Quel giorno/La nobiltà del lavoro

La nobiltà del lavoro

../La via da seguire ../La fiducia in te stesso IncludiIntestazione 7 aprile 2023 75% Da definire

La via da seguire La fiducia in te stesso
[p. 20 modifica]

X.


La nobiltà del lavoro.


Mettiti quindi di lena perché nulla in natura è inutile ed il lavoro non è mai sterile di benefici che sempre più largamente verranno diffusi quanto più sarà forte la tendenza a rendere intima, fino alla sua definitiva affermazione, la collaborazione di capitale e lavoro.

A chi lavora senza pregiudizi sulla natura dell’opera che compie, non potrà mancare il felice successo perché il lavoro è sempre nobile e chi lavora è un combattente mentre nella vita è un disertore chi ozia e chi comunque rifugge dalla onesta sudata fatica.

E tutti quelli che lavorano sono lavoratori; perché per essere considerati tali, non è necessario avere i calli sulle mani, ma possono essere così chiamati quanti in qualunque modo attuano la loro attività in un regime organico di lavoro, ne ricavano il pane e le ragioni tutte di una ragionevole prosperità e di un giusto benessere.

Il lavoro s’attua non soltanto colle braccia ma anche collo studio, coll’istruzione, col cervello, nè davvero è oltre tollerabile l’antitesi creata fra mani callose ed intelligenza, termini che devono invece integrarsi in più degna e costante armonia. Sarà quindi lavoratore anche il contadino che dissoda la terra come il maestro che apre le menti dei suoi scolari alle [p. 21 modifica]meraviglie del sapere, il pescatore come l’impiegato, quanti insomma contribuiscono alla produzione della ricchezza o comunque colla loro diuturna fatica, alla prosperità ed al benessere del paese: questione di sostanza e non di parole perchè si deve diffondere l’amore del lavoro ed inorgoglire di potei si chiamare lavoratori, perchè l’avvenire della Patria è nelle mani di chi lavora per cui solo lavorando e facendo concorrere nello sforzo tutte le nostre facoltà ed attività sociali potremo riparare i danni patiti mettendoci all’opera di ricostruzione senza esitazioni, senza reticenze, guardando arditamente in volto l’avvenire.

Bisogna tornare alla serenità dei giudizi, alla semplicità dei costumi, di gusti, alla moderazione dei desiderii, al desiderio di ciò che si può e si deve ottenere, perché lo sfarzo il lusso, la ricchezza abbacinante non sono la vita, non sono la felicità o lo sono forse per pochissimi mentre tutti dovrebbero e potrebbero avere la loro felicità sol che volessero riconoscerla nell’ambito della loro quotidiana opera laboriosa e foggiarsene un mezzo di prosperità e di tranquillo godimento.