Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari II.djvu/28

20 predica decimasesta


non è al mondo il più pessimo e iniquo peccato1 di questo di chi tiene queste parti.

La prima; dico, tiene per fermo e costante, che non è maggior pazzia in questo mondo, che quella di chi tiene parte di guelfo o ghibellino. E che questo sia vero, io tel voglio mostrare, e toccaràlo con mano. Vedi che uno di questi tali per difèndare la parte, egli si mette a pèrdare tutta la sua robba; e prima anco che voglia lassare la parte, egli lassarà la città propria con ogni robba che egli v’ha dentro. Peggio; chè anco mettarà a pericolo di morte la sua persona, prima che lassare la parte. Egli mette a pericolo la sua propria donna, e’ suoi propri figliuoli; egli mette a pericolo ogni suo bene. Egli mette a pericolo la sua persona d’èssare tagliato a pezzi e mortagghiado, sè e tutte le sue genti. S’io potesse per niun modo, io farei che tutti costoro che non si volessero arrecare alle ragionevoli cose, io li farei tutti méttare in prigione, e che mai non n’uscirebbero, che eglino si condurrebbero a ben fare2; e non volendovisi recare, io ve li farei stentare dentro. Or va’, guarda nello Ecclesiastico al xxij cap. Gravabis super plumbum: et quod non est illi aliud nomen, nisi stultus.3

Non predicò più, perchè fu stroppiato da una grossa acqua che piobbe.



  1. Meglio gli altri Codd., il più iniquo e pessimo peccato.
  2. Cioè, ordinando che mai non uscirebbero di prigione, fino a che non si conducessero a ben vivere.
  3. Ma la Volgata dice al vers. 17: Super plumbum quid gravabitur Et quod illi aliud nomen quam fatuus?