Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla Loggia P2/Capitolo III. I mezzi impiegati e le attività svolte/Sezione III. La Loggia P2, l'amministrazione e la magistratura/I - I rapporti con la pubblica amministrazione

Sezione III. La Loggia P2, l'amministrazione e la magistratura - I - I rapporti con la pubblica amministrazione

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Capitolo III. I mezzi impiegati e le attività svolte - Sezione III. La Loggia P2, l'amministrazione e la magistratura Sezione III. La Loggia P2, l'amministrazione e la magistratura - II - I rapporti con la magistratura
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Sezione iii

La loggia P2, la pubblica amministrazione e la magistratura

I. - I rapporti con la pubblica amministrazione.

Una trattazione sull’argomento svolta nel più ampio contesto della disamina dei mezzi di penetrazione impiegati dalla Loggia P2 per l’attuazione dei suoi fini richiede una preliminare chiarificazione relativa alla mancanza di un piano operativo elaborato dalla loggia medesima con riferimento alla pubblica amministrazione nel suo complesso: si vuol cioè dire che nei documenti programmatici acquisiti e segnatamente nel piano di rinascita democratica non si rinvengono enunciazioni di principio o proposte di riforma circa il ruolo che avrebbe dovuto ricoprire l’amministrazione dello Stato. Vi è al riguardo soltanto un accenno quando si auspica, con un riferimento poco chiaro, una riforma di quel settore dello Stato «fondata sulla teoria dell’atto pubblico non amministrativo»; ed inoltre si formulano generiche indicazioni sulla necessità di tener separata la responsabilità politica da quella amministrativa e di sostituire il sistema del silenzio-rifiuto con quello del silenzio-consenso.

Queste due ultime prospettazioni possono verosimilmente interpretarsi la prima come esigenza di affermazione di una classe di tecnocrati in contrapposizione alla categoria degli esponenti politici — secondo un’idea ricorrente nei documenti della loggia1 — e la seconda come potenziamento dei diritti e delle facoltà dei privati in confronto alle prerogative della pubblica amministrazione.

Trattasi dunque di formulazioni programmatiche generiche e di segno non univoco, talché è lecito desumerne che ai fini della attuazione del disegno politico della Loggia P2 e della definizione della sua strategia di intervento alla pubblica amministrazione non viene sostanzialmente riconosciuto un ruolo particolare né si delineano ipotetici cambiamenti della struttura, della funzione e dei meccanismi operativi della medesima, contrariamente a quanto risulta documentato per il Parlamento, il Governo, la magistratura e altre istituzioni dello Stato. Vedremo in seguito il valore da attribuire alla [p. 106 modifica] proposta di reintrodurre l’ufficio dei segretari generali dei ministeri2.

Risulta quindi più interessante e significativo cercare la risposta al quesito che i due termini (Loggia P2 e pubblica amministrazione) sottendono, con l’analisi degli elenchi, per meglio approfondire il collegamento con le singole persone degli iscritti alla loggia appartenenti alla pubblica amministrazione e le ragioni della loro affiliazione, verificando se ed in che modo le attività di costoro, e gli uffici ricoperti, siano rilevanti ai fini dell’indagine che l’articolo 1 della legge istitutiva ha devoluto a questa Commissione.

Per meglio delimitare il campo dell’analisi strutturale dell’elenco, deve poi chiarirsi che la locuzione «pubblica amministrazione» viene qui intesa nel suo più estensivo significato fino a ricomprendere non solo le amministrazioni centrali e periferiche dello Stato e gli enti pubblici ma anche le società, gli istituti e le aziende a partecipazione statale e le banche, con la sola esclusione dei ministri e sottosegretari per i quali si valuta come prevalente la qualificazione politica e dei quali si fa perciò menzione in altro luogo della relazione.

Considerando i ministeri, si rileva che quello dell’interno ha un organico di diciannove iscritti tra i quali quattro questori (Palermo, Cagliari, Salerno, Treviso), tre prefetti (Brescia, Pavia, Commissario governativo per la regione veneta), tre vice questori (Trapani, Genova, Arezzo), un ispettore di Pubblica Sicurezza (per il Piemonte e la Valle d’Aosta), un direttore dei servizi di polizia di frontiera, un direttore della squadra mobile di Palermo, tre commissari di Pubblica Sicurezza (Roma, Arezzo, Montevarchi).

