Prediche volgari/Predica XVI

Predica XVI

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Predica XVII

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XVI.

In questa seguente predica si contiene della dilezione
del prossimo.1

Diliges proximum tuum sicut te ipsum (Lucae, X cap., occurrentis proximae dominicae). Le parole, dilettissimi, proposte alla vostra carità so’ del vangiolista Luca al decimo cap., occorrenti nel presente dì, e volgarmente dicono così: — Ama il prossimo tuo come te medesimo. — O Pavolo, che dicesti a questo comandamento? Qui diligit proximum, legem implevit:2 — Chi ama il prossimo, ha fatto ogni cosa; — imperò che in questo si versa ogni cosa. Dunque, di che aviamo noi a parlare stamane? Aviamo a parlare d’ogni cosa in queste poche parole: poche parole e assai sentenzia. Toccaremo tre conclusioni: [p. 2 modifica]

Prima; atto cordiale; diliges.

Siconda: soggetto materiale; proximum tuum.

Terza: e modo formale; sicut te ipsum.

Dico che il fondamento della nostra predicazione è che tu ami il prossimo tuo. O come il debbo amare? Come te medesimo.3 Tu hai la forma con teco, come tu il debbi amare. Per tutta questa settimana noi aviamo a parlare di questo amor del prossimo. Stamane noi cominciaremo a vedere le parti e le divisioni col segno. Donne, mirate me col segno della croce. O donne! doh, quando voi venite alla predica, recatevi del filo con voi, e quando voi sentite che io dico a voi, e voi fate un nodo al filo e poi ve ne il portate a casa, e dite: — questo ha il frate detto a me:4 — o vero voi vi legate il filo al dito grosso della mano. E a te uomo, quanda tu senti ch’io dico a te, e tu fa’ un nodo alla corregia. Or cominciamo. Che voglio io dire, in somma? A’ fatti, a’ fatti.

Dodici conclusioni tocaremo stamane del fatto di queste parti, e ad ogni conclusione vedremo la ragione, l’autorità e l’esempio. Or vedetele a tre per tre per gli intendenti.5 Dove 6 cominciaremo? Cominciaremo da uno stranio canto. Non crédare ch’io dica da me, ma crede a Cristo che ’l dice lui; come io ti mostrarò per modo, che tu il dovarai cognósciare e crédare. Imperò che queste so’ cose tanto durate e indurate nelle menti vostre, che voi ve n’andate come va la pecora alla pastura. Dice un dottore ammaestrandoti; dice così,7 e no[p. 3 modifica] talo bene questo detto: — E1 principio del mal fare è la ignoranzia; — e d’inde viene poi a malizia, e rallegrasi di mal fare. Volta mano. E1 principio di far bene è di cognósciare il tuo mal fatto, e in fine il confondàrsene. Un’altra volta. E1 principio di far bene è il cognósciare il mal fatto, e pèntarsene. E1 principio di far male è il cognósciare il mal fatto e gloriarsene; e questa è la gloria di ciechi. Gloriantur curri male fecerint, et exultant in rebus pessimis: — Costoro si gloriano quando hanno fatto il male, e rallegransi d’aver fatto le pessime operazioni. — Oh quanto sta male l’anima di tale peccatore! Costui ha perduto il sentimento. A colui che è cascato nel peccato, gli bisognerebbe alla sua salute cognósciare il peccato, e pèntarsene e dolersene. Initium salutis, cognitio peccati: — El cognósciare il peccato è il principio della salute del peccatore; — e così cognosciuto, confondarsene. Noi parliamo delle parti, le quali so’ in molti modi: ma stamane noi diremo solo delle parti che sono in città, perchè questo peccato è pericoloso.8 Di questo intendo di dire; e non parlo solo di parti di guelfo o di ghibellino,9 però che chi ci mettarà mano, vedrà tante divisioni e tante parti, che ti parrà cosa allato all’incredibile. Doh! vedràlo pure alle insegne de’ guelfi e ghibellini. O a che si cognosciaranno? Uh, uh! a molte cose; ma generalmente i ghibellini all’aquila, e’ guelfi al giglio.10 E ponete mente a ciò ch’io vi parlo. Eh! io non parlo io;11 ma vedetelo per la Scrittura. Non crediate a me; credetelo a chi el vidde, e disselo prima di me. [p. 4 modifica]

La prima è; ogni insegna che si porta nelle armi vostre, è il diavolo adorare.

Siconda è: ogni insegna distintiva fra sè proprio, a casa del diavolo menare.

