Rivista di Cavalleria - Volume I/V/Istruzione delle reclute a cavallo IV

Istruzione delle reclute a cavallo (IV parte)

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Istruzione delle reclute a cavallo (IV parte)
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ISTRUZIONE DELLE RECLUTE A CAVALLO




(Continuazione e fine, vedi fascicolo quarto).




Art. VI.

Premessa. (211) — Abbiamo già visto che al N. 292 il Regolamento dice: «i piedi più avanzati nelle staffe» questa prescrizione dovrebbe essere più largamente applicata incominciando dalla istruzione delle reclute.

«All’esterno il cavallo ha bisogno di maggiore libertà per essere messo nelle condizioni più favorevoli alla franchezza e alla rapidità delle andature» (Conte d’Aure).

«Obbligando il cavallo ad alzar la testa gli si impedisce di vedere davanti a sè e lo si fa marciare alla cieca (Senofonte).

Abbiamo già detto nel Capo: del cavallo1 quale deve essere la posizione di collo e di testa cavalcando in campagna, ora qui la riassumiamo in due parole, becchetto avanti2.

Anche per le corse al trotto i cavalli sono tenuti colla incollatura distesa e col naso avanti a mezzo dello strich americano.

Cavalcare sulle strade. — «In massima deve aversi sempre il cavallo diritto» (pag. 151) e l’istruttore farà bene di insistere su questa prescrizione regolamentare perchè le reclute imparino bene che fuori del maneggio il cavallo non deve avere la testa piegata.

I cavalli devono:

1° Marciare tranquilli se isolati;
2° Sviluppare la tendenza naturale di portarsi avanti, ma tenendo andatura calma.
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Gli uomini debbono:

1° Chiamare avanti, trattenere, fermare, voltare il cavallo senza strapponi;
2° Assecondare il cavallo nella tendenza naturale dì portarsi avanti acquistando essi stessi questo sentimento;
3° Riunirsi all’andatura ordinata con i compagni che stanno avanti.

Questi risultati si possono ottenere facendo un esercizio che chiamerò «fare e disfare il gomitolo». Le reclute, ferme od in moto a passo, stanno riunite (gomitolo) in colonna per uno prima, poi per due, in ultimo per quattro od a frotta, secondo le condizioni della strada.

Al trotto invece debbono marciare per uno e tenere la distanza ordinata dall’istruttore3. Questa distanza per i primi giorni sarà di pochi passi (da 10 a 15) in seguito potrà essere aumentata (da 20 a 30). Non si pretendano esattamente dovendosi evitare che la recluta si avanzi col cavallo ad andatura incerta.

Quando si distacca il primo, il gomitolo incomincia a disfarsi e non ne esiste più traccia quando è partito il penultimo.

Supponiamo di aver una sezione di 20 individui, riuniti a gomitolo a 2 passi di disianza; se li facciamo partire a trotto a 15 passi di distanza noi avremo disfatto il gomitolo quando il primo avrà percorso 500 passi circa di strada; avrà cioè trottato circa 4 minuti. Non volendo lasciarli marciare a lungo in tale ordine, poichè l’istruttore non potrebbe sorvegliarli, converrà che chi è in testa, ordinariamente un sotto istruttore, si metta al passo dopo aver trottato 500 passi circa.

Le reclute successivamente devono chiudere sulla testa della sezione per disporsi in colonna a due passi di distanza. Se qualche recluta si ferma o rallenta l’andatura, chi la segue non deve preoccuparsene, ma deve ad andatura calma portarsi avanti e unirsi ai suoi compagni. Giunto l’ultimo, il gomitolo è nuovamente formato. [p. 545 modifica]

Essendo le reclute unite l’istruttore può fare le correzioni individuali che crede opportune e poi disfare nuovamente il gomitolo per rifarlo fino al termine della istruzione.

Se qualche cavallo nei primi giorni non sta tranquillo sia fatto trottare a distanza di due passi dal precedente e poco per volta a distanza maggiore. Con tale esercìzio si fa naturalmente la riunione e si preparano uomini e cavalli all’esercizio delle andature.

Quando le reclute marciano con sicurezza l’una dietro l’altra, si incominci a chiamarle individualmente sul lembo opposto della strada mediante un obliquo (descritto al N. 183). Da principio sia leggero in seguito più accentuato. Il cavallo deve obliquare senza rallentare l’andatura, anzi allungandola. Dopo aver marciato sul lembo sinistro della strada per un tratto conveniente, cioè finchè il cavallo si sia rimesso bene in azione sulla linea retta si faccia ripetere questo esercizio fino a che la recluta venga ad eseguirlo con precisione.

