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di cino rinuccini | 3 |
Chi è costei, Amor, che quando appare
L’aer si rasserena e fassi chiara?
E qual donna è con lei tenuta è cara,
4Per le virtù che prendon nel suo andare.
Negli occhi vaghi allor ti metti a stare,
Nel cui lume natura non fu avara,
Signor, sicchè da te e lei s’impara
8Di non poter parlar, ma sospirare.
Benchè se fosse Omer, Virgilio e Dante
Ne’ miei pensier con lor versi sonori,
11Non porrian mai ritrar la sua biltade.
Perocchè Dio da’ suoi eccelsi onori,
La produsse quaggiù nel mondo errante,
14Per mostrar ciò che può sua deitate.
Tu vuoi ch’io parli, Amor, della bellezza
D’un miracol ch’è al mondo,
3Il qual non ha secondo;
Come il potrò io far senza tua aita?
Aiutami, signor, dammi fortezza
6Ch’io sopporti tal pondo,
E fa ch’io sia facondo
A ritrar sua biltà, ch’è infinita.
9Se ’l mio intelletto, ch’ha virtù finita,
Tal leggiadria e tal miracol novo,
E ’l foco in ch’io mi trovo
12Mostrar non può, fanne tu degna scusa
E dì che mal s’ausa
Lingua mortale a parlar del divino,