Terza è: che chi porta e chi tiene insegna distintiva, lui e i suoi discendenti fa12 a casa del diavolo andare. E queste so’ tre conclusioni: ognuna con una codetta. Portane13 queste conclusioni nel borsello, e tielle a mente. Queste tre cose se ne portano ogni utilità e ogni bene che si fa in questa vostra città divisa, a casa maladetta. Doh! vede quello che per queste parti seguita alla vostra città di Siena. Che dici, o David? Dico: posuerunt signa sua, signa, et non cognoverunt sicut in exitu super summum.14 Or vediamole a una a una. Prima dice: posuerunt signa sua signa — Questi partigiani hanno posto le loro insegne, chi in un modo e chi in un altro. — Io mi so’ già ritrovato in un luogo, dove so’ state queste parti di guelfi e di ghibellini; i quali per dimostrarlo all’altre genti, hanno fatto l’armi loro per modo, che si cognosce il guelfo dal ghibellino. Talvolta colui che è guelfo, fa l’arme sue col giglio e col rastrello, sai. E colui che è ghibellino, fa l’aquila, e falla grande distesa. Oh! quando io vedevo quest’armi, io dicevo: — oh, quine15 è il grande diavolo! — E potiamo dire, che quanto è più grande l’arme, più è grande il diavolo che v’è dentro; il quale diavolo è adorato sotto quel segno. Per lo quale adorare dice David: Ibunt in adinventionibus suis:16 — Andaranno tutti quanti a casa del diavolo. — [p. 5 modifica]

Or vediallo meglio a passo a passo. Questo di stamane sarà uno nuovo danzare. Io dico, che chi porta niuna arma o insegna distintiva17, cade in questo errore; che adora il diavolo in quell’arme. Io non ti dico dell’arme d’un casato, nè anco di quella d’un signore, nè anco di quella d’una città, o di quella d’un popolo; come s’è del Lione, la quale voi tenete in segno di tutta la città18, ma se tu la fai o guelfa o ghibellina. Nè anco dico di quella dello imperatore, che è l’aquila; nè anco dico di quella d’un re; come del re di Francia, che sono i gigli. Ma ben dico, se tu la tieni tale insegna per parte o guelfa o ghibellina, tu la fai diventare di quelle insegne del diavolo. La cagione si è, che ogni volta che19 tu ti metti a pericolo per difèndere tale insegna, quello dimostra che tu adori tale insegna. Vuòlo meglio vedere? Colui che adora, s’intende ch’elli pospone20 ogni altra cosa a quella. Or vediamo in quanti modi s’adora. Se tu adori Idio padre e il Figliuolo e lo Spirito Santo, si chiama adorazione di latrìa; e questo il dimostra colui che l’adora colle parole e cogli atti di fuore, d’inginocchiarsi. Se uno adorasse il Figliuolo per rispetto dell’Incarnazione; quello medesimo, se adorasse lo Spirito Santo unito al Padre e al Figliuolo; quello medesimo, se adori Iesu benedetto; quello medesimo, se adori il Padre; a tutti [p. 6 modifica] e tre fai l’orazione. Se il Figliuolo, quel medesimo. Se lo Spirito Santo, quel medesimo. Tutti questi so’ atti di latria, col tuo inginocchiare a lui. Qual’è maggior segno d’onor di Dio,21 il quale la criatura gli può dimostrare? È di colui che si mette alla morte per lo suo amore. Hâmi inteso? Sì: già m’intendi ciò ch’io voglio dire. Vedi il pericolo delle parti: credemi che tu il tochi, e credi e m’intendi. Oh, come ama Dio colui che si mette alla morte per lui! Giovanni al xv. cap. del Vangelio, dice così: Maiorem charitatem22 nemo habet, ut animam suam ponat quis pro amicìs suis: — Niuno ha magior carità, che ha colui che pone l’anima sua per lo suo amico. — Oimè, oimè, cittadini miei! Oimè, donne, madri, e suoro mie! Oh non vedete voi ch’egli è posta la vita più per le parti che per Dio? Oimè! o dove è il comandamento di Dio? Ami tu Idio sopra tutte le cose? Oimè! o dove è l’amor del prossimo? Ami tu il prossimo come te medesimo? Non che tu ami Idio o il prossimo, ma se un’insegna è gittata in nissuna bruttura o datole un colpo di spada, colui che ama quella parte, della quale quell’insegna dimostra d’èssare, si mettarà alla morte per onore di quell’insegna; tanto tiene caro l’onor suo. E di Dio non ti curarai, e non sosterresti un buffetto per lui! E quanti pericoli si vede tutto dì per le parti, per li romori! Talvolta tagliati a pezzi, e l’anima a casa del diavolo; tale sbandito; tale toltogli la robba; tale ribello. Queste parti spesso conducano di queste cose nelle città!

