Rivista di Cavalleria - Volume I/V/I Cavalleggeri Guide a Custoza
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I Cavalleggeri Guide a Custoza
.......meminisse juvat.
Tra le carte ingiallite dal tempo, e sepolte nella polvere di un archivio ambulante, che un Reggimento suole trascinare con sè, trovansi talvolta dei vecchi documenti, che per devozione alle tradizioni, ed alla memoria di gesta gloriose non si vollero distruggere, e si conservarono quali preziose reliquie.
Tali, a mo’ d’esempio, quelli che ho qui sottocchio, che altro non sono che rapporti ufficiali sui fatti d’arme ai quali prese parte il Reggimento Cavalleggeri Guide nella memoranda giornata del 24 giugno a Custoza.
Nel leggerli, nell’udire la concisa e sincera parola di chi li dettò, dopo avere agito, nel vedere le firme di chi ebbe l’onore e la fortuna di caricare valorosamente alla testa dei propri riparti, nel sentire ricordare il nome di chi lasciò la vita sul campo, o di chi ferito gravemente e creduto morto vive tuttora, e ci onora della sua benevolenza ed amicizia, chi ama l’arma nostra deve sentirsi scuotere le fibre e commoversi, ed animarsi da quella nobile emulazione, che è la face che accende ed avviva lo spirito d’arma e di corpo.
È noto come dichiaratesi le ostilità coll’Austria e spirata poscia la tregua concessale di tre giorni, il 24 giugno 1866 i due eserciti, italiano ed austriaco, si trovarono di fronte a Custoza, ove fino dal mattino s’impegnò il combattimento.
Il reggimento Guide era così ripartito nelle due Divisioni del I Corpo d’Armata: il 1° e 2° squadrone agli ordini del colonnello marchese Spinola, comandante del reggimento, furono addetti alla 2ª Divisione, comandata dal generale Planell; il 3° e 4° squadrone agli ordini del maggiore Mazzucchi alla 1ª, comandata dal generale Cerale.
Ecco la composizione degli squadroni:
1° squadrone: Capitano Scarampi di Villanova — Luogotenente Sansone — Sottotenenti Levi, Cassinis, Dalverme.
2° squadrone: Capitano Forest — Luogotenenti Boccanera, Giacomelli.
Comandante del 1° e 2° squadrone, Luogotenente-colonnello marchese Coardi di Bagnasco.
3° squadrone: Capitano Martini — Luogotenenti Di Bernezzo, Rodetti, Wanden-Neuvel — Sottotenente Serra.
4° squadrone: Capitano Cretti Domenico — Luogotenente Fontana — Sottotenente Cibrario.
5° squadrone (in riserva): Capitano Cretti Alfonso.
Ecco la narrazione dei fatti che si svolsero in quella giornata, riassunta nei seguenti due rapporti del Colonnello Spinola e del maggiore Mazzucchi.
Volta, addì 26 giugno 1866.
Il mattino delli 24 giugno, due squadroni, del Regg.to alli miei ordini trovavansi a Pozzolengo e dintorni cioè: 1° Squadrone Capitano di Villanova, 3 pelottoni nel paese, ed uno d’avamposto alla Rocchetta a disposizione del Maggior Generale Comandante la Brigata Siena. — 2° Squadrone Capitano Forest, d’avamposto alla Cascina Geresa.
Verso le ore 10 antimeridiane essendomi di persona portato dal Maggior Generale Cadolini per ricevere ordini, mi trovai all’arrivo del Capo di Stato Maggiore della Divisione, Luogotenente Colonnello Olivieri, che mi comunicava l’ordine di riunire i due squadroni e portarmi immediatamente con essi al ponte di Monzambano. Rientrando a Pozzolengo trovai grande confusione per allarme sparso nel paese, ed il mio Tenente Colonnello che stava ristabilendo l’ordine.
