’l padre: Se oggi
     Ritorna il mio germano,
     Le tue nozze domani
     40Si faranno, mio ben!...»

È di ritorno adesso,
     Son gli ospiti adunati,
     Tutto è pronto; gli sposi
     44Soli mancano ancor.

Allo spuntar del giorno
     Ad ambo voglia venne
     Di prendere commiato
     48Dall’antico castel.

Visto venir lo schifo,
     Par che ’l castello dica:
     «Grazie, che ricordate
     52Il vecchio amico ancor.»

Abbandonârsi al dolce
     Vaneggiare d’amore
     Gli sposi, e al vento prospero
     56Fidaro il lor battel.

Rapiti esclaman ambo:
     «O Dei, che il ben largite,
     A voi quasi ne agguaglia
     60Nostra felicità.

Fate che i dì venturi
     Sien quali i dì presenti,
     Date fortuna fida
     64Al nostro fido amor!»

Nell’innocente ebbrezza
     Niun di loro s’avvede,
     Che ’l vento traditore
     68Sul fiume li portò.

Svegliansi quando l’onde
     Strascinano il battello,
     E della cateratta
     72Già li assorda il fragor.

Ora nè l’agil remo,
     Nè disperato sforzo
     Potè salvarli: ingordo
     76L’abisso li aspettò.

L’un sull’altro fissando
     Lo sguardo ed intralciate
     Le braccia, senza grido
     80Compiro il lor destin.

Spesso al fare del giorno,
     Tra la nebbia sottile
     Ond’è coperto il lago,
     84Vedeli il pescator.

Vaghe due forme eteree
     L’una dell’altra accanto,
     Additando l’abisso,
     88Essi sul lido stan.

[p. 214 modifica]

ALLA LUNA

     O figlia primogenita del cielo
Che alterna ascendi sull’etereo trono
Col fratello di fuoco, che torrenti
4Lancia di liquid’auro a sè d’intorno;

     Tu dall’aurata coppa o dalle argentee
Corna ritorte spandi dolce lume,
Che ai miseri mortali, dal soverchio
8Lavoro esausti, dà ristoro e forza;

          Te dovunque ti segue il nostro sguardo,
Sia che passeggi negli azzurri campi,
Ove germoglian sotto i passi tuoi
12Stelle infinite, di color diverse;

     Sia che traversi d’ambulante reggia
Le smaltate di perla aeree stanze,
Allor che l’usignuol, del sol nemico,
16Per celebrarti alza la chiara voce.

     Prestando orecchio all’armoniose note,
Miri, s’ei canta lieto, tra le nubi,
O rimani nel seno loro ascosa,
20S’egli in mesta armonia suo duolo esprime.

     Tu vezzosa mai sempre in ogni aspetto,
O luna! ma vieppiù tale ne sembri,
Quando giovin nel lucido ponente
24Splendi alla stella vespertina accanto:

     E come due bell’alme generose,
Sostegno e gioja dell’umana vita,
Non rivali splendete in cielo amiche,
28Ambo contente della luce vostra.