Tu hai provato s’io dico il vero. Io so che luogo è stato già, dove levandovisi il remore, chi ha detto: — viva tal parte, — l’altro aver detto: — viva la tale; [p. 7 modifica] èssarsi amazzati come cani. O anime maladette e imperversate, a che v’ha indotte il diavolo per possedervi! Va pur là! Èvi stato tale a cui fu detto: — viva tal parte; — aver risposto: — io vorrei prima èssare un asino, che tener parti di niuno partigiano; — e come ha detto tali parole,23 èssare stato tagliato a pezzi. Dove va quest’anima? Va nelle braccia di Dio, però che costui non ha tenuto parte nè di guelfo nè di ghibellino. Che se colui diceva: — viva tal parte; —24 e costui diceva: — viva Dio, — Questo tale che muore in tal modo, può dire quello che dice David per lui e per tutti quelli che muoiono per amor di Dio,25 dove dice: Propter te mortificamur tota die: existimati sumus sicut oves occisionis:26 — Per te noi siamo stati morti tutto dì, e siamo stati stimati come pecore nella occisione. E coloro similmente i quali muoiono per le parti per difèndarsi e per fare alta e grande la sua parte; anco potrà dire quando andarà a casa del diavolo: — per te, Abadon, noi siamo stati morti, e per lo tuo amore siamo stati stimati come pecore alla uccisione — Chi so’ coloro che vogliono morire per l’amor di Dio? E chi so’ quelli che voglion morire per l’amor del diavolo? Santo Matteo ce l’insegna27 al settimo capo: Non potest arbor mala fructus bonos facere. E soggiugne: Ex fructibus eorum cognoscetis eos. — Non può fare l’arbore gattivo niuno buono frutto. — A che si cognosce se l’arbore è gattivo? — A’ frutti loro li cognosciarete. — Chè colui che fa gattivo frutto, è arboro del diavolo; che porrà la vita sua per lui, e non [p. 8 modifica] porrebbe il dito per Domeneddio. Avetemi anco inteso? Parvi ancora che vi dica il vero? — Sì. — A me.

Tu hai veduto questo fondamento delle parti e insegne, dove dice: Posuerunt signa sua, signa: — Elino hanno posto loro segno, il qual segno li menarà tutti a casa del diavolo. Or io voglio che tu vegga queste dodici conclusioni. Vedene tre, e dirottele a tre a tre.

Prima: l’idolatria è rinnovata;

Siconda: la malizia adorata;

Terza: l’ira del diavolo vendicata.

Prima, dico, l’idolatria è rinnovata; imperò che ora è entrato el diavolo in queste insegne delle parti. Quando28 erano adorati i diavoli dalle creature? Fu quando i pagani adoravano gT idoli. E come allora erano adorati in quelle statue, così ora so’ adorati in queste insegne che tengono i cristiani. A quel tempo erano adorati dai pagani, e ora so’ adorati da’ cristiani. Essendo questi diavoli spersi e cacciati degl’idoli da’ santi uomini per la virtù di Dio, dissero i diavoli: — poichè noi siamo stati cacciati di dentro da queste statue, intriamo in qualche luogo e per qualche modo che noi ci facciamo adorare da’ cristiani. — E pensare farsi adorare, che almeno altri non se n’avvegga. La intenzione è che egli vuole tirare l’anime nel suo regno. Sempre, dappoi che il diavolo cadde della gloria per l’iniquità sua e per la superbia sua, egli s’è ingegnato di far cascare l’uomo, e di fare che elli facci il contrario di quello che Idio gli ha comandato; e così gli conduce a casa sua: ibunt in adinventionibus suis.

