Rime (Guittone d'Arezzo)/Ora che la freddore
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XVIII
A Ser Orlando da Chiusi.
Ora che la freddore
desperde onne vil gente,
e che falla e desmente
gioia, canto ed amore,
5ho di cantar voglienza
per mantener piacenza,
tutto che perta e danno
e travaglio ed affanno
vegname d’onne parte;
10ma per forza sen parte.
Quand’omo ha ’n suo piacere
tempo, stagione e loco,
mester faceli poco
isforzarse a valere;
15ma mester falli allora
che nel contrar dimora,
per mantenersi a bene;
e cento tanti tene
pregio nochier, ch’a torto
20vento acquista bon porto.
S’eo per forza de core,
contra de tutta noia,
prendo e ritegno gioia
e canto ora in favore
25d’onne sconfortato omo,
che conforti! e mir’ como
val meglio esser gaudente
non avendo neente,
ch’aver lo secol totto
30dimorando a corrotto.
Piangendo e sospirando
non acquista l’om terra,
ma per forza di guerra
saggiamente pugnando.
35E quello è da laudare
che se sa confortare
lá dov’altr’om sconforti;
ma che prodezza porti
sí che ’n bon stato torni,
40non che dorma e sogiorni.
Conforti ogn’omo e vaglia;
ché per valor convene
che di mal torni a bene
e, s’è ’n basso, che saglia;
45che ’n dannaggio om valente
non fu mai lungiamente,
perché non vol d’un danno
far due, ma grande affanno
metter, como quell’ono
50torni per forza a bono.
Perfetto om valoroso
de’ fuggir agio e poso;
e giorno e notte affanno
seguir, cessando danno,
55e prender pregio e prode;
e sí detto è l’om prode.
Ser Orlando da Chiuse,
in cui giá mai non pose
perduta disconforto,
60se ’l tempo è stato torto,
par che dirizzi aguale;
per che parrá chi vale.