Poichè al forte cavaliero
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XLVI
AL SIG. BERNARDO CASTELLI.
Poichè al forte cavaliero,
Che sì fiero
Delle donne era nemico,
Fatto fu per l’oste ispano
5Chiaro e piano,
Quanto elle hanno il cor pudico.
Infra i risi, infra i diletti
Di quei detti
Apparv’uom d’edera adorno,
10Che sul monte di Permesso
Assai spesso
Usò far dolce soggiorno.
D’aureo vin coppa gemmata
Coronata
15Con la destra alta tenea,
E giocondo il petto, e ’l ciglio,
E vermiglio
Tutto il volto, alto dicea:
Scenda qui fiamma celeste,
20Che funeste
Qual troncar vorria la vite,
Alma vite, onde vien fuore
Il licore
Da bear le nostre vite.
25Sfortunato, sventurato,
Bestemmiato,
Ben nel mondo è quel terreno,
Nel cui sen non si produce
Questa luce,
30Questo néttare terreno.
Di qui vengono agli amanti
Risi e canti
Nel dolor dell’empia sorte:
Di qui vengono a’ guerrieri
35Fier pensieri
Nell’orror dell’empia morte.
Quale al mondo avria dolcezza
La ricchezza
Senza aver questo tesoro?
40E non son tutti felici
I mendici,
Se son ricchi di quest’oro?
Evoè padre Lico,
Tioneo,
45Bromio, Bacco, Dionigi:
Evoè padre Leneo,
Bassareo,
Ecco io seguo i tuoi vestigi.
Evoè tutto ederoso,
50Pampinoso;
Ecco movo i passi erranti,
E di nebride coperto,
Nel deserto
Vo’ cantar fra le Baccanti.
55Evio ancor non era nato,
Che infiammato
Giove orribile scendea,
E dell’alte fiamme accense
Arse e spense
60L’alma vergine Cadmea.
Di qui l’inclito fanciullo,
Che trastullo
Pur non nato ebbe di fiamma,
Se con altri o scherza, o giuoca,
65Ei l’infoca,
E lo fulmina, e l’infiamma:
Ma se il mondo ha schifo il core
Di furore,
Di Niseo l’orme abbandoni,
70Che io per me vo’ che le vene
Mi sian piene
E di turbini, e di tuoni.
Su di Tirso arma la mano,
Gran Tebano,
75Sgombra il vulgo a me davanti:
Su, che il sangue or ferve, e spuma,
E m’impiuma
Le parole, ond’io ti canti.
Ma com’è, ch’or io rimiri,
80Che si giri
Per lo cielo un doppio Sole?
Mugghia l’aria, e seco insieme
Il mar freme
Più feroce, che non suole.
85Oh che nembi! oh come bruna
Notte aduna
La caligine d’intorno!
Deh dormiam finch’esca fuora
L’alma Aurora
90A menarne il nuovo giorno.
Buon Castel, con sì fatt’arte
In gran parte
Tranquillossi il Saracino:
Or se mai t’assal dolore,
95Arma il core
Di bel canto, e di buon vino.