Io ti voglio mostrare in che modo il diavolo ha trovato per essere adorato. Prima che Cristo incarnasse, e [p. 9 modifica] anco prima al principio del mondo, e anco prima, che il mondo fusse formato, elli s’ingegnò d’èssare adorato. Nel paradiso terrestro egli tentò, per èssare adorato, la prima nostra madre Eva, in forma di serpe col viso d’una bella donna, e dissele: Eritis sicut Dii scientes bonum et malum; 29 — Se voi mangiarete di questo pomo, voi sarete come Idii e conòsciarete il bene e il male: — e così la fece cascare. Anco in più vari tempi s’ingegnò d’èssare adorato con modi, atti e fatti e pensieri; elli si mise in quell’idoli, i quali insino al tempo di Cristo durarono quasi per tutto il mondo. E quando Cristo venne in carne, e poi crescendo e spargendosi la voce e la fede sua, furono scacciati dagli Apostoli fuori di quelle statue, dove eglino erano adorati. Onde che essendo costoro cacciati, essi fecero fra loro consiglio30. Disse Satanasso allo Sterminatore: — poichè noi siamo stati cacciati di questi luoghi laddove noi savamo adorati; teniamo siffatto modo, che noi siamo adorati, ma in altra maniera che in questa che è passata. Noi faremo che noi saremo adorati in modo tanto occulto, che noi saremo lassati stare, perchè non se n’avvedranno. — E allora tennero questo modo; che fecero che gli uomini presero queste insegne, essendo partiti in diversi modi; le quali insegne con tanto amore le fece amare e onorare e riverire, che sopra ogni altra cosa erano tenute care, sopra di Dio erano amate. Imperocchè, come ognuno chiaramente può vedere, chi tiene parte o insegna di parte, non può sofferire che di tal parte sia detto male, e più gli duole e tiene a mente l’offesa che si facesse a tale insegna, che se fusse fatta a Dio; e così occultamente so’ adorati i dia[p. 10 modifica] voli: et ibunt in adinvenlionibus suis: — Eglino andarono sicondo le loro invenzioni31. — Vuoi vedere più chiaro, come io dico il vero? Hai la Bibbia? Or guarda Pavolo, quello ch’egli scrisse a’ Romani nei I. cap., i quali Romani so’ come capo d’Italia; imperò che in Italia so’ più queste adorazioni che in altro luogo; e scrisse queste paroJe, riprendendoli: Mutaverunt gloriam incorruptibilis Dei, in similitudinem imaginis corruptibilis hominis, volucrum et quadrupedum et serpentum32, propter quod tradidit illos Deus. Va’, legge l’avanzo, e udirai le maladizioni che elli disse. — Eliino hanno mutata la gloria, cioè l’adorazione dell’incorruttibile Idio, in immagine dell’uomo corrotto. — Sai, quando si fa un capo di parte, che tu ti mettarai alla morte per lui, e non ti mettaresti a un piccolo pericolo33 per Dio; chè sebbene tu morisse per Dio, elli ti farebbe risuscitare per la fede tua e gloria sua. E tu hai tanta fede nel diavolo, che per suo amore ti cacci nella morte per tali insegne e parti; per la qual cosa egli t’induce34 a casa sua. E della forma dell’armi e insegne, dice che so’ vitelli, ucelli, serpenti; le quali insegne so’ il vestimento di tali diavoli, imperò che dentro in esse stanno occultamente. E questo, santo Pavolo non lo scrive35 a ninna altra patria, che a quella d’Italia. Le quali insegne tu vedi bene com’esso le descrive, che non si possono dinegare per niun modo. O maladetti adoratori del diavolo36, ravedetevi, se non volete aspettare [p. 11 modifica] il giudizio di Dio! Non aspettare; torna, torna a Dio * vero signore, e non adorare colui che non può aitare nè sé, nè altrui, se non a fiaccare il collo. Dice il Yan- gelio il testo chiaro; che il vero adorare vuole èssare colla boca, col cuore e coll’opere. 0 voi ch’avete il rastrello e quello onorate, o guelfi maladetti! E tu porti l’aquila del diavolo, dicendo ès- sare ghibellino e quella onori,- a casa del diavolo ne vai. Ècci altro che gli uomini? — Sì. — Quasi tutti sete machiati di questa maladizione; ognuno s’ingegna di se- guirlo con boca, con cuore e con opara Tu ir hai veduta la ragione assai chiara co la scrittura in rnano. Noi aviamc parlato in generale, parliamo un poco in persona propria. Vede l’esemplo in una donna. La donna che porta l’anello in dito; quello segno che ella porta, che dimostra? Sai, che ella debba tener fede al suo marito con boca, con cuore e con opara, e ogni volta che tu la rompi, tu hai mentito per la gola. Ecci ninna che vi sia cascata, ècci ninna ruffiana? 0 tu, quando balestri, ^ non dice vero il tuo anello che tu porti; im- però che tu dimostri che tu non tieni fede al tuo marito; non hai il cuore fermo a lui; e anco quando tu fai il fatto colla mezzana, tu non tieni fede colla boca; e quando se’ a’ fatti, anco non tieni fede coll’opara. Tu vedi, che perchè tu porti il segno, tu menti; che nè con bocca, nè con cuore, nè con opara tu non gli tieni fede. E tu uomo, che vai a uffizio, o porti lo stendardo, che è il tuo se- gno’, no ’l portare a piccone h So’ molti che vanno a 1 II Cod. Seu. 6 e il Pai. leggono Non aspettare, non aspettare: torna a Dio. 2 Il Cod. Sen. 6, e con operazione. 3 Volgi gli occhi da ogni verso a guardare gli uomini (M). 4 Forse in quel modo che suol portarsi il piccone, appoggiato cioè ad una spalla (M). [p. 12 modifica] robbare celatameiite, e altri vanno palesi *. 0 uffiziale che vai a uffìzio, vai a furare a bandiera spiegata. Sii. Non faare, Sai che pericolo è? Un uffiziale a que- sto modo è suffìciente a fare pèrdare una terra, per la cupidità sua. Imperò che quando un popolo vede tale offìzio,^ subito sdegna. Non dico più oltre;.... eccetarone. Che segno è quello della bandiera? È segno che costui è buono e va a uffìzio; e debba èssare buono con parole, con cuore e con opara. 0 queste armi di gentiluomini che significano? Che egli è gentiluomo con bocca, con cuòre e con opara; e se altrimenti fa, quell’arme non è veramente sua. E1 medico che porta il segno del vaio, che significa?^ Signifìca che egli debba medicare ognuno con carità e fede, con bocca, con cuore, con opara. Il giudice similmente dimostra che egli sia giusto o che usi giustizia, e conviene che egli sia dottorato o in civile 0 in canonica. Che segno porta costui? Sai che elli porta al petto un segno, com’ egli è dottorato e maestro;® e dimostra questo segno che elli debba dare buon consiglio con giustizia e drittura a ciascuno, al pòvaro, al ricco, con bocca e cuore et opara. 