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Camera dei Deputati | — 137 — | Senato della Repubblica |
ix legislatura — disegni di legge e relazioni — documenti
(a cavalLo fra DC conservatori, liberali e democratici dell Destra Nazionale)».
Sono queste indicazioni programmatiche che trovano puntuale riscontro, oltre che nella vicenda del MSI-Destra Nazionale, nell’operazione documentata dal fascicolo di intercettazioni conosciuto sotto la sigla M.FO.BIALI, dal quale emerge una esauriente ricostruzione del tentativo di dar vita ad un secondo partito cattolico, di stampo conservatore, finanziato attraverso non chiare operazioni di importazione di greggio dalla Libia. L’operazione, attesa anche la qualità delle persone coinvolte, sembra scarsamente credibile nel suo complesso, ma va valutata nel contesto delle tecniche intimidatorie proprie della Loggia P2, ed interpretata pertanto piuttosto come un segnale di preciso contenuto politico diretto verso quel partito.
Il documento, frutto di una operazione condotta dai Servizi segreti, meriterebbe una trattazione a parte sia per la sorte riservatagli — finisce tra l’altro in mano al giornalista Pecorelli — sia per l’allarmante spaccato di corruzione e di infedeltà alle istituzioni (in esso sono pesantemente coinvolti ufficiali di rango superiore quali l’ex comandante generale della Guardia di Finanza, generale Giudice) che lascia intravedere. Ai nostri fini quello che preme rilevare è la documentazione di una operazione di preciso segno politico, puntualmente inquadrata in quella strategia di medio e lungo termine formulata dal piano di rinascita democratica.
Secondo gli esempi documentali sinora illustrati, appare come da parte della Loggia P2 si delinei un approccio nei confronti del sistema dei partiti che non recede dall’uso di mezzi di aggressione sia diretta — con l’esercizio di attività a carattere intimidatorio — sia indiretta, tentando la via del condizionamento interno (ingerenza nella vita degli organi direttivi) ed esterno attraverso la creazione di poli alternativi concorrenziali.
L’onorevole Craxi ha del resto testimoniato alla Commissione che il Gelli — fattosi ricevere da lui all’inizio degli anni ottanta — non si peritò di affermare di essere a capo di un’organizzazione in grado di influire sulla sorte del capo dello Stato. Questa affermazione si può collegare a quanto dichiarato dal senatore Leone alla Commissione e cioè di aver avvertito in varie occasioni, nell’esercizio del suo mandato di Presidente della Repubblica, un’azione di condizionamento sulle cui origini egli non aveva notizie sicure, ma che riteneva di poter far risalire ad ambienti dei Servizi segreti, rilevando che solo a posteriori ha potuto rendersi conto della presenza intorno a lui di persone non completamente affidabili.
L’individuazione di questa metodologia non esaurisce peraltro l’analisi del fenomeno che vede, accanto ai mezzi di pressione indicati, modelli di ingerenza e di intromissione più suasivi, seppure di non minore efficacia.
Così ad esempio è dato trovare tracce di attività di finanziamento a singoli esponenti politici nelle deposizioni di Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din che inducono a ritenere come la Rizzoli, soprattutto nell’ultimo tumultuoso periodo del suo intreccio con la Loggia P2, abbia in qualche modo adempiuto la funzione di centrale per operazioni di