Quando il pensiero umano (1834)
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LXX
III
Quando il pensiero umano
Misura sua possanza
Caduca e frale, ei sbigottisce e teme;
Ma se di Dio la mano,
5Che ogni potere avanza,
Ei prende a riguardar, cresce la speme.
Ira di mar che freme
Per atroce tempesta,
Ferro orgoglioso che le squadre ancida,
10Non turba e non arresta
Vero ardimento che nel Ciel confida.
Sento quaggiù parlarsi;
Un piccioletto regno
A vasto impero perchè dar battaglia?
15Alpe non può crollarsi;
E di leon disdegno
Non è da risvegliar, perchè t’assaglia. —
Meco non vo’ che vaglia
Sì sconsigliata voce,
20Ed ella Gedeon già non commosse,
Quando scese feroce
Nell’ima valle, e ’l Madïan percosse.
Ei, gran campo raccolto
Di numerose schiere,
25Vegghiava a scampo del natío paese;
E da lunge non molto
Spiegavano bandiere
Gli stuoli pronti alle nemiche offese:
Ed ecco a dir gli prese
30Il re dell’auree stelle:
Troppa gente è con te, parte sen vada;
Crederebbe Israelle
Vittoria aver per la sua propria spada. —
Quivi il fedel campione
35Di gente coraggiosa
Sol trecento guerrier seco ritenne;
Poscia per la stagione
Dell’aria tenebrosa
Le squadre avverse ad assalir sen venne;
60Poco il furor sostenne
La nemica falange;
Ei gli sparse e disperse in un momento.
Febo, ch’esce dal Gange,
Le nebbie intorno a sè strugge più lento.
65Così gli empj sen vanno,
Se sorge il gran Tonante,
Della cui destra ogni vittoria è dono:
Il Trace è gran tiranno;
Ma sue forze cotante
70Nè di diaspro nè d’acciar non sono.
Forse indarno ragiono?
Ah no, che oggi sospira
Algier de’ legni suoi l’aspra ventura,
E Prevesa rimira
75De’ bronzi tonator nude sue mura.
Diffonde Etruria gridi,
Gridi che vanno al cielo,
Al ciel seren per nostre glorie e lieto;
Così nei cori infidi
80Spandi temenza e gelo,
Gran Ferdinando, per divin decreto:
Mal volentier m’accheto;
Nocchier, che i remi piega
In bella calma, empie di gaudio il petto;
85E cantor che dispiega
Consigli di virtù, prende diletto.
Popolo sciocco e cieco,
Che militar trofei
Speri da turba in guerreggiar maestra,
90Quali squadre ebbe seco
Sanson tra’ Filistei,
Quando innalzò la formidabil destra?
Ei da spelonca alpestra
S’espose in larga piaggia
95A spade, ad aste di suo strazio vaghe,
Quasi fera selvaggia
Data in teatro a popolari piaghe.
Ma sparsi in pezzi i nodi,
Onde si trasse avvinto,
100D’acerba guerra suscitò tempesta;
Per sì miseri modi
All’esercito vinto
La forza di sua man fe’ manifesta:
E sull’ora funesta
105Per lui non s’armò gente,
Nè di faretra egli avventò quadrella;
Ma vibrò solamente
D’un estinto asinel frale mascella.
Al fin chi lo soccorse
110Dentro Gaza, là dove
Le gravissime porte egli divelse,
E rapido sen’ corse,
(Incredibili prove!)
E le portò sulle montagne eccelse?
115Dio fu, Dio, che lo scelse,
E di fulgidi rai
Si chiaro il fece ed illustrollo allora:
Nè perirà giammai
Chi s’arma, e del gran Dio le leggi adora.