0 mercatante, che segno è il tuo? Sai 0 tu che fai la croce sopra al segno, che ti < Tutti gli altri Godei., 2 E scritto in questo modo colle vocali raddoppiate, che danno a quei vocaboli un suono lungo e strascinante; e ciò non senza ragione è usato dal Santo (M). 3 Così il nostro Testo e la stampa; ma tutti gli altri Codd., vede co- lai i vizi. ^ I medici di quei tempi usarono di portare nella berretta, o nel cap- puccio, una lascia alta di vaio, come si può vedere nelle pitture del secolo XV (M). s I (Undici, ossia i Dottori in ambedue le leggi, per quanto si può conoscere dalle antiche pitture, portavano di pelle d’ ermellino una fascia al cappuccio, ed una manteHetta che dal collo scendeva loro intorno fino al petto e alle spalle (M). [p. 13 modifica] dimostra quello segnoDimostra, che tu debbi fare la tua mercanzia sia pura e buona, e debbi dire il vero, con parole, con cuore, e con opare:^ la qual cosa si fa di rado o non mai. Colui che è partigiano, o guelfo o ghibellino, che die fare? Debba, per méttare il segno e l’arme sua in ogni onore che gli è possibile, méttarsi alla morte ogni dì mille volte, se bisogna, con bocca, con cuore e con opara. E questi tali so’ i veri servidori del diavolo; po- suerunt signa sua, signa. E questa sia per la prima coii’ clusione. Siconda conclusione è la malizia adorata. E tutte queste cose non hanno altra utilità all’anima, che con- dueiarla a casa del diavolo. La ragione tu l’hai udita, già, e quella medesima ragione serve a questa conclu- sione. Vediamo dunque T autorità e fesempio; l’autorità, prima. Dice Giovanni nel suo Apocalisse, il quale vidde le insegne che dovevano córrare ^ in Italia a bandiera spiegata. Ode il testo a littera, e come David dice: et non Gognoverunt, e Giovanni al nono cap. dice per coloro i quali è stato dimostrato, e non hanno voluto guardar- sene. Ncque egerunt poenitentiam de operibus manuum suarim, ut non adorarent daemonia et simidacra aurea, et argentea, et aerea, et lapidea, et lignea, quae ncque ridere possunt etc. Solevano i mercanti usare per seguo della loro ragione, come in qual- che modo usano oggi, certa specie di medaglie di ottone o di piombo, chia- mate tessere mercantili^ delle quali vedi il Mauui nei Sigilli antichi &ì\ Sellali nelle Zecche d’Italia del Zanetti. Queste tessere avevano da un lato la lettera iniziale del nome del mercante, sormontata da una croce; e dall’altro, o l’arme di famiglia, o un seguo di una fazione, come aquila giglio, od altro emblema qualunque (M). 2 Il Cod. Sen. 6, con parole, con Locca e opare. 3 II Cod. Sen, 5, córre; gii altri Codd. corrire. i Emendato il Testo col confronto della Vulgata. [p. 14 modifica] — Eliiio non fecero penitenzia dell’operazioni che elino avevavano fatte colle loro mani, che adoravano le imma- gini d’ oro, d’ argento, di rame, di pietra e di legno *; le quali cose non possono udire, nè vedere, nè parlare, nè oparare ninno sentimento. — E David ci s’ accorda molto bene, dove vedi che dice: Non cognoverimt sicut in exitu. Elino non cognobbero, come elino avevano adora- to il diavolo insino alla morte, e non se ne confessaro mai, e non ne fecero penitenzia. Ecci ninno che mai si confessasse di queste insegne e di queste parti? Se tu non te ne confessi e lèvile via, a casa calda ne vai. Soline morti di quelli che hanno tenute di queste parti e insegne, e non se ne so’ confessati 5 i quali hanno [te- nute di queste parti e insegne, i quali hanno] ^ tutti ado- rato il diavolo. Che così sia vero, Giovanni nel suo Apocalisse al xiiij cap. dice così, che le parole dell’An- giolo di Dio furon queste: Si quis adoraverit bestiam et imaginem ejus^ et acceperit characterem in fronte sua, ani in manu sua, et Me hibet de vino irae Dei, quod mixtum et mero in calice irae ipsius: — Se sarà chi adori la bestia, cioè la insegna di queste armi 0 insegne, cioè che sia di parti, e ara le carattere ^ nella fronte sua, cioè la insegna, dentro nella sua mente, 0 faccisi capo, ovvero la porta in mano con operazione: costui berà del calice dell’ira di Dio e del vino della sua indegnazione; — cioè, che quando verranno a morte, saranno cacciati colla mala- dizione di Dio alle pene eternali. E perchè? Tu l’hai udito: ^ quare non cognoverunt et non egerunt poenitentiam; 1 G]i altri Codd., d’ argento^ di pietre, di legno, di rame inaiireato. 2 Mancano al nostro Cod. e alla stampa le parole che son chiuse tra parentesi. 3 E il Cod. Seti. 6, la carattere. ^ Lo stesso Cod.: Il perché tu l’hai udito. [p. 15 modifica] perchè non liaiio voluto cognósciare il peccato, e non hanno voluto tornare alla penitenzia. — E qui hai potuto comprèndare apertamente la siconda conclusione: la malizia del diavolo adorare. ’ Terza; puoi vedere 1* ira del diavolo vendicata, dove dice: Sicut in exitii super summum. Che come il partigiano viene al ponto della morte, non se ne confessano e così passano di questo mondo. Dùe vai? ^ A casa del diavolo. Chi il sa meglio ch’ e’ preti e’ frati, i quali confessano? 0 prete, nelle confessioni che ti so" venute alle mani di coloro che so’ stati partigiani, vedesti che mai se ne fa- cessero coscienzia, o che e’ si ritirassero a dietro di tal peccato, 0 che mai ne facessero penitenzia? Io ti dico, se so’ morti in quel modo, tutti so* mal capitati. Io ho veduto già all’entrate delle case loro e delle loro porti, ® armi e insegne, le quali essi sempre portano nel cuore. Chi ha r aquila sbarrata grande: allora si può comprèn- dare e dire: — oh, quine è il grande diavolo! — Simile alle chiese, dove portano l’armi loro e la insegna loro collo stendardo, e so’ poste in alto, perchè sia in memo- ria di colui che è morto, ^ come egli ha seguito tale adorazione insino alla morte. Talvolta l’ho veduto insiuo a capo al crocifìsso. Allora quando io l’ho veduto, io ho detto: — o Signore Dio, oh, tu hai il diavolo sopra di te, il quale si può dire che ti piscia in capo! — Basta: basta. Considera ora tu, come costoro possono e debba- no capitare alla morte loro. Che dico io? Insino nella

