Quali strani capogiri
Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. |
D’improvviso mi fan guerra?
Parmi proprio che la terra
Sotto i piè mi si raggiri;
5Ma se la terra comincia a tremare,
E traballando minaccia disastri,
Lascio la terra e mi salvo nel mare.
Vara, vara quella gondola
Più capace e ben fornita,
10Ch’è la nostra favorita.
Su questa nave,
Che tempre ha di cristallo,
E pur non pave
Del mar cruccioso il ballo,
15Io gir men voglio
Per mio gentil diporto,
Conforme io soglio,
Di Brindisi nel porto,
Purchè sia carca
20Di brindisevol merce
Questa mia barca.
Su voghiamo,
Navighiamo,
Navighiamo infino a Brindisi:
25Arïanna, brindis, brindisi.
Oh bell’andare
Per barca in mare
Verso la sera
Di primavera!
30Venticelli e fresche aurette,
Dispiegando ali d’argento,
Sull’azzurro pavimento
Tesson danze amorosette,
E al mormorio de’ tremuli cristalli
35Sfidano ognora i naviganti ai balli.
Su voghiamo,
Navighiamo,
Navighiamo infino a Brindisi:
Arïanna, brindis, brindisi.
40Passavoga, arranca, arranca;
Che la ciurma non si stanca,
Anzi lieta si rinfranca
Quando arranca verso Brindisi:
Arïanna, brindis, brindisi.
45E se a te brindisi io fo,
Perchè a me faccia il buon pro,
Ariannuccia, vaguccia, belluccia,
Cantami un poco, e ricantami tu
Sulla mandòla la cuccurucù,
50La cuccurucù,
La cuccurucù,
Sulla mandòla la cuccurucù.
Passavo’,
Passavo’...
55Passavoga, arranca, arranca;
Che la ciurma non si stanca,
Anzi lieta si rinfranca,
Quando arranca,
Quando arranca inverso Brindisi:
60Arïanna, brindis, brindisi.
E se a te,
E se a te brindisi io fo,
Perchè a me,
Perchè a me,
65Perchè a me faccia il buon pro,
II buon pro,
Arïannuccia leggiadribelluccia,
Cantami un po’,
Cantami un po’,
70Cantami un poco, e ricantami iu
Sulla vïo’,
Sulla vïola la cuccurucù,
La cuccurucù,
Sulla vïola la cuccurucù.
75Or qual nera con fremiti orribili
Scatenossi tempesta fierissima,
Che de’ tuoni fra gli orridi sibili
Sbuffa nembi di grandine asprissima?
Su, nocchiero, ardito e fiero,
80Su, nocchiero, adopra ogni arte
Per fuggire il reo periglio;
Ma già vinto ogni consiglio,
Veggio rotti e remi e sarte,
E s’infurian tuttavia
85Venti e mare in traversia.
Gitta speme omai per poppa,
E rintoppa, o marangone,
L’orcipoggia e l’artimone;
Chè la nave se ne va
90Colà dove è il finimondo,
E forse anco un po’ più in là.
Io non so quel ch’io mi dica,
E nell’acque io non son pratico;
Parmi ben che il ciel predica
95Un evento più rematico;
Scendon sïoni dall’aerea chiostra
Per rinforzar coll’onde un nuovo assalto
E per la lizza del ceruleo smalto
I cavalli del mare urtansi in giostra.
100Ecco, oimè, ch’io mi mareggio,
E m’avveggio
Che noi siam tutti perduti:
Ecco, oimè, ch’io faccio getto,
Con grandissimo rammarico,
105Delle merci prezïose,
Delle merci mie vinose,
Ma mi sento un po’ più scarico.
Allegrezza, allegrezza; io già rimiro,
Per apportar salute al legno infermo,
110Sull’antenna da prua muoversi in giro
L’oricrinite stelle di Santermo.
Ah! no, no, non sono stelle,
Son due belle
Fiasche gravide di vini:
115I buon vini son quegli che acquetano
Le procelle sì fosche e rubelle,
Che nel lago del cor l’alme inquietano.
Satirelli
Ricciutelli,
120Satirelli, or chi di voi
Porgerà più pronto a noi
Qualche nuovo smisurato
Sterminato calicione,
Sarà sempre il mio mignone;
125Nè m’importa se un tal calice
Sia d’avorio o sia di salice,
O sia d’oro arciricchissimo;
Purchè sia molto grandissimo.
Chi s’arrisica di bere
130Ad un piccolo bicchiere
Fa la zuppa nel paniere:
Quest’altiera, questa mia
Dïonea bottiglieria
Non raccetta, non alloggia
135Bicchieretti fatti a foggia.
Quei bicchieri arrovesciati,
E quei gozzi strangolati,
Sono arnesi da ammalati;
Quelle tazze spase e piane
140Son da genti poco sane:
Caraffini,
Buffoncini,
Zampilletti e borbottini,
Son trastulli da bambini,
145Son minuzie che raccattole
Per fregiarne in gran dovizia
Le moderne scarabattole
Delle donne fiorentine;
Voglio dir non delle dame,
150Ma bensì delle pedine.
In quel vetro che chiamasi il tonfano
Scherzan le Grazie, e vi trïonfano;
Ognun colmilo, ognun vuotilo;
Ma di che si colmerà?
155Bella Arïanna, con bianca mano
Versa la manna di Montepulciano;
Colmane il tonfano e porgilo a me.
Questo liquore, che sdrucciola al core,
Oh come l’ugola baciami e mordemi!
160Oh come in lacrime gli occhi disciogliemi!
Me ne strasecolo, me ne strabilio,
E fatto estatico vo in visibilio.
Onde ognun che di Lieo
Riverente il nome adora
165Ascolti questo altissimo decreto,
Che Bassareo pronunzia, e gli dia fè:
Montepulciano d’ogni vino è il re.