Rime (Andreini)/Epitalamio I
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Epitalamio I.
Le sue nevi, e i ghiacci algenti
Cangia in rose, e ’n gigli il Verno;
Ne la Scithia fuga i venti,
C’hanno asperso il mento, e ’l crine
Di canute horride brine.
Fugge ancor Noto piovoso;
Onde nube il Ciel non copre:
Anzi pur dal seno ondoso
D’Anfitrite à noi si scopre
Trarne il Sol di raggi ornato
Chiaro il dì più de l’usato.
Al cui lume si riveste
Di smeraldo il prato intorno.
Queta il Mar l’atre tempeste,
L’amaranto il seno adorno
Di bell’ostro à noi fiammeggia;
E la rosa porporeggia.
Dimmi Clìo come gli honori
Toglie ardito al vago Aprile
Rìo Decembre de’ suoi fiori,
Scopri tù Musa gentile
Onde nasce il novo bene,
Ch’à beàr il Mondo viene.
Bella Clìo tu mi rispondi,
C’hoggi sono al buon Farnese
Terra, e Mare, e Ciel secondi.
Però volge à lui cortese
Lume pio Vergine vaga,
Che soàue il sen li piaga.
Piaga il seno, e col bel raggio
Dolce scrive Margherita
Entr’al cor virile, e saggio.
Del crin poi rete gradita
Và tessendo al caro Duce,
E d’Amor prigion l’adduce.
Ma s’ei langue dolcemente
L’alma ancor de la Donzella
Prova quanto è Amor possente.
Degno stral, degna facella
Di Ranuccio il gran valore
Fatt’è già del nobil core.
Bella coppia pellegrina,
Ch’ardi in casto, e santo zelo
Chi dirà qual ti destina
Regia prole amico il Cielo?
Qual da’ tuoi sacri Himenei
Veggio uscir palme, e trofei?
Sol’ à Febo homai dir lice
Di que’ frutti, che promette
Questa Pianta alma, e felice.
Frutti, ond’anco alte vendette
Senta il Mondo contra gli empi,
Che di lui fer tanti scempi.
Di quai gemme splenderanno
Ricche Mitre à novi figli?
Qual hauran perpetuo danno
Del rìo Trace i fieri artigli?
L’empie sette à Dio rubelle
Fien per lor di Christo ancelle
D’ Alessandro i fregi sparsi,
D’ Alessandro honor di Marte
Scorgo in questi rinovarsi;
Onde Pindo in mille carte
Di sì degne, e ben nat’alme
Scriverà l’egregie palme.
Ecco il Tebro disacerba
Doglie antiche, e Roma altera
Già d’Heroi madre superba
Qual favor, qual gioia spera?
Ben sarà, ch’ella al fin torni
A l’honor de’ primi giorni.
Stelle ardenti, Gigli illustri
Man Celeste insieme stringe;
Per cui fia, che un dì s’illustri
Quanto ’l Mar d’intorno cinge;
Per cui fia, che l’aurea etate
Faccia ancor l’alme beàte.
Ne la mente ciò mi scrisse,
Ciò mi disse l’alta Musa,
Che mentir giamai non usa