  • Il Cod. Sen. 6; E qui hai potuto comprèndare la malizia del dia-

volo adorante. Invece il Cod. Sen 6: Ove va? - Il Cod. Sen. 6, ma forse erratamente, di loro parti. E il Milanesi annota; — Porti, per porte, idiotismo del volgare, non solo senese, ma di altre parti della Toscana. — 5 II Cod. Sen. 6 e il Pai., di coloro che sono ine morti. [p. 16 modifica] sipoltura portano lo Idio che eglino hanno adorato! Due se’ ito? — So’ ito col mio Signore; — può dire. La terza conclusione. Vanno loro, e anco conducano a casa del diavolo loro che la portano, coloro che la fanno, e coloro che la veggano. Chi porta tali insegne, o fa, o vede. Vediamo s’ io dico il vero. Colui che la vede, se egli è guelfo e vede l’arme ghibellina, e li domanda: — di chi è quest’ arme? — E saputolo, subito bastemmia l’arme e colui che la tiene e colui che la fece; et in questo modo comincia il perdono. E così per opposito: essendo ghibellino e l’arme guelfa, colui che la vede, bastemmia chi la tiene, chi la fece e chi le vuol bene, o all’arme o a ninno che la tenga. Se egli è ghi- bellino e vede l’arme ghibellina, e egli l’adora. Io ho veduto farne già tante pazzie, che è stata una confusione pure a vederlo, non che a farlo. Chè so’ stati di quelli che hanno fatto più reverenzia a quell’arme che eglino tengono, che non hanno fatto al vero corpo di Cristo; che quando l’hanno veduta, si so’inginocchiati, cavatosi il cappuccio, e ciò che hanno potuto fare d’ onore e re- verenzia. Non che tali armi o insegne faccino danno a chi le cognosce, ma elle fanno anco* danno a chi non le cognosce. Che sarà talvolta uno che vedrà un’ insegna o guelfa 0 ghibellina, e costui la considerarà, e subito s’accosta o a amarla o a odiarla: la quale insegna t’inse- gna poi ad andare a casa del diavolo. 0 dipentori che di- pignete tali armi e insegne, che dai cagione di peccare, sai che è detto di te? Qui occasionem damni dat^ damnum de- disse videtur. Questa è regola de jure: — ehi dà cagione di danno, è come se egli avesse dato il danno lui, — ed è