In pochi momenti incamminai i carri, radunai gli Squadroni ritirando gli avamposti, ed al trotto mi portai al Ponte di Monzambano. Tosto passato il ponte essendomi accorto senza dubbie prove, della presenza del nemico, m’inoltrai alquanto a destra avanzandomi in modo d’esser fuori di quei piccoli gruppi di soldati sbandati, e disposi i due Squadroni a sinistra in battaglia; in questo stesso momento il Capo di Stato Maggiore avvisavami dell’avanzarsi del nemico, al che lanciavo il 1° Squadrone Capitano Villanova, alla carica, dandogli ordine di ritirarsi sulla sinistra onde avere per punto di riunione lo sbocco del ponte, in pari tempo facevo eseguire una conversione a sinistra al 2° Squadrone, Capitano Forest, e con una marcia di fronte, assicuravo la ritirata allo Squadrone che avevo in azione.
Oltrepassata l’altezza del Ponte per mezzo di conversione a destra, lo Squadrone era di nuovo di fronte al nemico; il 1° Squadrone veniva poscia a riunirsi su di esso, ed appena l’ordine stava ristabilendosi, essendomi accorto dell’esistenza del nemico sulla sinistra inviai un pelottone del 1° Squadrone, sottotenente Cassinis, in foraggieri mentre facevo eseguire dal 2° Squadrone una carica; ma in quel momento il nemico essendo in fuga per l’urto ricevuto dalla prima carica, ebbe pochi danni; — riuniti di nuovo i due Squadroni indietreggiai sino ad una cascina per appoggiare la sinistra del 2° Squadrone ond’essere da un lato al coperto, e rimanevo in iscaglioni colla destra indietro.
Posso assicurare la S. V. lll.ma che dal Tenente Colonnello all’ultimo soldato, tutti indistintamente si dimostrarono animatissimi. L’utile poi delle cariche eseguite fu d’obbligare il nemico, che con forze si avanzava verso il ponte, e che di certo se ne sarebbe impadronito, avendo occupato varie cascine, a porsi in disordine ed a fargli lasciare un quantitativo di prigionieri non indifferente, di rialzare il morale della truppa, che non avrebbe forse potuto resistere allo spettacolo di confusione che presentava l’arrivo al ponte dei soldati sbandati della Divisione che si trovava sulla nostra destra.
Il Colonnello Spinola. |
Nè meno chiaro è il rapporto del Maggiore Mazzucchi comandante il 3° e 4° squadrone, addetti alla 1ª Divisione (Generale Cerale).
Medole, addì luglio 1866.
Al Signor Comandante il Reggimento Guide
CERLUNGO.
La mattina del 24 corrente mese la 1ª Divisione del 1° Corpo d’Armata marciava da Monzambano per Castelnuovo, il 3° Squadrone del Reggimento Guide, diviso in tre parti, ne formava l’avanguardia, cioè un plotone in estrema avanguardia sotto gli ordini del Luogotenente Sigre. Wandel-Neuvel, un plotone coi Bersaglieri col Luogotenente di Bernezzo e finalmente un terzo col 29° fanteria col Sottotenente Sigr. Serra.
Il 4° Squadrone del detto Reggimento veniva a poca distanza coll’intera divisione comandata dal Luogotenente Generale Cav. Cerale.
Al discendere dalle alture di Valeggio verso Castelnuovo qualche bomba nemica ci annunziava l’avvicinarsi degli Austriaci e tosto la 1ª linea prendeva ordine di battaglia; il 3° Squadrone sempre frazionato prendeva posto dietro la Fanteria sotto gli ordini del Generale Villa-Rey; e così si prosegui per 2 chilometri circa. A tal punto il Colonnello del 29° fanteria Sig. Cav. Dezza vedendo che una colonna nemica ci veniva di fronte sullo stradale principale, ed essendo di forte numero probabilmente poteva prendere prigioniero tutto il quartiere Generale cbe si trovava in 1ª linea, domandò al predetto Generale Cerale la cavalleria per respingere tal massa nemica, e per dar tempo ai nostri di prendere nuove misure offensive. Allora il Generale mi ordinò di far caricare il 4° Squadrone per dar tempo alle artiglierie di mettersi in batteria e d’aprire il fuoco contro gli Austriaci.