Per il Ministero degli affari esteri si contano quattro affiliati, di cui un ambasciatore a capo della segreteria generale e un direttore della ragioneria centrale; per il Ministero dei lavori pubblici e per quello della pubblica istruzione, rispettivamente, quattro e trentaquattro elementi; per il Ministero delle partecipazioni statali ventuno iscritti così divisi: diciassette dipendenti IRI e quattro dipendenti ENI; il Ministero del tesoro, ivi comprese le banche, può contare un organico di sessantasette unità; del Ministero della sanità si rinvengono tre iscritti, tra cui i primi dirigenti della divisione I affari generali e della divisione VI professioni sanitarie; per il Ministero dell’industria e commercio risultano affiliati tredici elementi, di cui il vice presidente del CNEN, un direttore generale, l’amministratore delegato deH’INA e il primo dirigente del ruolo del personale dell’energia nucleare NATO a Bruxelles; nel Ministero delle finanze si contano cinquantadue affiliati, mentre per quello di grazia e giustizia ve ne sono ventuno (compresi i magistrati).

Seguono poi i ministeri con scarsa rappresentatività di iscritti tra i loro dipendenti, quali quello dell’Agricoltura con uno, quello dei Trasporti con due, quello del Lavoro con uno, quello del Commercio con l’estero con due (tra cui il direttore della SACE), quello [p. 107 modifica] dei Beni culturali con quattro, quello per!il coordinamento della Ricerca scientifica e tecnologica con tre (tra cui il direttore del CNR), quello per gli Interventi straordinari nel Mezzogiorno con uno, quello della Marina mercantile con due, quello per gli Affari regionali con uno.

Con riferimento agli altri enti o istituti diversi dai ministeri, si rilevano i seguenti dati: l’INPS conta tre iscritti, come pure la Corte dei conti, mentre l’Avvocatura generale dello Stato e il Consiglio di Stato vantano un iscritto ciascuno. Per la Presidenza della Repubblica si annoverano tre affiliati.

Riepilogando, l’organigramma complessivo della l'infiltrazione della loggia negli apparati pubblici ammonta a ben quattrocentoventidue effettivi, divisi nelle varie amministrazioni e situati ai diversi livelli gerarchici onde poter garantire la riuscita degli interventi di Gelli o di altri affiliati nei settori di rispettiva competenza.

Dagli elementi sopra menzionati emerge dunque una presenza penetrante e capillare di uomini della Loggia P2 in praticamente tutti i settori della pubblica amIllinistrazione, diretta ed indiretta, compresi gli enti a partecipazione statale. Si osserva però come Gelli e la Loggia P2 curassero in modo particolare la penetrazione in alcuni settori maggiormente determinanti per la vita e la politica dello Stato.

Già in altra parte della relazione si è descritta la penetrazione nelle forze armate e nei Servizi segreti e di conseguenza nei ministeri che avevano competenza in questi settori. Così pure va ricordato che nel settore di competenza del Ministero delle finanze, 01tre a numerosi e importanti militari, compresi i comandanti della Guardia di finanza, dei quali si è parlato pure in altra parte della relazione, risultano appartenere alla loggia un numero non irrilevante di funzionari civili.

Restando sempre nel campo dei ministeri che governano l’attività ’economica e finanziaria dello Stato, un cenno particolare merita la penetrazione nei Ministeri del tesoro e del commercio con l’estero. Emerge che nelle liste della Loggia P2 sono inclusi sia alti dirigenti del Ministero del tesoro sia importanti personaggi posti in istituti come la SACE e come la Banca d’Italia, che hanno funzioni decisive anche in tema di rapporti finanziari con l’estero, nonché esponenti di numerose banche pubbliche e private.

