Rime varie (Alfieri, 1912)/XCIII. Nuova lontananza e nuovi dolori
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Vittorio Alfieri - Rime varie (1776-1799)
XCIII. Nuova lontananza e nuovi dolori
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XCIII [cxxvi].1
Nuova lontananza e nuovi dolori.
Eccomi solo un’altra volta, e in preda
Agli oscuri miei tristi pensamenti:
Ecco, e piú gravi, gli usati tormenti,
4 Cui sol chi prove avvien che veri creda.
Qual uom, che innanzi lampeggiar si veda,
Riman con gli occhi d’ogni vista spenti;2
Tal io resto al sparir de’ dolci ardenti
8 Tuoi lumi; orbo finch’io non li riveda.
Dopo anni e mesi di continua morte,
Le due lune3 ch’io vissi del tuo aspetto,
11 Parean dovermi fare in me piú forte:
Ma può il dolor, piú ch’io, dentro al mio petto:
Ed aggiungi, ch’or non ho chi me conforte;
14 Or, che l’amico nostro4 è in tomba astretto.
Note
- ↑ Nel ms.: «Lasciata il dí 21 ottobre in Giovedí a Hüningen alle 6 e mezzo della mattina 22 ott. tra Wengarten e... Questa lontananza dal dí 21 ottobre 1784 al dí 16 settembre 1785». Nell’Autobiografia (IV, 14°) cosí scrive l’A. della sua nuova dipartita dalla Contessa: «Venuto il temuto giorno, bisognò obbedire alla sorte, ed io dovei rientrare in ben altre tenebre, rimanendo questa volta disgiunto dalla mia donna senza sapere per quanto, e privo dell’amico colla funesta certezza ch’io l’era per sempre. Ogni passo di quella stessa via, che al venire mi era andato sgombrando il dolore ed i tetri pensieri me li facea raddoppiati ritrovare al ritorno. Vinto dal dolore, poche rime feci, ed un continuo piangere sino a Siena, dove mi restituii ai primi di novembre».
- ↑ 6. Spenti, privi: anche il Petrarca (Rime, XXXV):
gli atti d’allegrezza spenti. - ↑ 10. Le due lune: due mesi e quattro giorni stette l’A. a Martinsbourg, dal 17 di agosto al 21 di ottobre.
- ↑ 14. L’amico nostro: «La mia donna conosceva essa pure e moltissimo amava quel mio Francesco Gori; il quale l’anno innanzi, dopo avermi accompagnato, come dissi, a Genova, tornato poi in Toscana, erasi quindi portato a Roma, quasi a posta per conoscerla, e soggiornatovi alcuni mesi l’aveva continuamente trattata, ed aveala giornalmente accompagnata nel visitare i tanti prodotti delle bell’arti, di cui era caldissimo amatore e sagace conoscitore. Essa perciò nel piangerlo meco non lo pianse soltanto per me, ma anche per se medesima conoscendone per recente prova tutto il valore». (Aut., IV, 15°). L. G. Pélissier ha pubblicato in Studi letterari e linguistici dedicati a Pio Rajna (Firenze, Ariani, 1911, pag. 853 e segg.), con altre, due lettere assai amichevoli della Contessa al Gori-Gandellini.