Rime (Guittone d'Arezzo)/Ahi lasso! or è stagion de doler tanto

Ahi lasso! or è stagion de doler tanto

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Guittone d'Arezzo - Rime (XIII secolo)
Ahi lasso! or è stagion de doler tanto
Ora che la freddore Ahi, lasso, che li boni e li malvagi


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XIX

Grido accorato di guelfo, dopo Montaperti.


     Ahi lasso, or è stagion de doler tanto
a ciascun om che ben ama ragione,
ch’eo meraviglio u’ trova guerigione,
che morto no l’ha giá corrotto e pianto,
5vedendo l’alta Fior sempre granata
e l’onorato antico uso romano,
ca certo pere; crudel forte e villano,
s’avaccio ella no è ricoverata!
Ché l’onorata sua ricca grandezza
10e ’l pregio quasi è giá tutto perito,
e lo valor e ’l poder si desvia.
Ohi lasso! or quale dia
fu mai tanto crudel dannaggio audito?
Deo, com hailo sofrito
15deritto pera e torto entri ’n altezza?
     Altezza tanta en la sfiorata Fiore
fo, mentre ver se stessa era leale,
che riteneva modo imperiale,
acquistando per suo alto valore
20provincie, terre, presso e lunge, mante;
e sembrava che far volesse impero,

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sí como Roma giá fece; e leggero
li era, ch’alcun no i potea star avante.
E ciò li stava ben certo a ragione,
25ché non se depenava per pro tanto,
como per ritener giustizia e poso;
e poi folli amoroso
de fare ciò, si trasse avante tanto,
ch’al mondo no è canto,
30u’ non sonasse il pregio del Leone.
     Leone, lasso, or no è, ch’eo li veo
tratto l’onghie e li denti e lo valore,
e ’l gran lignaggio suo mort’a dolore,
ed en crudel pregion miso a gran reo.
35E ciò li ha fatto chi? Quelli che sono
de la schiatta gentil sua stratti e nati,
che fun per lui cresciuti e avanzati
sovra tutti altri e collocati a bono;
e per la grande altezza ove li mise
40ennantir sí, che ’l piagar quasi a morte.
Ma Deo di guerigion feceli dono,
ed el fe lor perdono,
e anche el refedier poi, ma fu forte
e perdonò lor morte:
45or hanno lui e soie membre conquise.
     Conquis’è l’alto comun fiorentino,
e col senese in tal modo ha cangiato,
che tutta l’onta e ’l danno, che dato
li ha sempre, como sa ciascun latino,
50li rende e tolle il pro e l’onor tutto.
Ché Montalcino ave abattuto a forza,
Montepulciano miso en sua forza,
e de Maremma ha la cervia e lo frutto,
Sangimignan, Pogibonize e Colle
55e Volterra e ’l paese a suo tene,
e la campana e le ’nsegne e li arnesi
e li onor tutti presi

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ave con ciò che seco avea di bene;
e tutto ciò li avene
60per quella schiatta, che piú ch’altra è folle.
     Foll’è chi fugge il suo prode e cher danno
e l’onor suo fa che vergogna i torna;
e di bona libertá, ove soggiorna
a gran piacer, s’aduce a suo gran danno
65sotto segnoria fella e malvagia,
e suo segnor fa suo grande nemico.
A voi, che siete ora in Fiorenza, dico
che ciò ch’è divenuto par v’adagia;
e poi li Alamanni in casa avete,
70servitei bene e fate vo mostrare
le spade lor, con che v’han fesso i visi,
e padri e figli aucisi;
e piaceme che lor degiate dare,
perch’ebbero en ciò fare
75fatica assai, de vostre gran monete.
     Monete mante e gran gioi presentate
ai Conti e a li Uberti e a li altri tutti,
ch’a tanto grande onor v’hanno condutti,
che miso v’hanno Sena in potestate.
80Pistoia e Colle e Volterra fann’ora
guardar vostre castella a loro spese;
e’l Conte Rosso ha Maremma e ’l paese;
Montalcin sta sicur senza le mura;
de Ripafratta teme ora ’l Pisano;
85e ’l Perogin che ’l lago no i tolliate;
e Roma vol con voi far compagnia.
Onore e segnoria
or dunque par e che ben tutto abbiate;
ciò che disiavate
90potete far, cioè re del Toscano.
     Baron lombardi e romani e pugliesi
e tosci e romagnuoli e marchigiani,
Fiorenza, fior che sempre rinovella,

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a sua corte v’apella;
95che fare vol de sé re dei toscani,
da poi che li Alamanni
ave conquisi per forza e i Senesi.