Portatomi tosto dal capitano signor Crotti Domenico, gli ordinai di seguirmi col suo 4° squadrone di trotto, avvertendo che il grido di Viva il Re! era il segnale per caricare, e che durante la mischia avessero ripetuto sempre tal grido di gioia.
Fatto cento passi circa ricevemmo dalla fronte della colonna una scarica di fucilate, ma di già i miei bravi soldati seguendo l’esempio dei loro ufficiali eransi lanciati alla carriera ed in un batter d’occhio, non ostante i sostenuti fuochi, piombarono sui nemici, ed a colpi di pistola e sciabola, gli cagionavano forti perdite.
Nel frattempo di questa carica, lateralmente allo stradale sboccarono altri nemici con artiglierie e fucilerie e ci recarono gran danno sì negli uomini che nei cavalli; difatti il luogotenente signor Fontana cadeva ferito sotto i cavalli, il sottotenente signor Cibrario ebbe il cavallo ferito e sarebbe rimasto prigioniero se non si fosse difeso a colpi di sciabola; e con essi 14 uomini di bassa forza restarono sul campo fra i quali il trombettiere Morello quasi spezzato da una palla di cannone, più 10 cavalli morti sul campo e 14 feriti, tra i quali il cavallo del sottoscritto con 2 colpi di baionetta. Ciò non ostante la nostra poca cavalleria con molto coraggio, e valore respinse la detta massa per circa duecentocinquanta passi.
Dopo di ciò scorgendosi che a destra, da una piccola stradella si andava in un campo ove si trovavano altri gruppi di Austriaci, ordinai al bravo sig.r Capitano Grotti di volgere con me a destra ad inseguirli e metterli in fuga, come avvenne.
Mentre questi fatti succedevano sullo stradale principale, cioè quasi al centro, sulla sinistra i plotoni frazionati del 3° Squadrone ricevevano l’ordine di fare cariche successive per plotone, per proteggere l’estrema nostra sinistra la quale cominciava a ripiegare; e dovendo i detti plotoni portarsi sempre su forti gruppi di fanteria, ebbero a deplorare anch’essi grave perdite; cioè il Luogotenente Bernezzo morto, il Luogotenente Vanden-Neuvel che si credè ferito e prigioniero, e il sottotenente Serra che ferito al 1° scontro alla tempia sinistra da un colpo di baionetta restò al suo posto sino alla sera, e finalmente 27 uomini di bassa forza e 35 cavalli.
Per questi fatti di sì grande importanza e di bastante durata, in dove questi due Squadroni hanno avuto occasione di potersi così ben distinguere affrontando un nemico di una forza molte volte maggiore alla loro, non curando nè ostacoli, nè pericoli, nè perdite le quali ascendevano come si vede a più del terzo, mostrando coraggio e valore da degno soldato come regolarmente si può testimoniare dal Maggior Generale Dho e dal Colonnello Dezza Comandante il 29° Fanteria, non posso fare a meno di raccomandare che sieno prese caldamente in considerazione le proposte per le ricompense da me fatte nello apposito elenco che rimisi a Cotesto Comando.
Per copia conforme Il Maggiore Comandante la Colonna Mazzucchi. |
A questi due rapporti fa seguito quello del Luogotenente Sig. Arturo Galletti comandante il 2° plotone del 3° squadrone, distaccato al seguito del Generale Cerale:
La mattina del 24 giugno (giornata di Custoza) io seguiva il Generale Cerale col mio Plotone (2° del 3° Squadrone Guide) forte di un 15 uomini, essendo stati il trombettiere, il caporale Mosca ed altri altrove comandati. Il Generale giunto all’altezza delle prime colonne della Divisione, mi ordinò di riconoscere una stretta e lunga vallata a destra della gran strada che conduce a Castelnuovo. Sulle alture che la dominavano da parte degli Austriaci, questi avevano piazzate delle batterie che mi molestarono assai, ma in tutta la vallata che percorsi tino in fondo colle mie Guide in esploratori, non trovai più Austriaci, che forse al nostro appressare si erano ritirati sull’altura sotto la protezione dei pezzi e dove noi coi cavalli non potevamo salire dalla vallata.