Per completare il quadro può essere opportuno ricordare quanto riferiscono Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din e cioè che, quando Gaetano Stammati si presentò candidato ad un seggio senatoriale, Gelli ed Ortolani davano per certa la sua nomina a ministro del tesoro, cosa che puntualmente avvenne. Inoltre Gelli ed Ortolani gli indicarono quale persona che si occupasse della sua campagna elettorale Giuseppe Battista che era a dire di Rizzoli un loro factotum, al quale essi affidarono diversi incarichi importanti. Battista, anch’egli iscritto alla Loggia P2, divenne poi segretario particolare di Stammati, il quale affidò inoltre l’incarico di suo addetto stampa a Luigi Bisignani, anch’egli affiliato alla loggia. Quando poi Stammati dopo una parentesi al Ministero dei lavori pubblici passò al Ministero del commercio con l’estero, Battista e Bisignani [p. 108 modifica] lo seguirono e Stammati aggiunse a loro, con l’incarico per la segreteria tecnica, Lorenzo Davoli, pure figurante nelle elenchi. Davoli sempre a dire di Rizzoli - fu fatto assumere da Gelli e Ortolani alla società Rizzoli per poi essere distaccato presso Stammati.

Va aggiunto ancora che al Commercio con l’estero operava anche Ruggero Firrao, allora direttore generale delle valute, che Ortolani e Gelli indicavano - sempre a dire di Rizzoli -come un loro uomo.

Il Firrao figura anche come dirigente della SACE (Società di Assicurazione per i Crediti all’Esportazione) ed è compreso negli elenchi della Loggia P2.

Non sembra inutile sottolineare come in tal modo Gelli ed Ortolani possano aver conseguito un controllo in un settore chiave dell’amministrazione statale dalla quale passano tutte le operazioni di natura valutaria. Si ricordi infine che presso il Ministero del commercio con l’estero funziona pure un Comitato interministeriale composto dai rappresentanti dei Ministeri degli esteri, dell’industria, della difesa, delle finanze e del commercio con l’estero nonchè del SISMI (in precedenza del SID) che esercita il controllo sulla vendita delle armi a paesi terzi.

Ad ulteriore conferma dell’interesse che un qualche potere non istituzionale aveva per il Ministero del commercio con l’estero si può ricordare quanto riferito nella sua audizione in Commissione il 24 gennaio 1984 dall’onorevole Zanone. Nel 1979, in occasione della formazione del primo Governo dell’ VIII legislatura, il Ministero del commercio con l’estero, anziché essere affidato, come sembrava in base agli accordi di Governo, all’onorevole Altissimo, fu assegnato di nuovo a Stammati: Zanone afferma che egli ebbe l’impressione che forti pressioni fossero state esercitate perché si addivenisse ad una soluzione del genere. Riscontriamo tra l’altro che successivamente questo Ministero venne attribuito all’onorevole Enrico Manca, anch’egli presente negli elenchi della Loggia P2.

Le interferenze sul Ministero del commercio con l’estero da parte di Gelli trovano ulteriore illuminazione dal fatto che copia dei documenti più rilevanti dell’affare ENI-Petromin, ivi compresa la copia di una memoria in proposito redatta personalmente da Stammati, furono rinvenute presso Geni nella perquisizione del 17 marzo 1981.

L’accenno ai rapporti internazionali induce ad esaminare la penetrante azione della loggia in un altro ministero-chiave, come quello degli affari esteri. Francesco Malfatti, da lunghi anni segretario generale di quel Ministero e quindi in posizione di rilievo centrale e determinante, risulta anch’egli negli elenchi della Loggia P2.

Al di là però di tale iscrizione non possono ignorarsi gli intensi rapporti di Gelli con paesi esteri, in particolare con quelli dell’America latina, rapporti che non potevano non ricevere appoggi e facilitazioni da parte del Ministero suindicato, in considerazione della posizione che Gelli raggiunse in tali paesi e delle sue relazioni con alte personalità di Governo e della pubblica amministrazione civile e militare dei paesi stessi: si ricordino in proposito i suoi rapporti con il generale Peron, il generale Massera ed altri per [p. 109 modifica] menzionare solo un paese come l’Argentina, di cui Gelli era anche consigliere economico presso l’ambasciata a Roma3.

