Rime varie (Alfieri, 1912)/XCIV. Deboli speranze e dolore certo
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Vittorio Alfieri - Rime varie (1776-1799)
XCIV. Deboli speranze e dolore certo
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XCIV [cxxvii].1
Deboli speranze e dolore certo.
Donna mia, che di’ tu? ch’io men dolente
Rimaner debbo, or che lusinga certa
Portiamo in cor, che alla stagion nascente
4 Nulla pena per noi fia piú sofferta?2
Ma noi lasciamo un vero ben presente,
Per un mal lungo e una speranza incerta:
Che speme il nome di certezza smente;3
8 Anzi a temenza ell’è lieve coperta.
Note
- ↑ Nel ms.: «23 ottobre. Tra Harpren e Weibach».
- ↑ 3-4. Al principio del 1785 infatti la Contessa per le Alpi della Savoia rientrava in Italia e si avviava a Bologna per passarvi l’inverno (Aut., IV, 15°). — Nulla, nessuna.
- ↑ 7. Chi dice di sperare mostra di non avere la certezza di poter conseguire quanto desidera.
- ↑ 12. Nelle quartine del son. seg. è meglio spiegato il senso di queste parole:
Deh! perdona: ben sento; era a noi forza
Restar, per altri quattro mesi o sei,
Divisi; e un po’ dar tregua ai denti rei
D’invidia, che del pianto altrui s’ammorza.
Ben sento; anco tu stessa a viva forza
Dal tuo fido amator, donna, ti sei
Strappata; e i tuoi sospiri erano i miei;
Che de’ duo nostri cori una è la scorza. - ↑ 14. Cioè, mi parvero tanto brevi i giorni passati presso di te, che giungere e ripartire sembrarono un momento solo.