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FRANCESCO REDI
Chi s’arrisica di bere
130Ad un piccolo bicchiere
Fa la zuppa nel paniere:
Quest’altiera, questa mia
Dïonea bottiglieria
Non raccetta, non alloggia
135Bicchieretti fatti a foggia.
Quei bicchieri arrovesciati,
E quei gozzi strangolati,
Sono arnesi da ammalati;
Quelle tazze spase e piane
140Son da genti poco sane:
Caraffini,
Buffoncini,
Zampilletti e borbottini,
Son trastulli da bambini,
145Son minuzie che raccattole
Per fregiarne in gran dovizia
Le moderne scarabattole
Delle donne fiorentine;
Voglio dir non delle dame,
150Ma bensì delle pedine.
In quel vetro che chiamasi il tonfano
Scherzan le Grazie, e vi trïonfano;
Ognun colmilo, ognun vuotilo;
Ma di che si colmerà?
155Bella Arïanna, con bianca mano
Versa la manna di Montepulciano;
Colmane il tonfano e porgilo a me.
Questo liquore, che sdrucciola al core,
Oh come l’ugola baciami e mordemi!
160Oh come in lacrime gli occhi disciogliemi!
Me ne strasecolo, me ne strabilio,
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