La ghirlanda fiorita
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LXXI
VI
La ghirlanda fiorita,
Ch’io tesso in riva di Castalia ombrosa,
Ti giungerà gradita,
Rodi diletta al Sol, Rodi famosa:
5Chè la splendida gloria,
Di cui tu miri adorno
Oggi il nome Toscano,
Ti promette vittoria;
Onde si spezzi un giorno
10L’aspro giogo Ottomano.
O lieta oltre misura,
E del Signor chiarissima virtute,
Che ciascun di procura
Al periglio de’ suoi scampo e salute.
15Turbo di Lete inferno
Dunque non fia che opprima
Del nostro Re la fama:
Sì con desire eterno
Di sì gran merto in cima
20Ei stabilirsi brama;
Oggi nell’onde Argive
Fu forte a soggiogar tanti guerrieri,
Tante altronde cattive
Già menò turbe de’ ladroni arcieri
25Scorti non fur mai tardi
Sulle spalmate prore
Suoi duci a grande assalto,
E suoi grandi stendardi
Spandono tal terrore,
30Che fanno i cor di smalto.
Stefano santo, a cui
Consecrate già far, sì le difende,
Che alla possanza altrui
Fansi ad ognor le belle vele orrende;
35Ne pur sul mare in guerra,
Arno, d’ingiusti Regi
Ei fa l’ingiurie vane,
Anzi dà palme in terra,
Onde t’innalzi e pregi;
40E lo san dir le Chiane.
Quivi tronchi e mal vivi
Lasciaro i tanto fier l’egra speranza;
Quivi trionfi, quivi
A’ tuoi scettri si crebbe alta possanza.
45Però frondi gentili,
Onde l’Arabia è verde,
Ornino i sacri altari;
Il Ciel guarda gli umili,
E gli alteri disperde:
50In Sennaär s’impari.
Oda ciascun: Parnaso
Per alta verità fassi giocondo;
Poichè l’orribil caso
Vider le genti, e fu sommerso il mondo,
55Lasciato ogni alto monte
Elle dell’ampio Eufrate
Posaro in sulla riva;
E con terribil fronte
E con voci spietate
Nembrotte il ciel feriva.
Ecco all’uman diletto
Esposto, egli diceva, almo terreno;
Qui per nostro ricetto
Torre innalziamo infino al ciel sereno;
Chè se mai più rinversa
La destra onnipotente
Pioggia di nembi oscuri,
E vorrà mai sommersa
Tutta la mortal gente,
Quinci sarem sicuri.
Ma di qual meraviglia
Ingombrerassi ogni futura prole,
Faticando le ciglia
In rimirar non comparabil mole?
O di Noè gran seme,
Ammirabile farsi
E lodato desio;
E dee la nostra speme
Pur solo in noi fondarst.
L’uomo a sè stesso è Dio. —
Ei favellava ancora,
Che sorsero gli spirti al Ciel nemici,
Ed ergeano ad ognora
Gli eccelsi abbominevoli edifici;
Quando il Rettor superno
Dall’alto a guardar prese
Sovra il lavor degli empi;
E ne fe’ tal governo,
Che le superbe imprese
Fur di sciocchezza esempi.