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534 rivista di cavalleria


Essendoci vicinissimo il nemico, e vedendo io impossibilità di ciò fare montai a cavallo diedi due spronate e volevo raggiungere lo Squadrone, ma il suddetto Capitano del 3° fanteria prendendo le redini mi intimò di smontare e ritirarmi lasciando il cavallo nelle sue mani, ciò a forza mi convenne fare, mentre fatti pochi passi rivedutoci il nemico ci fè una scarica a bruciapelo prendendomi nell’avambraccio destro. Per tal modo malconcio a stento mi portai in una vicinissima cascina e trovatovi un nostro dottore che curava molti altri feriti mi ordinava di attendere le ambulanze, la anzidetta fu circondata e tutti quanti eravamo fummo presi prigionieri, nello stesso tempo gli Ufficiali seguendo la strada col mio cavallo fuggivano dalle scariche del nemico.

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Il caporale Ubertalli.

E finalmente citerò questo del soldato Viscomi del 4° squadrone, al quale può perdonarsi la sua smargiassata da Don Chisciotte in vista della sua premura verso il suo superiore, sergente Crescio.

Il giorno 24 giugno a Custoza, trovandosi il sottoscritto al centro del proprio pelottone non appena scoprivasi il nemico spingevasi avanti ad incontrarlo, e come nella ritirata conservasi sempre ultimo, senonchè accortosi che il proprio sergente Crescio per effetto della ferita riportata dal cavallo, trovandosi scavalcato e trattenuto da forze superiori, che ne lo avevano circondato, nulla curando l’inevitabile pericolo cui esponevasi per la temeraria azione ritornava solo, sulle sue traccie onde accorrervi in soccorso.

In pari tempo imbattevasi in un drappello composto di 10 uomini del 19° Cacciatori Tirolesi che possessori di un cavallo del di lui pelottone tentavano raggiungere il grosso del loro Corpo, ma intimoriti dal di lui deciso avanzarsi si davano a precipitosa fuga lasciando in suo potere il cavallo.

Con pari coraggio poi avvicinavasi al gruppo maggiore di nemici che circondato avevano il prelodato sergente dove riusciva prestare aiuto e man forte nel momento appunto in cui più urgeva il bisogno perchè a piedi ed abbenchè si difendesse accanitamente armato di una carabina nemica da solo non avrebbe potuto reggere a lungo allo sproporzionato numero dei nemici che l’assaliva.

Disceso dal proprio cavallo ed approfittando di un momento di confusione aiutava il sergente a montare il predetto cavallo e risalito