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di vittorio alfieri 23


Or, se’ tu quei, che l’Indo, il Perso, il Mardo,1
E genti e genti hai dome, estinte, o sparte?
Quei, che credesti a onor divini alzarte,
8Piantando a Grecia in cor l’ultimo dardo?
Tu sei quel desso; e la natía grandezza
Morendo serbi, quel chi in tomba seco2
11Porta di eterna gloria alta certezza.
Gloria? Oh qual sei di regia insania cieco?
Gloria a Persian tiranno, ove all’altezza
14Nato era pur di cittadino Greco?


XXVI [xliv].3

Contro la propria avarizia.

Tempo già fu, cor mio, ch’ambe le chiavi
Tenea di te ben nata cortesia;4
Gentil costume, alto pensar ne uscia;
4Amor, fede, amistà, dentro albergavi.5
Ahi vil! qual veggio or di ferrate travi
Dura porta a virtú chiuder la via?
Qual starvi a guardia macilente Arpia
8Che dà sol varco a desir bassi e pravi?
E in van pietade, amor, gloria, vergogna
Lor caldi strali saettando vanno
11 In lei che mai non dorme e sempre sogna?
Cor mio, tu schiavo? e del peggior tiranno?
Deh, cessa. Ad uom, che viver franco agogna
14Serve ricchezze libertà non danno.6


  1. 5. I Mardi erano popoli della Media, a sud del Caspio.
  2. 9-10. Il Tasso (Gerus. lib., XIX, 26):
    Moriva Argante, e tal moría qual visse.
  3. Fatta la donazione del patrimonio alla sorella, l’A. restrinse quanto gli fu possibile le proprie spese, congedando tutti i servi meno uno ed il cuoco, facendosi ancor piú parco di prima nel vitto, e parte de’ suoi cavalli vendendo, parte regalando per non essere obbligato a mantenerli. «E cosí», conclude l’A., «in ogni altro genere mi andai sempre piú restringendo anche grettamente al semplicissimo necessario, a tal segno ch’io mi ritrovai ad un medesimo tempo e donator d’ogni cosa ed avaro» (Aut., IV, 7°). A questo periodo della vita dell’A. si riferisce il presente sonetto, che ha nel ms. la data: «8 febbraio 1780».
  4. 2. Cortesia, nel significato di liberalità, magnificenza, come usavasi anticamente: cosí il Boccaccio (Decameron, V, 9): «Federico... in opera d’arme et in cortesia pregiato [era] sopra ogui altro donzel di Toscana». È noto che nell’età giovanile l’A. fu veramente princeps iuventutis della sua città.
  5. 3-4. L’avarizia.
  6. 14. Il Petrarca (Rime, CCCVIII):
    Quella per cui cou Sorga ho cangiato Arno,
    Con franca povertà serve ricchezze...