Rime (Stampa)/Rime varie/CCXCVIII
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CCXCVIII
Esaltazione dello stato monastico.
Felice in questa e piú ne l’altra vita
chi fugge, come voi, prima che provi,
la miseria del secolo infinita;
prima che dentr’al cor si turbi e movi4
per tanti inaspettati uman cordogli,
e poi d’uscirne al fin loco non trovi.
Felice anima, tu, che qui ti spogli7
di questi affetti miseri e terreni,
e de le nostre pene non ti dogli!
Tutti i tuoi dí saran lieti e sereni,10
senz’ira, senza guerra e senza danni,
di pace, di riposo e d’amor pieni.
Felice chi si fa, sotto umil panni,13
di Cristo, signor suo, devot’ancella,
né prova i nostri maritali affanni!
E, gli occhi alzando a la divina stella,16
lascia quest’aspro e periglioso mare,
ch’aura giamai non ha senza procella!
Felice chi non ha tant’ore amare,19
né sente tutto ’l dí pianti e lamenti
o di troppo volere, o poco fare!
Qui s’odon sol al fin con gran tormenti22
o querele di figli o di consorte,
e mai de l’esser tuo non ti contenti.
Infelice colei, ch’a questa sorte25
chiama la trista sua disaventura,
ch’in vita sa che cosa è inferno e morte!
Questa è una valle lagrimosa e scura,28
piena d’ortiche e di pungenti spine,
dove il tuo falso ben passa e non dura.
Infelici noi povere e meschine,31
serve di vanitá, figlie del mondo,
lontane, aimè, da l’opre alte e divine!
Altre per far il crin piú crespo e biondo34
provan ogn’arte e trovan mille ingegni,
onde van de l’abisso l’alme al fondo.
Infelice quell’altra move a’ sdegni37
il marito o l’amante, e s’affatica
di tornar grata e far che lei non sdegni.
Ad altri piú che a se medesma amica,40
quella con acque forti il viso offende,
de la salute sua propria nimica.
Infelice colei, che sol attende43
da mezzo dí, da vespro e da mattina,
e tutto ’l giorno a la vaghezza spende;
per parer fresca, bianca e pellegrina46
dorme senza pensar de la famiglia,
e negli empiastri notte e dí s’affina!
Infelice quest’altra de la figlia47
grande, che per voler darle marito,
senza quietar giamai, cura si piglia!
E, perché al mondo ha perso l’appetito,50
non fa se non gridar, teme e sospetta
de l’onor suo che non gli sia rapito.
Infelice qualunque il frutto aspetta53
de’ cari figli, e sta con questa speme,
lagrimando cosí sempre soletta!
Questo l’annoia poi, l’aggrava e preme,56
che misera da lor vien disprezzata,
e di continuo ne sospira e geme.
Infelice chi sta sempre arrabbiata,59
e col consorte suo non ha mai posa,
mesta del tutto, afflitta e sconsolata!
Tropp’accorta al suo mal, vive gelosa,62
e col figliuolo suo spesso s’adira,
non gusta cibo mai, mai non riposa.
Infelice quell’altra, che sospira,67
ché sa che ’l suo marito poco l’ama,
e di mal occhio per mal far la mira!
Alcuna in testimonio il cielo chiama,70
che sa di non aver commesso errore,
e pur talor si duol de la sua fama.
Infelice via piú chi porta amore,73
e di vane speranze e van desiri
si va pascendo il tormentato core!
Altre pene infinite, altri martíri,76
che narrar non si sanno, il mondo apporta,
mill’altre angosce e mill’altri sospiri.
Felice per seguir piú fida scorta79
chi elegge di Maria la miglior parte,
e si fa viva a Cristo, al mondo morta!
Felice chi sue voglie ha vòlte e sparte82
al sommo Sole, al ben del paradiso,
e qui con umiltá pon cura ed arte!
A voi convien, che ’l bel leggiadro viso85
celate sotto puro e bianco velo,
avere il cor da uman pensier diviso.
Felice voi, che, d’amoroso zelo88
accesa, v’aggirate al vero Sole,
che luce eternamente in terra e ’n cielo!
Voi correte qua giú rose e viole,91
sará del viver vostro il fin beato,
ch’altro non è di chi tal vita vuole.
Felice voi, che avete consacrato94
i vaghi occhi divini, il bel crin d’oro
a chi sí bella al mondo v’ha creato!
È questo il ricco, il caro e bel tesoro,97
quest’è la preziosa margherita,
onde, di palme ai fin cinta e d’alloro,
vittoria porterete a Cristo unita.100