Poesie della contessa Paolina Secco-Suardo Grismondi/Traduzione d'una epistola in versi francesi di M. Chamfort

Traduzione d'una epistola in versi francesi di M. Chamfort

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Traduzione d'una epistola in versi francesi di M. Chamfort
Il globo areostatico Addio alle muse

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TRADUZIONE D’UN EPISTOLA

IN VERSI FRANCESI

DI M. CHAMFORT


Lasciate il vostro placido soggiorno
     Lasciate Amori, e ad un più dolce asilo
     Figli vezzosi del piacer, volate
     Ove abita la bella mia Zelmira.
     5Perchè tra le sue braccia a piedi suoi
     Perchè mi è tolto di seguirvi? andate;
     Giust’è che sol tra voi viva Zelmira;
     Geloso io non sarò di voi rivali.
     A quel tenero oggetto ond’io tutt’ardo
     10Voi mi richiamerete; altro ad un core
     Fuor che l’amante non può dar confortò;
     Partite adunque; di Zelmira i passi
     Tutti seguite, ed alla sua bellezza
     Sulla fresca verzura un trono ergete.
     15Ama Zelmira i prati, e le solinghe
     Strade, e dei verdi rami il tetto, e l’ombra.
     Udite; se Zelmira in grembo ai fiori

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     Sotto gli arbori assisa onde fuggire
     Del mezzo giorno le voraci fiamme
     20Pensosa si presenta agli occhi vostri,
     E forse ancora me chiamando a nome,
     Vesta di voi il più sincero e fido
     Le mie sembianze, e a lei così ragioni:
     Io son colui che ti ama, io son che il troppo
     25Lungo tratto varcai che ne divide
     Sol per giurarti il più costante ardore:
     Le mie promesse odi o Zelmira, il Cielo
     Non chiamo in testimon, si ride ei spesso
     Degli spergiuri, e delle fedi infrante.
     30Zelmira io chiamo e la natura tutta
     Che per Zelmira è più ridente e vaga,
     Per testimonio de miei caldi voti.
     Pria sotto l’ombra i teneri augelletti
     Volgano moribondi in mesti lai
     35Il lor canto amoroso; e gli arbor privi
     Del nutritivo umor cadan languenti;
     Pria nell’oscure selve un odor grave
     Mettan di tosco impuro i fior già pregni
     Di soave profumo, onde le industri
     40Api trasser sovente un nettar dolce;
     Pria delle fonti, e de’ ruscelli l’acque,
     E l’erbe delle valli, e delle apriche
     Piagge i tesori; pria confuso e avvolto

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     Tutto si giaccia in una eterna notte
     45Che l’alma mia ti lasci, o che infedele
     Il mio pensiere, il guardo mio ti fugga.
     Alle promesse, Amor, leggiadri Amori
     De’ baci unite il pegno, e degli amplessi
     Il vivo foco, e i più teneri sensi
     50Del mio cor degni, e di colei che adoro»
     Di vaghi fiori le fregiate il crine,
     Come di ornarsi a lei piacque talora.
     Ben mi rimembra, e i fior più vaghi il vanto
     Perdean vicini al suo gentil sembiante;
     55Ornate pure, ornate il bianco seno,
     Ma le mie forme a tale ufficio intesi
     Serbate ognor. Spiegate il voi, partite....
     Ah! di me spesso le ridite il nome.