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di vittorio alfieri | 101 |
Qual uom, che innanzi lampeggiar si veda,
Riman con gli occhi d’ogni vista spenti;1
Tal io resto al sparir de’ dolci ardenti
8 Tuoi lumi; orbo finch’io non li riveda.
Dopo anni e mesi di continua morte,
Le due lune2 ch’io vissi del tuo aspetto,
11 Parean dovermi fare in me piú forte:
Ma può il dolor, piú ch’io, dentro al mio petto:
Ed aggiungi, ch’or non ho chi me conforte;
14 Or, che l’amico nostro3 è in tomba astretto.
XCIV [cxxvii].4
Deboli speranze e dolore certo.
Donna mia, che di’ tu? ch’io men dolente
Rimaner debbo, or che lusinga certa
Portiamo in cor, che alla stagion nascente
4 Nulla pena per noi fia piú sofferta?5
Ma noi lasciamo un vero ben presente,
Per un mal lungo e una speranza incerta:
Che speme il nome di certezza smente;6
8 Anzi a temenza ell’è lieve coperta.
- ↑ 6. Spenti, privi: anche il Petrarca (Rime, XXXV):
gli atti d’allegrezza spenti. - ↑ 10. Le due lune: due mesi e quattro giorni stette l’A. a Martinsbourg, dal 17 di agosto al 21 di ottobre.
- ↑ 14. L’amico nostro: «La mia donna conosceva essa pure e moltissimo amava quel mio Francesco Gori; il quale l’anno innanzi, dopo avermi accompagnato, come dissi, a Genova, tornato poi in Toscana, erasi quindi portato a Roma, quasi a posta per conoscerla, e soggiornatovi alcuni mesi l’aveva continuamente trattata, ed aveala giornalmente accompagnata nel visitare i tanti prodotti delle bell’arti, di cui era caldissimo amatore e sagace conoscitore. Essa perciò nel piangerlo meco non lo pianse soltanto per me, ma anche per se medesima conoscendone per recente prova tutto il valore». (Aut., IV, 15°). L. G. Pélissier ha pubblicato in Studi letterari e linguistici dedicati a Pio Rajna (Firenze, Ariani, 1911, pag. 853 e segg.), con altre, due lettere assai amichevoli della Contessa al Gori-Gandellini.
- ↑ Nel ms.: «23 ottobre. Tra Harpren e Weibach».
- ↑ 3-4. Al principio del 1785 infatti la Contessa per le Alpi della Savoia rientrava in Italia e si avviava a Bologna per passarvi l’inverno (Aut., IV, 15°). — Nulla, nessuna.
- ↑ 7. Chi dice di sperare mostra di non avere la certezza di poter conseguire quanto desidera.
disgiunto dalla mia donna senza sapere per quanto, e privo dell’amico colla funesta certezza ch’io l’era per sempre. Ogni passo di quella stessa via, che al venire mi era andato sgombrando il dolore ed i tetri pensieri me li facea raddoppiati ritrovare al ritorno. Vinto dal dolore, poche rime feci, ed un continuo piangere sino a Siena, dove mi restituii ai primi di novembre».