Rime (Andreini)/Scherzo IX
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SCHERZO IX.
I suoi tepidi sospiri:
E lasciando l’aureo letto
Fiammeggiò per gli alti giri
L’ Alba; e ’l Mondo colorìo
Mentre rose, e gigli aprìo.
Quando Ninfa Amor m’offerse,
Ch’adornò d’altr’Alba i campi.
Forse Pari in Ida scerse
Così chiari ardenti lampi.
Nò, che Venere si crede
Finta alhor, che costei vede.
Ella ornava gli ornamenti
Col sembiante pellegrino;
E gioivan gli elementi
Vagheggiando il bel divino;
E sù l’oro de i capelli
Rideàn lieti i fior novelli.
Febo uscì de l’onde fuore;
Ma poi ch’egli in terra scorse
D’altri raggi altro splendore
Saggio indietro il camin torse.
Che s’ei fosse in Ciel comparso
Fora stato e vinto, ed arso.
Le fresch’aure matutine
S’infiammàro al dolce foco
De le labbra porporine;
De le labbra, ov’hoggi han loco
Di rubin vive facelle,
Ch’ardon l’alme, ardon le stelle.
Il bel petto ove biancheggia
Di sue nevi il giglio pieno
Con mille occhi il Ciel vagheggia;
Nè sò ancor se ’n quel bel seno
Scendon guardi, ò scendon baci
Del mio ben ladri rapaci.
Pure nevi, che accendete
Le faville, ond’io tutt’ardo
Morte voi, voi tomba sete
Del famelico mio sguardo,
Del mio sguardo, che Fenice
Nel morir divien felice.
Dolci pomi, ed acerbetti
Pur quel candido sentiero
Veggio in voi, ch’almi diletti
Mi promette; per voi spero
Che trà neve, e neve ardendo
Vada l’alma al Ciel salendo.
Ma perch’altri, ov’io non poggi
A me solo Amor gentile
Scopri i duo nevosi poggi,
Che fiorir fan vago Aprile;
Che lampeggian fiamme d’oro;
A tè gloria, à me tesoro.
O se tanto mi concedi
Amor. vedi. nel mio canto
Dirà Clio tuo nobil vanto.