Si distacchino poi i cavalli sulle strade laterali facendoli mettere al passo prima di voltare e ripigliando il trotto dopo la volta; si faccia fare dietro-front per ritornare a trotto a formare il gomitolo. Si può fare il dietro-fronte individuale e chi volesse considerare la strada come una cavallerizza potrebbe anche fare dei movimenti simultanei e troverebbe allora i comandi più naturali da sostituire a quelli di maneggio. Quando le reclute guidano bene i loro cavalli in questi esercizi potranno farli con facilità marciare isolati sulle strade nel modo indicato dal Regolamento.

Salto degli ostacoli artificiali.È riconosciuto che il modo più pratico per abituare i cavalli al salto è di farli saltare liberi nel corridoio. Nelle piazze d’armi adunque, se qualche cavallo rifiuta di saltare, non si porti a saltare a mano, perchè il soldato lo disturba senza accorgersene; ma si rimetta sul salto, nel corridoio appositamente costrutto in caserma, fino a che non abbia acquistato sicurezza ed allora soltanto si faccia saltare montato.

Nelle piazze d’armi si eviti ogni lotta fra cavaliere e cavallo. Una volta questi spettacoli piacevano, ma ora sono da condannarsi, qualunque sia il motivo per cui il cavaliere ha impegnato la lotta col suo cavallo.

Cavalcare in terreno vario. — Da principio sarà bene che la sezione sia poco numerosa, che cavalchi in colonna per uno e che ogni soldato abbia sufficiente distanza da chi lo precede per poter vedere il terreno sul quale deve camminare.

Come abbiamo già detto nel trotto di manovra, il cavaliere deve trovare aderenza alla sella colla parte centrale della coscia, in questo modo l’inforcatura viene a trovarsi nella parte più bassa della sella.

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Il Lagoudie4 dice: «il peso del corpo non sarà mai troppo avanti sulla sella e per conseguenza l’inforcatura deve avvicinarsi al pomo della sella».

«Lo sforzo delle gambe posteriori non deve sollevare del peso, questo peso deve trovarsi nel centro del movimento che resta tra la elevazione e l’abbassamento del treno anteriore e del treno posteriore».

Sarà bene che l’istruttore conosca il terreno che percorre. Avvicinandosi ad ostacolo di una certa entità deve fermarsi a distanza conveniente perchè il cavallo possa spiccare il salto; raggruppare la sezione, dar l’esempio saltando il primo, perchè la recluta lo imiti, e poi farle saltare ad una ad una e fermarle a conveniente distanza dallo ostacolo. Col progredire dell’istruzione gli ostacoli conosciuti li fa saltare continuando il galoppo prima e dopo l’ostacolo; se l’ostacolo lo permette si salterà a frotta.

Sarà bene abituare le reclute a salire e discendere gradatamente per erte più o meno ripide e prolungate.

Ciò è sempre possibile seguendo i sentieri che si trovano nei dintorni delle guarnigioni. Questo è l’esercizio più pratico per abituare i cavalli a stare equilibrati su terreno non piano e per abituare la recluta a sellare bene il proprio cavallo. Questa è la più bella ginnastica che possa fare il cavaliere da cavallo.

Il cavaliere si ricordi che il cavallo posa il piede sicuro a terra soliamo quando può vedere il terreno sul quale si muove; egli deve avere fiducia nel cavallo che monta e lasciargli iniziativa per superare le difficoltà del terreno.

Una avvertenza dia subito l’istruttore agli uomini: dovendo voltare il cavallo, in terreno poco sicuro, voltarlo sempre colla testa dalla parte dove è maggiore il pericolo. Si evitano così le cadute col cavallo, facili a succedere quando si volta colla groppa verso il pericolo, poichè nè cavallo, nè cavaliere possono vedere dove il cavallo posa il piede.

Se ben ricordo, durante una delle guerre sostenute dai Piemontesi contro i Francesi, padroni di Pinerolo, lo sgombro della posizione di S. Maurizio fu provocato dall’apparire inaspettato di squadroni piemontesi su quelle alture. Le fanterie francesi avranno scambiato i cavalieri piemontesi per draghi alati. Ed anche sul morale della cavalleria, l’apparire inaspettato della cavalleria nemica, ha il suo effetto «perchè della gente abituata a saltare dei fossi, superare tutti gli ostacoli, montare e scendere a galoppo sono agli occhi di quelli non abituati a questi esercizi ciò che sono gli uccelli agli animali domestici.» (Senofonte).