In questa ricognizione le mie Guide si portarono mirabilmente e ridevano degli Austriaci che con tanto tirare ci facevano poco danno. Ritornai per far rapporto al Generale Cerale, ma inutilmente perchè egli era intanto stato ferito e trasportato via. Fui quindi variamente impiegato sulla linea di combattimento da diversi Ufficiali superiori. I miei uomini mi seguirono sempre con molto ordine, ma vinti finalmente dalla stanchezza e impressionati dalla cattivissima piega che prendeva la battaglia e dalla presenza e dalle parole di alcuni superstiti delle cariche del 3° e 4° Squadrone Guide, avevano cominciato a disanimarsi, ma riuscii a tenerli nel massimo ordine e scorgendo una cascina sulla destra, dove ancora si faceva resistenza, là li condussi. Avanti questa cascina trovai il Generale di Villahermosa e mi posi ai suoi ordini.
Mi mandò subito a riconoscere gli Austriaci che numerosi si avanzavano nel piano sottoposto all’altura su cui sorgeva la cascina, tormentandoci con un fuoco terribile. Quindi me li fece ripetutamente caricare e così potei per lungo tempo impedire l’assalto che si disponevano a dare alla cascina, nè mi ristetti, che quando rimasto solo con 3 Guide e caricatili ancora una volta e cacciatili da un viottolo per cui avanzavano, si nascosero dietro i fossi e le siepi, e di là, aprendo un fuoco quasi a bruciapelo mi obbligarono a ritirarmi. Mi ritirai correndo più gravi rischi, ma al passo e l’ultimo, come era stato sempre il primo nelle cariche. Giunto alla cascina il Generale mi diresse parole d’encomio e mi aggiunse che ormai non poteva più sostenersi senza un pronto e poderoso soccorso e che l’andassi a cercare.
Io tosto mi avviai per ciò, ma non trovai che battaglioni in piena ritirata e quando feci per ritornare alla cascina il Generale di Villahermosa sopraffatto da forze superiori l’aveva dovuta abbandonare. Non essendomi possibile ritrovarlo mi avviai alla ventura sulla gran strada di Castelnuovo. Dopo alquanto avanzarmi vidi il 2° Squadrone d’Aosta (Capitano Faneschi) venire da una strada a sinistra, e non avendo altro di meglio a fare mi unii ad esso e mi trovai così collo Squadrone nel momento più pericoloso e caricai insieme. Dopo la carica in una casetta poco discosta a destra vidi il Generale di Villahermosa e mi resi presso di lui. Eravi in questa anche il generale Dho con due bandiere e poca truppa.
Io vi restai finchè durò la difesa, quindi mi ritrassi sempre al seguito del Generale di Villahermosa. Quando fummo in luogo sicuro mi feci lasciare in libertà dal Generale per rintracciare la mia divisione. Mi avviai così nuovamente per la gran strada di Castelnuovo. Trovai allora il sottotenente Serra che ferito si ritirava con alcune Guide del 3° Squadrone. Vi era anche il capitano Mayr di Lucca. Essendomi unito a loro e seguitando a ritirarci ci incontrammo con due sezioni del 3° e 4° Squadrone di testa (sottotenente Della Croce) che erano stati mandati dalla riserva a proteggere la ritirata. Saputo ciò ci unimmo a loro e anche noi proteggemmo la ritirata e gli ultimi di tutti fummo a Valeggio.
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Il Luogotenente Arturo Galletti. |
Tra gli episodi di questa memoranda giornata alcuni meritano di essere menzionati, ed a tal fine riproduco qui testualmente alcuni rapporti fatti da individui di truppa. Questi se non sono davvero dei capo-lavori letterari, nè modelli di rapporto tuttavia attestano con quale abnegazione e coraggio combattessero i Cavalleggeri Guide e quale devozione essenzialmente essi avessero pei loro ufficiali.
Questo dell’Appuntato Cuttino del 4° squadrone dimostra gli sforzi di questo valoroso per liberare il suo amato Luogotenente Fontana ferito, a rischio della propria vita.
