Poesie della contessa Paolina Secco-Suardo Grismondi/Alla serenissima real principessa Maria Carlotta di Sardegna per le augustissime sue nozze col serenissimo principe Antonio di Sassonia

Alla serenissima real principessa Maria Carlotta di Sardegna per le augustissime sue nozze col serenissimo principe Antonio di Sassonia

../Allo stesso colle parole finali di un suo sonetto sulla presa di Belgrado ../Nell'occasione delle nozze del nobile signor conte Alberto Pompei e della nobile signora contessa Teodora Lisca IncludiIntestazione 3 aprile 2022 75% Da definire

Alla serenissima real principessa Maria Carlotta di Sardegna per le augustissime sue nozze col serenissimo principe Antonio di Sassonia
Allo stesso colle parole finali di un suo sonetto sulla presa di Belgrado Nell'occasione delle nozze del nobile signor conte Alberto Pompei e della nobile signora contessa Teodora Lisca

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ALLA SERENISSIMA REAL PRINCIPESSA

MARIA CARLOTTA

DI SARDEGNA EC. EC.

PER LE AUGUSTISSIME SUE NOZZE

COL SERENISSIMO PRINCIPE

ANTONIO DI SASSONIA EC. EC.1


ALTEZZA REALE


Qual fausto Genio a ripigliar m’invita
     L’abbandonata cetra, e vuol ch’io sciolga
     Per te, Vergin regale, inni festosi
     Da questi labbri miei, che riverenza
     5Ed un sacro timor frenar dovrebbe?
     Ah ben io lo ravviso, il Genio è questo,
     Che a lato erami pure allor che lunge
     Dal patrio suol peregrinando, un vago
     Desio mi scorse ad ammirar da presso
     10Il tuo gran Genitor, che de’ suoi merti
     Il mondo tutto ha pieno, e che la gloria
     De’ più famosi Regi emula, e vince.
     Io vidi allora, e nella mente impressa

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     L’alta idea pur ne serbo, io muover vidi
     15Dall’augusto suo volto immensi raggi
     Di quel marzio valore, ond’Ei guernito
     Per dirupate vie del Padre al fianco
     Già i fier nemici assalse, e di quel dolce
     Paterno amor, che or fa lungo la Dora
     20L’arti belle fiorir, rider la pace,
     Suoi popoli a bear mai sempre inteso
     Oh! quante voci udii di plauso e gioja
     Ridir su quelle avventurate rive
     Del lor Monarca il nome, e della eccelsa
     25Borbonia Dea, che dagl’Ispani lidi
     Per man di amor guidata a Lui già venne
     Di lieti giorni apportatrice, e tutta
     L’Italia rallegrò, che al Ciel chiedea
     Un ordin nuovo di Sabaudi Eroi.
     30Io te pur vidi allor Vergine illustre
     Gir de’ tuoi chiari Genitor su l’orme
     In sì tenera età già fatta obbietto
     De’ più bei voti, e de’ più grandi augurj.
     Bellezza crebbe in Te: di propria mano
     35Ti adornaron le Grazie: entro al tuo seno
     Come in suo regno ad albergar discese
     Ogni virtù più eletta; e tutti a gara
     Ti fur dei doni lor gl’Iddii cortesi.
     Dal suo stelo così purpurea rosa

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     40Entro a vago giardin sorge più bella,
     Se l’è amica la terra, e col suo fiato
     L’aura la molce, e il sol l’educa, e il rio.
     Amor, che sempre in suo pensier rivolge
     Nuovi trofei, su tanti pregi il guardo
     45Fissò giulivo, e ne’ begli occhi tuoi,
     Benchè a Te ignoto, preparò lo strale,
     Che là su l’Elba poi dovea volando
     Portar di un chiaro augusto Prence al petto
     Una soave irreparabil piaga.
     50Ed ecco già quel giovinetto Eroe
     Per te avvampa ferito, e Te da lunge
     Con ardenti sospir chiede ed affretta,
     E d’ingrata lentezza i giorni accusa.
     Odi amabil Donzella i prieghi suoi,
     55Odi gl’inviti d’Imeneo, che lieto
     Con felici catene a Lui ti strigne,
     Ed odi Amor che dipartir non vuole
     Più dal tuo fianco, e rammentarti or gode
     A parte a parte del tuo Sposo i pregi;
     60Qual nobile beltà leggiadro il renda,
     Quale il cinga valore, ond’Esso mille
     Mietere ognor saprà palme onorate,
     O a bei placidi studj amica pace,
     O Marte il chiami a bellicose imprese.
     65Oh! qual da Coppia sì diletta al Cielo,

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     E sì cara ad Amor, fulgida schiera
     Uscir dovrà di generosi figli!
     Oh! quanta gloria, oh quai giorni sereni
     Da sì beato avventuroso nodo
     70Il Sassonico suol festoso attende!
     Ma deh! Vergin regale, oggi che Italia,
     Lamagna, il Mondo tutto in suon di gioja
     È le tue Nozze a celebrar rivolto,
     A me perdona, se gli accenti miei
     75Levare osai fra tante voci, e tante,
     Che il tuo Nome eccheggiar fanno d’intorno.
     Io (ciò che puote pastorella umìle)
     Serto di fior silvestri a Te sacrai:
     Tu benigna l’accogli, e insiem t’appresta
     80Ad ascoltar de’ semplici pastori
     I voti figli di un sincero affetto,
     Che li fe sempre a Numi esser più cari.


Note

  1. [p. 231 modifica]Stampati in un ben ornato volume furono questi versi presentati da Lesbia alla Real Principessa nel passaggio che questa fece per Bergamo li 3. ottobre del 1781. recandosi a marito in Germania: l’Autrice fu regalata dal Re di Sardegna di un ricco Souvenir d’oro.