Rime (Rinuccini)/Tu vuoi ch'io parli, Amor, della bellezza
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Chi è costei, Amor, che quando appare | Quel dolce lume, che mi gira e volve | ► |
Tu vuoi ch’io parli, Amor, della bellezza
D’un miracol ch’è al mondo,
3Il qual non ha secondo;
Come il potrò io far senza tua aita?
Aiutami, signor, dammi fortezza
6Ch’io sopporti tal pondo,
E fa ch’io sia facondo
A ritrar sua biltà, ch’è infinita.
9Se ’l mio intelletto, ch’ha virtù finita,
Tal leggiadria e tal miracol novo,
E ’l foco in ch’io mi trovo
12Mostrar non può, fanne tu degna scusa
E dì che mal s’ausa
Lingua mortale a parlar del divino,
15Ch’ha ’n se la bella donna dentro ascusa.
Perchè umìl mi dichino
A domandar perdono, a voi dicendo
18Ch’io non posso ridir quel ch’io comprendo.
I capei d’oro, la spaziosa fronte
Dove ridon le rose,
21Nere ciglia amorose,
Con una via di latte che divide
Dall’altro a l’uno infin ch’al naso smonte,
24Dove drittura pose
Natura, e dove ascose
Degli occhi il lume di mie stelle fide,
27Disparir fanno il sol, dove Amor ride;
Con guance che di perla orientale
Hanno color, nè tale
30Più visto fu la piccioletta bocca,
Co’ sottil labbri fiocca
Soave odore da’ suoi nivei denti
33E ’l mento è sì pulito, che si scocca
Policreto e sue genti.
Quando riguardo tal bellezze fiso,
36Non so s’io sono in terra o ’n paradiso.
La svelta gola è colonna polita,
Che sostien la cervice
39D’esta bella Fenice,
Con color cristallin che sempre splende.
E l’ampie spalle ov’è biltà compita,
42E’ bracci a cui ne lice
Ciò che ’l pensier ne dice,
Se tra lor fossi, o beata tua vita.
45Le bianche man, le sottilette dita
E ’l suo latteo petto e le mammelle,
Che chi da lor si svelle,
48Non può dolce sentire in alcun loco.
Per onestà vo poco
Trattar dell’altre parti ascoste, Amore.
51Il suo soave andar saetta foco
A chi ’l guarda nel core;
Ond’io contento ciò ch’è maraviglia,
54E spesso dico il suo fattor somiglia.
Fra divine bellezze Amore ha ascoso
Un cor tanto gentile,
57Con vago aspetto umìle,
Da fare innamorar te, sommo Giove.
Nel suo bel viso siede ogni riposo,
60E ciascun atto vile
Vi pere, sicchè simile
Si vien d’ogni virtù, che da lei piove.
63Negli occhi suoi, se avvien ch’ella gli muove,
Si veggon cose ch’uom non sa ridire,
Ma convienvi perire
66Siccome occhio mortal nel divin sole.
Con qual degne parole
Potrei io mai ritrar la sua virtute?
69Far nol so io, ma chi in un punto vuole
Veder tutta salute,
Guardi il miracol che dal terzo cielo
72Produsse Dio quaggiù nel mortal velo.
Per lei son io, signor, venuto a tale
Che or d’un sasso duro
75Tutto mi trasfiguro
E diveng’uomo e poi pallido amante.
O contraria a Medusa, a me non vale
78Fuggir, sicchè sicuro
Da te più non mi furo,
Perchè mi sgrida Amore; ond’io tremante
81A lui m’assegno, ed a te vengo avante,
Che siedi com’ei vuol nella mia mente,
Ad esso obbedïente.
84Comanda tu, che mi sentenzi a morte.
O trista, o dura sorte!
Allor guard’io se alcun atto pietoso
87Rimaso è ’n te, ch’hai ’l cor di diamante,
E veggio sì cruccioso
Il tuo aspetto, ch’altro non mi giova
90Che chiamar morte, morte, morte a prova.
Descritto hai, Canzon mia, piccola parte
Di quel ch’io ho dentro, che non so mostrare.
93Ma basti questo a fare
Muover gli amanti che truovi a pietade
Dì loro in veritade,
96Che per la fe ch’ad una donna porto,
Io son venuto al punto ov’io son morto.
E poi con umiltade,
99Nelle man della bella donna mia,
Raccomanda lo spirto che va via.