Tagliato dal nucleo dei suoi compagni con cui aveva caricato, e stretto ai fianchi dal nemico, il sottoscritto fè di tutto per liberarsene spinto dall’ansia di aver nuove del sig. Luogotenente Fontana, presso cui aveva combattuto e che aveva perduto il cavallo.
Pervenne infatti a farglisi ancora da presso, mentre il prelodato signor Ufficiale, ferito, combatteva corpo a corpo difendendosi disperatamente; egli fece scudo del proprio corpo, che fu bersaglio al nemico, da cui fu ferito alla testa e in una gamba, intanto che gli cascava sotto la cavalla anch’essa ferita.
Fu quando vide il suo Ufficiale ridotto al mal punto e tale che pieni gli occhi e la bocca di sangue era per cadere inevitabilmente in mano al nemico, chiese per esso la vita costituendosi anch’esso prigioniero. Però quando prigionieri ambedue erano tradotti in mezzo una mezza dozzina di tedeschi, riusciva al sottoscritto liberarsi, con un manrovescio, dal soldato che aveva alla sua dritta, e profittando dell’istante di loro sorpresa, sfuggir loro di mano e tornare fra’ suoi, fra cui trovò prima il Luogotenente sig. Cibrario, dopo di essersi prima ridotto alla casina, dove un pugno di valorosi difendevano la bandiera del 44° fanteria.
L’appuntato Michele Cuttino.
Interessante è anche questo del caporale Ubertalli pei suoi particolari avventurosi, ed essenzialmente perchè evoca la memoria del povero generale Villarey morto in questa giornata alla testa della sua brigata nelle braccia del figlio, suo aiutante di campo.
Volgevano le ore 11 circa del mattino allorchè lo squadrone, data la carica per portarsi al punto assegnatogli, doveva percorrere un terreno molto disastroso.
Fuvvi un punto in cui per prendere la via più breve ci fu forza scendere a salto da circa due metri d’altezza su di una strada al cui lato ed a noi di fronte esisteva un fossato. Spinsi il cavallo a saltare, fa lo slancio ed andiede sull’orlo del medesimo, piegandosi sulle ginocchia anteriori, lo sollevai, ma in questo frattempo un altro soldato facendo lo stesso, mi urtò con tanta violenza che mi fece precipitare col cavallo nel predetto fossato, rimanendomici la gamba destra sotto il corpo. Procurammo di sbrigarci; al soldato finalmente gli riuscì spingere il cavallo fuori del fosso rimanendovi io.
Dopo un qualche minuto fattolo a forza alzare lo portai fuori, quantunque io avessi la gamba malconcia, e quasi incapace di camminare feci per montare ma fu invano giacchè la sella si rivoltò ed una grandine di moschetteria fummi sopra traendomi a terra il colback.
Fatti pochi passi in tal guisa sulla strada, rinvenni il Generale di Villarey seminudo ed avvolto in un mantello di fanteria, ferito alla spalla ed in bocca, attorniato da diversi ufficiali e fattomisi innanzi il figlio del detto Generale raccomandandosi mi disse se gli facevo il favore dargli il cavallo per trasportare suo padre; di buon grado pel bene del suddetto glielo porsi avvertendolo di fare il più presto possibile, essendo il nemico alla distanza di 400 passi, un capitano di fanteria ne prende le redini, e mi prega volerlo aiutare nel caricarlo.
Essendoci vicinissimo il nemico, e vedendo io impossibilità di ciò fare montai a cavallo diedi due spronate e volevo raggiungere lo Squadrone, ma il suddetto Capitano del 3° fanteria prendendo le redini mi intimò di smontare e ritirarmi lasciando il cavallo nelle sue mani, ciò a forza mi convenne fare, mentre fatti pochi passi rivedutoci il nemico ci fè una scarica a bruciapelo prendendomi nell’avambraccio destro. Per tal modo malconcio a stento mi portai in una vicinissima cascina e trovatovi un nostro dottore che curava molti altri feriti mi ordinava di attendere le ambulanze, la anzidetta fu circondata e tutti quanti eravamo fummo presi prigionieri, nello stesso tempo gli Ufficiali seguendo la strada col mio cavallo fuggivano dalle scariche del nemico.
