Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla Loggia P2/Capitolo IV. Le finalità perseguite/I - La Loggia P2 ed il mondo politico

Capitolo IV. Le finalità perseguite - I - La Loggia P2 ed il mondo politico

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[p. 135 modifica] I La Loggia P2 e il mondo politico.

Dall’esame delle liste di Castiglion Fibocchi risulta che in esse sono ricompresi 36 membri del Parlamento più un certo numero di ex parlamentari e di esponenti politici di rilievo locale, nonché personaggi che, se in apparenza sembrano porsi in posizione marginale rispetto al mondo politico propriamente detto, potevano in realtà essere di grande aiuto per i disegni e le attività della loggia, quali appunto segretari personali e capi di gabinetto di Ministri. Particolare questo da non trascurare, come ha sottolineato il Commissario Andò, perchè dimostra l’esistenza di un disegno di penetrazione che identificava determinate situazioni da occupare in ogni modo, quale che fosse il livello al quale si riusciva a pervenire.

L’area degli appartenenti al mondo politico iscritti alla Loggia P2 raggruppa in totale meno di un centinaio di nominativi, tra i quali è dato trovare anche figure di primo piano che ricoprivano incarichi di rilievo quali ministro, segretario di partito, capogruppo parlamentare, responsabile di importanti uffici di partito.

La Commissione ha ascoltato membri ed ex membri del Parlamento, registrando una generale forma di diniego sull’appartenenza alla Loggia P2 — sola eccezione, quella dell’onorevole Cicchitto — sulla quale non si ritiene in questa sede di esprimere giudizio diverso da quello già formulato in via generale in ordine al problema della autenticità ed attendibilità degli elenchi. In conformità infatti alle premesse generali del presente lavoro, nessuna disamina particolare dei dati concernenti le varie iscrizioni è stata sin qui operata nè per singoli nè per categorie unitariamente considerate: analoga scelta viene quindi adottata, anche per evidenti ragioni di parità di trattamento, per gli appartenenti al mondo politico, per nessuno dei quali si ritiene di entrare nel dettaglio della specifica posizione e che ai fini della nostra analisi consideriamo come iscritti alla Loggia P2 o comunque come rientranti nella sua orbita di influenza, secondo le conclusioni alle quali siamo pervenuti nel capitolo secondo.

Coerentemente al metodo sinora seguito, cercheremo piuttosto di individuare e descrivere il fenomeno dei rapporti tra Loggia P2 e mondo politico propriamente detto, al fine di accertare se essi siano da interpretare all’insegna di un connotato specifioo che ci porti a conclusioni di ordine più generale sulla loggia le sull personale attività di Licio Gelli. A tal fine rileviamo, come dato di prima evidenza, che,emergono dagli atti alcuni episodi che sono accomunati [p. 136 modifica] dalla caratteristica di costituire vere e proprie forme di ingerenza e di pressione nella vita dei partiti politici, attraverso contatti instaurati con dirigenti anche di primo piano.

In questa direzione emblematica appare la vicenda che vede un iscritto alla Loggia P2, Giampiero Del Gamba, farsi latore, per conto di Gelli, di un messaggio intimidatorio diretto all’onorevole Piccoli. L’episodio è verosimilmente da porsi in connessione con la presa di posizione pubblicamente assunta dall’onorevole Piccoli il quale alla fine dell’anno 1980 ebbe a denunciare l’esistenza di una congiura massonica; esso testimonia,in modo. eloquente una determinazione di mezzi e tattiche adottate della quale possono essere forniti ulteriori esempi, anche di maggior respiro.

È accertato infatti che vennero esercitate forti pressioni da parte del Salvini — non distinguibile, come abbiamo visto, nel suo operato dal Gelli sotto molti profili — nei confronti del partito repubblicano, in occasione del congresso tenuto a Genova nel 1975. Il Salvini si fece promotore in quell'occasione di riunioni di massoni iscritti a tale partito sostenendo la necessità di formulare una linea di attacco all’onorevole La Malfa in sede congressuale. Le motivazioni dell’operato del Salvini sono verosimilmente da cercare nel ruolo determinante ricoperto dall’esponente repubblicano dell’aumento di capitale della FINAMBRO richiesto dal Sindona. L’episodio genovese costituisce una significativa controprova dei legami tra Gelli e Salvini da un lato, e tra Gelli e Sindona dall’altro, dimostrando. che, alla bisogna, Gelli era in grado di mobilitare a tutela dei suoi interessi e delle sue operazioni non solo l’organizzazione da lui direttamente guidata, ma altresì i vertici del Grande Oriente estendendo, loro tramite e grazie la 1oro connivenza, la propria sfera di influenza ben oltre i limiti propri della loggia.