A questo proposito dagli atti della Commissione sembra potersi derivare come da parte degli organi centrali e periferici del Ministero degli esteri sia stata stesa quasi una cortina protettiva nei confronti di Gelli e delle sue attività all’estero. Tra l’altro, allorché il Ministero degli esteri richiese il 6 marzo 1982 alle nostre rappresentanze diplomatiche, su sollecitazione di questa Commissione, di trasmettere documenti e notizie relativi alla Loggia P2 a Licio Gelli, a Umberto Ortolani e a Francesco Pazienza, l’ambasciata di Buenos Aires, cioè della capitale di un paese dove la presenza di Gelli non poteva essere passata inosservata, rispose in maniera del tutto negativa. Per contro, a parte ogni altra considerazione, da una informativa del SISDE in data 17 febbraio 1982 risulta che Gelli svolgeva attività economiche e finanziarie in Argentina, oltre che in Brasile, in Uruguay e in Paraguay.

Altro ministero importante nel quale va segnalata una penetrante presenza della Loggia P2 è quello dell’interno. Già si è ricordato come molti questori e commissari di Pubblica Sicurezza, oltre ad ufficiali di Polizia, figuravano iscritti alla loggia. Dagli atti e in particolare dall’audizione del dottor Luongo in Commissione si deriva come Gelli ricevesse una particolare protezione da parte della questura di Arezzo: Luongo parla in proposito di una «combutta» all’interno della questura; era quella evidentemente una sede particolarmente importante perché vi si trovavano la residenza di Gelli e uno dei centri della sua attività.

Una particolare menzione richiede, ai fini della penetrazione di cui si parla, la figura di Federico Umberto D’Amato, iscritto alla Loggia P2, la cui presenza emerge in tante vicende della vita italiana in questi anni e che figura in rapporti stretti e costanti con molti degli uomini in qualche modo coinvolti nella storia e nell’attività della loggia, da Roberto Calvi a Francesco Pazienza, da Angelo Rizzoli a Mino Pecorelli, oltre che con Licio Gelli. Informazioni su D’Amato o raccolte dal D’Amato si rinvengono anche presso l’archivio di Gelli di provenienza uruguaiana. Sugli stretti rapporti tra D’Amato e Calvi, fino agli ultimi giorni di vita di quest’ultimo, riferiscono ampiamente i familiari di Calvi.

Gli elementi forniti vanno letti unitamente alla raccomandazione rivolta dal Venerabile Maestro agli affiliati nella già citata «Sintesi delle norme» che delucida sufficientemente il rilievo del proselitismo gelliano: «Al fine di poter conservare la continuità della copertura dei punti di interesse previsti dall’organigramma per i vari settori delle attività pubbliche e private, è necessario che ogni iscritto prima di un suo eventuale avvicendamento, da qualsiasi causa determinato, nella sfera delle sue competenze segnali "la persona che ritenga più idonea e capace a sostituirlo"».

Emerge così dal quadro delineato una attenzione rivolta agli apparati amministrativi che supera qualitativamente la tradizionale [p. 110 modifica]infiltrazione massonica, di tipo erratico e non programmata, nella burocrazia statale. Analogamente a quanto riscontrato con riferimento agli apparati militari, ci troviamo di fronte ad un reclutamento che si qualifica, oltre che per il livello al quale si pone, per la mirata individuazione di alcuni settori chiave, come ad esempio i dicasteri economici. Estremamente rivelatrice in proposito è l’affermazione esplicita dell’esistenza di un organigramma che prevedeva precisi «punti di interesse» denotando un reclutamento ragionato che mira prima ancora che all’acquisizione di individui all’occupazione di centri di potere amministrativo determinati. Esempio di questa logica è la penetrazione nel Ministero del commercio con l’estero, nel Ministero del tesoro e nel Ministero degli affari esteri, che poneva la Loggia P2 in posizione di assoluta privilegio nella gestione degli affari, molti dei quali comportavano rilevanti manovre finanziarie con l’estero, secondo l’analisi che verrà svolta nella sezione successiva. Concludendo su questo argomento, la Commissione rileva che non tanto e non solo deve costituire motivo di riflessione il dato quantitativo delle affiliazioni, comunque già di per sé allarmante, quanto piuttosto la logica conseguenziale che attraverso di esso si lascia intravedere.

Note

  1. Vedi pag. 19.
  2. Vedi pago 151.
  3. Vedi pago 128.