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sorretto nei primi passi, ma ha poi tanta dignità e punto d’onore da voler progredire indipendentemente sul cammino della vita e del lavoro, convinto che il pane più saporoso è quello non mendicato, ma guadagnato faticando liberamente e liberamente lavorando.
X.
La nobiltà del lavoro.
Mettiti quindi di lena perché nulla in natura è
inutile ed il lavoro non è mai sterile di benefici che sempre
più largamente verranno diffusi quanto più sarà
forte la tendenza a rendere intima, fino alla sua definitiva
affermazione, la collaborazione di capitale e
lavoro.
A chi lavora senza pregiudizi sulla natura dell’opera che compie, non potrà mancare il felice successo perché il lavoro è sempre nobile e chi lavora è un combattente mentre nella vita è un disertore chi ozia e chi comunque rifugge dalla onesta sudata fatica.
E tutti quelli che lavorano sono lavoratori; perché per essere considerati tali, non è necessario avere i calli sulle mani, ma possono essere così chiamati quanti in qualunque modo attuano la loro attività in un regime organico di lavoro, ne ricavano il pane e le ragioni tutte di una ragionevole prosperità e di un giusto benessere.
Il lavoro s’attua non soltanto colle braccia ma anche collo studio, coll’istruzione, col cervello, nè davvero è oltre tollerabile l’antitesi creata fra mani callose ed intelligenza, termini che devono invece integrarsi in più degna e costante armonia. Sarà quindi lavoratore anche il contadino che dissoda la terra come il maestro che apre le menti dei suoi scolari alle mera-