  • Anco, per anzi, fu proprio clol volgare sanese, e si trova in altri

scrittori, come nelle lettere di S. Caterina e in quelle del b. Giovanni Co- lombini si può vedere (Mj. [p. 17 modifica] tenuto a restituzione, se tal danno non fiisse soddisfatto da chi r ha fatto. Non vedi tn quanto danno tu fai? Le migliaia delle creature si perdono per fare tarè’insegna; e prima chi la fa dipègnare, colui che la dipègne, chi la vede, chi la tiene, chi l’ama,• tutti vanno a casa del diavolo. E però disse Favolo, I. cap. ad Romanos: Propter qiiod tradidit illos Deus in reprohim sensum: — Per la qual cosa Idio lo’ dà il sentimento cieco per modo, che non cognoscano qimllo che dovarebbero cognósciare; — chè lo’ dà il sentimento per modo, ch’ e’ caggiono nelli desi- deri loro, in bruttura e sozzura, e fanno il contrario di quello che dovarebbero fare. lo ho vedute già delle città, le quali non tengono ninna parte, delle quali è una Yinegia nè mai ne volse tenere ‘, e fanno molto bene. B anco so’ stato in assai e assai, dove si tengono et adorano, come voi vedete fare qui; e so" adorate da vechi e da giovani, da fanciulli, da donne, da piceli e da grandi; e tutti coloro che vanno dietro a questo, o vero sónno andati, tutti vanno a casa della mala ventura. Vuoi vedere quanti peccati se- guitano? Anco più; chè eglino violenzano ^ infine la Chiesa di Dio, dove solamente Idio die èssare adorato. Et essi v’ hanno fatto fare le dipenture e le statue coll’insegne, acciò che mai non eschino delle menti umane. CoH’esera- pio m’intendarai. Dice Buonaventura; Plus movent visa^ quam audita: — Più si tiene a mente quello che altri vede, che quello che altri ode. — Vuolo intèndare? 0 fanciulli, fan- ciulli, egli fu impiccato uno già più anni in tal lato; dico che come ora l’ho detto, poco poco sarà che non se ne ricor- daranno. Non lo dimenticarebbero tanto ratto, se l’aves» ^ Il Caci. Sen. 6, e il Pai., che mai non volse tenere 2 II Cod. Sen. 6, violentano. PRED. VOLG. DI S. BERNARDINO 2 [p. 18 modifica]sero veduto; perchè meglio si tiene a mente la cosa veduta, che la cosa udita. Così ha fatto il diavolo, per- chè questa cosa non si dimentichi; v’ ha fatte fare que- ste insegne, queste statue, queste bandiere; che insino nelle chiese, come vedete, si fa adorare. Queste cose voi le vedete tutto dì, non bisogna troppe prove. Il fine io te r ho detto: tutti a casa del diavolo. 0 donne, sótti morti de’ tuoi? Vuoi cognósciare se so’ salvi o danna- ti?—Sì. — Or mira. Se tu vedi le sue bandiere, le quali se egli l’ha tenute per parti, se tu ve le vedi, dì: — costui è di quelli del diavolo. — E però, citta- dini miei e voi donne, io voglio che voi udiate una orazione che io voglio fare stamane per l’anima del mio padre e della mia madre e de’ miei parenti. — Si- gnor mio lesu Cristo, io ti prego che se ’l mio padre 0 ìa mia madre, o niuno mio parente so’ morti con que- ste parti delle quali io parlo, io ti prego che per l’ani- ma loro non vaglia nè messa, nè orazione che mai io facesse a utile di ninno di loro. E anco ti prego. Signor mio, che se niuno di loro ha tenute parti insino alla morte, e non se,ne so’ confessati, che mille diavoli ab- bino le anime loro, e che mai per loro non sia reden- zione. — E quest’orazione è fatta per l’anime loro. Che parti, che guelfi, che pazzie so’ queste? 0, o, o. Monte sai ch’è? Uno monte di pazzi h Non ti dico altro. Sarà tenuto a mente poco. Se voi vedeste come io veggo io voi, il terreste più a mente che voi noi terrete. Hai tu veduto come i diavoli hanno saputo tener modo come e’ sieno adorati? — Sì. — E però dico che chi le segue, e chi le tiene, e chi le fa, et eziandio chi le vede. ^ lutcnde dei Monti o Ordini ne’ quali era divisa a quei tempi la città; cioè Gentiluomini, Nove, Dodici,.Riformatori e Popolo (M). [p. 19 modifica] tutti so’ a pericolo d’ andare a casa del diavolo, e tutti vi vanno, se la tengono insino alla morte. Vuoto vedere meglio? Quante cose si desiderano, solo per vederle I Un esemplo. Se una donna di voi si spogliasse innuda, e fosse costà ritta fra voi donne ^; a quanti uomini e donne credi che venisse tentazione? Io ti dico solo per vede- re: a molti e molti; e quanto più fusse bella, più sa- rebbero i tentati. Così voglio dire delle armi e delle insegne. Solo per vedere le insegne, e’ pennoni e sten- dardi dipinti, altri si viene a ricordare di colui che è morto; e così il viene o ad amare o a odiare. Così co- lui che non V ha cognosciuto, domanda: — chi fu co- stui? — E così saputolo, per la medesima via va. E in questo modo puoi vedere e intèndare, che in ogni modo vi si pecca. Hallo veduto? — Sì. — Non anco però tanto chiaro, quanto tu il vedrai. To’ le altre tre conclu- sioni Prima: tiene per fermo e per costante, che non è peggiore gente che quella che tiene queste parti, e più pazza. Sieonda: tiene per fermo e per costante, che non è stato sotto il cielo la più iniqua e pessima gente che questi cotali partigiani. Terzo: tien per saldo e per fermo e costante, che 1 Le donne ascoltavan la predica segregate dagli uomini, come se in chiesa fossero; costumanza rimasta nelle nostre campagne. Nei dipinti che ci rappresentano il Santo nell’atto di predicare in piazza, si vede che que- sta separazione ottenevasi col mezzo di una tela alta meno di un uomo, la quale divideva in due parti uguali lo spazio ch’ era dinanzi al pulpito. Alla destra del predicatore stavan le donne co’ loro lini bianchi in capo; alla sinistra gli uomini. 2 II Cod. Sen. 6 e il Cod. Pai. leggon così: quanto tu il vedrai co le tre conclusioni. Tùie V adire tre conclusioni. [p. 20 modifica]non è al mondo -il più pessimo e iniquo peccato ‘ di questo di chi tiene queste parti. La prima; dico, tiene per fermo e costante, che non è maggior pazzia in questo mondo, che quella di chi tiene parte di guelfo o ghibellino. E che questo sia vero, io tei voglio mostrare, e toccaràlo con mano. Vedi che uno di questi tali per difèndare la parte, egli si mette a pèrdare tutta la sua robba; e prima anco che voglia lassare la parte, egli lassarà la città propria con ogni robba che egli v’ ha dentro. Peggio; chè anco mettarà a pericolo di morte la sua ‘persona, prima che lassare la parte. Egli mette a pericolo la sua propria donna, e’ suoi propri figliuoli; egli mette a pericolo ogni suo bene. Egli mette a pericolo la sua persona d’èssare tagliato a pezzi e mortagghiado, sè e tutte le sue genti. S’io po- tesse per niun modo, io farei che tutti costoro che non si volessero arrecare alle ragionevoli cose, io li fai’ei tutti méttare in prigione, e che mai non n’uscirebbero, che eglino si condurrebbero a ben fare e non volendovisi recare, io ve li farei stentare dentro. Or va’, guarda nello Ecclesiastico al xxij cap. Gravabis super plumbumi et quod non est illi aliud nomen, nisi stuìtus. ^ Non predicò piu, perchè fu stroppiato da una grossa acqua che piobbe. 1 Meglio gli altri Cocld., il pih iniquo e pessimo peccato. - Cioè, orcliuauclo che mai nou uscirebbero di prigione, fino a che non si conducessero a ben vivere. 3 Ma la Volgata dice al vers. 17: Super plumhuni quid gravabitur Et quod illi aliud nornen quam fatuus?

