Rime varie (Alfieri, 1912)/XXVI. Contro la propria avarizia
Questo testo è completo. |
Vittorio Alfieri - Rime varie (1776-1799)
XXVI. Contro la propria avarizia
◄ | XXV. La morte di Alessandro il Macedone | XXVII. Ad una danzatrice | ► |
XXVI [xliv].1
Contro la propria avarizia.
Tempo già fu, cor mio, ch’ambe le chiavi
Tenea di te ben nata cortesia;2
Gentil costume, alto pensar ne uscia;
4Amor, fede, amistà, dentro albergavi.3
Ahi vil! qual veggio or di ferrate travi
Dura porta a virtú chiuder la via?
Qual starvi a guardia macilente Arpia
8Che dà sol varco a desir bassi e pravi?
E in van pietade, amor, gloria, vergogna
Lor caldi strali saettando vanno
11 In lei che mai non dorme e sempre sogna?
Cor mio, tu schiavo? e del peggior tiranno?
Deh, cessa. Ad uom, che viver franco agogna
14Serve ricchezze libertà non danno.4
Note
- ↑ Fatta la donazione del patrimonio alla sorella, l’A. restrinse quanto gli fu possibile le proprie spese, congedando tutti i servi meno uno ed il cuoco, facendosi ancor piú parco di prima nel vitto, e parte de’ suoi cavalli vendendo, parte regalando per non essere obbligato a mantenerli. «E cosí», conclude l’A., «in ogni altro genere mi andai sempre piú restringendo anche grettamente al semplicissimo necessario, a tal segno ch’io mi ritrovai ad un medesimo tempo e donator d’ogni cosa ed avaro» (Aut., IV, 7°). A questo periodo della vita dell’A. si riferisce il presente sonetto, che ha nel ms. la data: «8 febbraio 1780».
- ↑ 2. Cortesia, nel significato di liberalità, magnificenza, come usavasi anticamente: cosí il Boccaccio (Decameron, V, 9): «Federico... in opera d’arme et in cortesia pregiato [era] sopra ogni altro donzel di Toscana». È noto che nell’età giovanile l’A. fu veramente princeps iuventutis della sua città.
- ↑ 3-4. L’avarizia.
- ↑ 14. Il Petrarca (Rime, CCCVIII):
Quella per cui con Sorga ho cangiato Arno,
Con franca povertà serve ricchezze...