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Il caporale Ubertalli.
E finalmente citerò questo del soldato Viscomi del 4° squadrone, al quale può perdonarsi la sua smargiassata da Don Chisciotte in vista della sua premura verso il suo superiore, sergente Crescio.
Il giorno 24 giugno a Custoza, trovandosi il sottoscritto al centro del proprio pelottone non appena scoprivasi il nemico spingevasi avanti ad incontrarlo, e come nella ritirata conservasi sempre ultimo, senonchè accortosi che il proprio sergente Crescio per effetto della ferita riportata dal cavallo, trovandosi scavalcato e trattenuto da forze superiori, che ne lo avevano circondato, nulla curando l’inevitabile pericolo cui esponevasi per la temeraria azione ritornava solo, sulle sue traccie onde accorrervi in soccorso.
In pari tempo imbattevasi in un drappello composto di 10 uomini del 19° Cacciatori Tirolesi che possessori di un cavallo del di lui pelottone tentavano raggiungere il grosso del loro Corpo, ma intimoriti dal di lui deciso avanzarsi si davano a precipitosa fuga lasciando in suo potere il cavallo.
Con pari coraggio poi avvicinavasi al gruppo maggiore di nemici che circondato avevano il prelodato sergente dove riusciva prestare aiuto e man forte nel momento appunto in cui più urgeva il bisogno perchè a piedi ed abbenchè si difendesse accanitamente armato di una carabina nemica da solo non avrebbe potuto reggere a lungo allo sproporzionato numero dei nemici che l’assaliva.
Disceso dal proprio cavallo ed approfittando di un momento di confusione aiutava il sergente a montare il predetto cavallo e risalito egli sul suo riuscivano entrambi felicemente a ritirarsi e a raggiungere il proprio squadrone già dal luogo dell’avvenuto fatto ben distante.
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Soldato Viscomi Rocco del 4° Squadrone. |
Ecco quanto ho potuto sfiorare di più interessante dalle carte impolverate e ingiallite, che ho qui sottocchio per ricordare colla stessa parola di chi combattè, le gloriose gesta dei Cavalleggeri Guide a Custoza.
Ma prima di terminare debbo esprimere il grande mio dispiacere di non aver potuto rinvenire in quei documenti, che io sfogliai con febbrile curiosità ed emozione, particolari più interessanti circa i due giovani luogotenenti, conte Wanden-Neuvel e conte Dal Verme morti caricando alla testa dei loro plotoni ed il giovane luogotenente marchese di Bernezzo, creduto morto in principio, ora generale comandante la 7ª Brigata di Cavalleria.
E già si capisce; essi scomparvero allora da quella scena che ebbe episodi così gloriosi pei nostri squadroni.
Pei primi però, la storia è scritta col sangue da loro sparso sui gloriosi campi di Mozambano e Valeggio, storia che si compendia nell’olocausto della loro vita data pel Re e per la Patria, mentre la loro memoria vìve ancora nel Reggimento, che religiosamente conserva la loro simpatica effigie in mezzo ad abbrunate corone, donate dalle signore di Torino; pel secondo la croce di cavaliere dell’ordine militare di Savoia, che brilla da più di sei lustri sul petto del valoroso, tramanda tutt’ora raggi luminosi di gloria, che onorano l’arma nostra ed il luogotenente, che a Custoza «caricando valorosamente alla testa di tre plotoni cadeva ferito in petto da palla nemica, ed avendo il braccio sinistro rotto da calcio di fucile rimaneva prigioniero»
........ meminisse juvat! Possano questi ricordi, da me esumati, esser di esempio ai nostri bravi Cavalleggeri Guide, se uno squillo di tromba ci chiamerà alla raccolta sotto il glorioso stendardo di Valeggio e di Mozambano per caricare, come allora, al convenuto segnale di Viva il Re!
- Caserta, marzo 1891.
L. Libri. Tenente-Colonnello. |