Note

  1. È la quinta delle dieci prediche pubblicate dal Milanesi, e nella stampa ha il titolo: Delle parti e della dilezione del prossimo.
  2. Nei Codici, implet. Ep. ad Romanos., cap. xiij, v. 8.
  3. Il Cod. Sen. 6, conforme spesso al Palermitano: O donne, il debbi amare come te medesimo.
  4. Il Cod. Sen. 6, questo ha detto il frate a me.
  5. Gli altri Codd. invece, per gl’intendimenti.
  6. Il Cod. Sen. 6 ha costantemente dûe per dove. Ometteremo in seguito di notarlo.
  7. Il pred. Cod. legge: Uno dottore amaestrandoci dice così.
  8. Il Cod. Sen. 6, è pericolo.
  9. Lo stesso Cod., di parte guelfa o ghibellina.
  10. Il Cod. Sen. 6, a molte cose; il ghibellino all’aquila, il guelfo al giglio.
  11. Invece il Cod. Sen. 6, dice: a ciò ch’io vi parlarò, che io non parlarò io.
  12. Il Cod. Sen. 6, n’ha, cioè deve.
  13. Il Cod. Sen. 5: Portale. L’altro Cod. Sen. ., da portare.
  14. Salmo Ixxiij, v. 5.
  15. Il Cod. Sen. 6, quini.
  16. Salmo Ixxx, v. 13.
  17. Il Cod. Sen. 6: Io dìco, chi porta niuna arma distintiva.
  18. L’arme del popolo di Siena era ed è un leone d’argento in campo rosso. Quella del Comune è la Balzana, ossia lo scudo metà nero e metà bianco. L’insegna poi della città è la lupa coi gemelli; volendo significare o la favolosa origino di Siena da Roma, o la colonia romana dedottavi. Che Siena avesse origine da’ Romani è falso; vero che vi fosse dedotta una colonia, ma militare e non civile, ed ai tempi del primo o del secondo triunvirato (M).
  19. Le parole, ogni volta che, mancano al Cod. Sen. 6.
  20. Il Cod. Sen. 6, propone.
  21. Il Cod. Sen. 6: Qual è il maggiore onore di Dio ec.
  22. La Vulgata, dilectionem.
  23. Il Cod. Sen. 6, al parola.
  24. Lo stesso Cod.: viva la tale.
  25. Il Cod. Sen. 6, per Dio.
  26. Salmo xliij, v. 22.
  27. Gli altri Codd., tel dimostra.
  28. Il Cod. Sen. 6 e il Cod. Pal.: E come erano ec.
  29. Genesi, cap. III, v. 6.
  30. Il Cod. Sen. 6, sì fecero consiglio fra loro.
  31. I Codd. peribut in vece di, ibunt. Il Cod. Sen. 6 e il Cod. Pal.,, andaranno meglio che andarono.
  32. I Codd. aggiungono, et avium.
  33. Il Cod. Sen. 6, a uno pericolo.
  34. Così pure il Cod. Sen. 5. Gli altri Codd., ti conduce.
  35. Il Cod. Sen. 6, iscrisse.
  36. Il Cod. Sen. 6 e il Pal., de’ diavoli.