La ghirlanda fiorita

Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura La ghirlanda fiorita Intestazione 28 luglio 2023 75% Da definire

Quando il pensiero umano Sen riede a noi dalle remote sponde
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni eroiche di Gabriello Chiabrera


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LXXI

Quando sopra Rodi con varie prese si fecere trecentoventi schiavi Turchi.

VI

La ghirlanda fiorita,
     Ch’io tesso in riva di Castalia ombrosa,
     Ti giungerà gradita,
     Rodi diletta al Sol, Rodi famosa:
     5Chè la splendida gloria,
     Di cui tu miri adorno
     Oggi il nome Toscano,
     Ti promette vittoria;
     Onde si spezzi un giorno
     10L’aspro giogo Ottomano.
O lieta oltre misura,
     E del Signor chiarissima virtute,
     Che ciascun di procura
     Al periglio de’ suoi scampo e salute.
     15Turbo di Lete inferno
     Dunque non fia che opprima
     Del nostro Re la fama:
     Sì con desire eterno
     Di sì gran merto in cima
     20Ei stabilirsi brama;
Oggi nell’onde Argive
     Fu forte a soggiogar tanti guerrieri,
     Tante altronde cattive
     Già menò turbe de’ ladroni arcieri
     25Scorti non fur mai tardi
     Sulle spalmate prore
     Suoi duci a grande assalto,
     E suoi grandi stendardi
     Spandono tal terrore,
     30Che fanno i cor di smalto.
Stefano santo, a cui
     Consecrate già far, sì le difende,
     Che alla possanza altrui
     Fansi ad ognor le belle vele orrende;
     35Ne pur sul mare in guerra,
     Arno, d’ingiusti Regi
     Ei fa l’ingiurie vane,
     Anzi dà palme in terra,
     Onde t’innalzi e pregi;
     40E lo san dir le Chiane.
Quivi tronchi e mal vivi
     Lasciaro i tanto fier l’egra speranza;
     Quivi trionfi, quivi
     A’ tuoi scettri si crebbe alta possanza.
     45Però frondi gentili,
     Onde l’Arabia è verde,
     Ornino i sacri altari;
     Il Ciel guarda gli umili,
     E gli alteri disperde:
     50In Sennaär s’impari.
Oda ciascun: Parnaso
     Per alta verità fassi giocondo;
     Poichè l’orribil caso
     Vider le genti, e fu sommerso il mondo,
     55Lasciato ogni alto monte
     Elle dell’ampio Eufrate
     Posaro in sulla riva;

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     E con terribil fronte
     E con voci spietate
Nembrotte il ciel feriva.
     Ecco all’uman diletto
     Esposto, egli diceva, almo terreno;
     Qui per nostro ricetto
     Torre innalziamo infino al ciel sereno;
     Chè se mai più rinversa
     La destra onnipotente
     Pioggia di nembi oscuri,
     E vorrà mai sommersa
     Tutta la mortal gente,
     Quinci sarem sicuri.
Ma di qual meraviglia
     Ingombrerassi ogni futura prole,
     Faticando le ciglia
     In rimirar non comparabil mole?
     O di Noè gran seme,
     Ammirabile farsi
     E lodato desio;
     E dee la nostra speme
     Pur solo in noi fondarst.
     L’uomo a sè stesso è Dio. —
Ei favellava ancora,
     Che sorsero gli spirti al Ciel nemici,
     Ed ergeano ad ognora
     Gli eccelsi abbominevoli edifici;
     Quando il Rettor superno
     Dall’alto a guardar prese
     Sovra il lavor degli empi;
     E ne fe’ tal governo,
     Che le superbe imprese
     Fur di sciocchezza esempi.