Questi esercizi tendono a formare dei cavalieri i quali sappiano conoscere i mezzi che la natura ha dato al cavallo, e che sappiano [p. 547 modifica]apprezzare gli impedimenti che il terreno oppone ai nostri movimenti. Qui l’istruttore formerà gli esploratori del terreno; cioè i nostri cavalieri scelti; essi debbono saper riferire se il terreno permette o no di passare o di caricare. Ecco il vero studio del terreno che deve fare il soldato di cavalleria. Gli effetti disastrosi di una carica di cavalleria sono sempre stati causati dagli ostacoli insuperabili del terreno e non dal fuoco dell’avversario.

Le fotografie istantanee che ora noi vediamo di salti o di passaggi difficili ci sono d’insegnamento più di quanto si sia finora scritto in proposito.

Il conte d’Aure, nel suo Corso d’equitazione consacra due pagine al salto degli ostacoli, mentre ne dedica sedici al capitolo «Corse». Questo termina così: «Le corse a siepi e gli steeple-chases sono adunque gli esercizi che bisogna impiantare alla Scuola di Cavalleria». Questo scriveva nell’anno 1853.

Trent’anni dopo il cav. Cesare Paderni pubblicava un opuscolo di 181 pagine col titolo: Regole di equitazione sul modo di saltare e superare ostacoli nel quale è accennato (pag. 93) all’uso che si può fare dello scudiscio «dandolo leggermente sul naso dalla parte verso cui il cavallo si getta.»

Questo suggerimento fu poi applicato da un suo allievo, con esito sicuro sempre, come castigo pel cavallo che scarta o rifiuta l’ostacolo.

Gli ufficiali che hanno fatto il corso di Tor di Quinto leggano quanti scritti possono trovare sulla equitazione di maneggio; gli altri provino a montare in campagna; tutti converranno che difficoltà in questo genere di equitazione, che è il nostro, non ve ne sono. I veri appassionati per l’equitazione di campagna non amano scrivere, ed è un male, mentre hanno scritto tanto i professori dell’equitazione di maneggio. Il Capo scuola La Guerinière, ammetteva però che il cavallo debba essere esercitato in maneggio al galoppo esterno «poichè in caccia il cavaliere non può sapere se volterà dalla parte verso cui il cavallo galoppa.» Questa regola, tanto pratica, fu poi malamente applicata col galoppo a rovescio.

Erroneamente si crede che: se un cavallo casca, a galoppo, in un angolo del maneggio, la disgrazia provenga da che il cavallo galoppava falso.

«Gli esercizi a galoppo si fanno allungando gradatamente il trotto, lasciando partire il cavallo sul piede che vuole, nel girare gli angoli con galoppo sul piede estemo lasciare libertà al cavallo perchè possa cambiare, ma non mai costringerlo.» (Lavoro sulle grandi linee — Regolamento per la Cavalleria francese).

***

Note

  1. Fascicolo I di questa Rivista.
  2. Uso questa espressione, abbastanza incisiva, ch’io ho sentito ripetere sovente da un appassionato cavaliere di campagna, poichè parmi che essa riassuma le idee di coloro quali alla posizione di testa del cavallo da maneggio, preferiscono la posizione naturale del cavallo in campagna.
  3. Se il lettore ricorda questo esercizio è già stato suggerito nel capo: Cavalcare in sezione; vi è la sola differenza che sulle strade si possono tenere distanze maggiori che nel maneggio. Quando la sezione è in colonna sulla strada si dice, che marcia a destra, oppure che tiene la destra; e similmente se a sinistra. Questo modo naturale di esprimersi è stato già applicato nei comandi di maneggio dove all’antico comando: «a mano destra (o sinistra») sulla pesta venne sostituito: «a destra sulla pesta». Rimane ancora il comando «cavalcare a mano destra» (o sinistra) che è spesso causa di confusione, specie per le reclute.
    Questa espressione potrebbe sopprimersi, semplificando il regolamento. Tutti noi sappiamo che cavalcando a destra di una strada possiamo girare soltanto a sinistra, e a destra se stiamo a sinistra; ma non diciamo mai che stiamo a mano sinistra o a mano destra. Ed è per queste espressioni convenzionali che succedono sempre gli sbagli in maneggio. Semplificazioni se ne potrebbero fare nei comandi, poichè al posto del «tagliate», del «cambiamento trasversale, diagonale, longitudinale, in circolo, volta», ecc. si potrebbero sostituire espressioni più conosciute dal soldato. Sulle figure che si trovano a pag. 108 e seguenti, provi il lettore a sostituire comandi di uso comune, e vedrà che la cosa è più facile di quello che sembri.
  4. Le cheval et son cavalier.