Altri due episodi di ingerenza nella vita dei partiti sono quelli della scissione del MSI e del tentativo di creazione di un secondo partito cattolico.

L’operazione di scissione del MSI consumata dal gruppo di Democrazia Nazionale sembra si possa collocare nell’ambito delle previsioni politiche formulate nel piano di rinascita democratica, nel quale si fa riferimento ai «democratici della Destra Nazionale». L'operazione fu inizialmente proposta al Presidente del partito, poi uscito dallo stesso nel 1974, onorevole Birindelli, che figura assieme ad altri membri del suo partito rimasti nel MSI dopo la scissione tra gli iscritti alla Loggia P2,e che ha ammesso, in sede di testimonianza giudiziaria, di aver non solo conosciuto il Gelli ma di aver da questi ascoltato discorsi velativi alla opportunità di una «contrapposizione alla linea politica della segreteria per poi arrivare alla scissione, ed eventualmente alla promozione di un ampio gruppo nel quale avrebbero potuto convergere esponenti di altri partiti tra cui liberali ·e DC». Si deve in proposito sottolineare la coincidenza tra tale assunto e il piano di rinascita democratica laddove si afferma: " ...usare gli strumenti finanziari stessi per l’immediata nascita di due movimenti: l’uno ... e l’altro sulla destra [p. 137 modifica] (a cavalLo fra DC conservatori, liberali e democratici dell Destra Nazionale)».

Sono queste indicazioni programmatiche che trovano puntuale riscontro, oltre che nella vicenda del MSI-Destra Nazionale, nell’operazione documentata dal fascicolo di intercettazioni conosciuto sotto la sigla M.FO.BIALI, dal quale emerge una esauriente ricostruzione del tentativo di dar vita ad un secondo partito cattolico, di stampo conservatore, finanziato attraverso non chiare operazioni di importazione di greggio dalla Libia. L’operazione, attesa anche la qualità delle persone coinvolte, sembra scarsamente credibile nel suo complesso, ma va valutata nel contesto delle tecniche intimidatorie proprie della Loggia P2, ed interpretata pertanto piuttosto come un segnale di preciso contenuto politico diretto verso quel partito.

Il documento, frutto di una operazione condotta dai Servizi segreti, meriterebbe una trattazione a parte sia per la sorte riservatagli — finisce tra l’altro in mano al giornalista Pecorelli — sia per l’allarmante spaccato di corruzione e di infedeltà alle istituzioni (in esso sono pesantemente coinvolti ufficiali di rango superiore quali l’ex comandante generale della Guardia di Finanza, generale Giudice) che lascia intravedere. Ai nostri fini quello che preme rilevare è la documentazione di una operazione di preciso segno politico, puntualmente inquadrata in quella strategia di medio e lungo termine formulata dal piano di rinascita democratica.

Secondo gli esempi documentali sinora illustrati, appare come da parte della Loggia P2 si delinei un approccio nei confronti del sistema dei partiti che non recede dall’uso di mezzi di aggressione sia diretta — con l’esercizio di attività a carattere intimidatorio — sia indiretta, tentando la via del condizionamento interno (ingerenza nella vita degli organi direttivi) ed esterno attraverso la creazione di poli alternativi concorrenziali.

L’onorevole Craxi ha del resto testimoniato alla Commissione che il Gelli — fattosi ricevere da lui all’inizio degli anni ottanta — non si peritò di affermare di essere a capo di un’organizzazione in grado di influire sulla sorte del capo dello Stato. Questa affermazione si può collegare a quanto dichiarato dal senatore Leone alla Commissione e cioè di aver avvertito in varie occasioni, nell’esercizio del suo mandato di Presidente della Repubblica, un’azione di condizionamento sulle cui origini egli non aveva notizie sicure, ma che riteneva di poter far risalire ad ambienti dei Servizi segreti, rilevando che solo a posteriori ha potuto rendersi conto della presenza intorno a lui di persone non completamente affidabili.

L’individuazione di questa metodologia non esaurisce peraltro l’analisi del fenomeno che vede, accanto ai mezzi di pressione indicati, modelli di ingerenza e di intromissione più suasivi, seppure di non minore efficacia.

Così ad esempio è dato trovare tracce di attività di finanziamento a singoli esponenti politici nelle deposizioni di Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din che inducono a ritenere come la Rizzoli, soprattutto nell’ultimo tumultuoso periodo del suo intreccio con la Loggia P2, abbia in qualche modo adempiuto la funzione di centrale per operazioni di