Poesie della contessa Paolina Secco-Suardo Grismondi/Alla serenissima real principessa Maria Carlotta di Sardegna per le augustissime sue nozze col serenissimo principe Antonio di Sassonia
Questo testo è completo. |
◄ | Allo stesso colle parole finali di un suo sonetto sulla presa di Belgrado | Nell'occasione delle nozze del nobile signor conte Alberto Pompei e della nobile signora contessa Teodora Lisca | ► |
ALLA SERENISSIMA REAL PRINCIPESSA
MARIA CARLOTTA
DI SARDEGNA EC. EC.
PER LE AUGUSTISSIME SUE NOZZE
COL SERENISSIMO PRINCIPE
ANTONIO DI SASSONIA EC. EC.1
ALTEZZA REALE
Qual fausto Genio a ripigliar m’invita
L’abbandonata cetra, e vuol ch’io sciolga
Per te, Vergin regale, inni festosi
Da questi labbri miei, che riverenza
5Ed un sacro timor frenar dovrebbe?
Ah ben io lo ravviso, il Genio è questo,
Che a lato erami pure allor che lunge
Dal patrio suol peregrinando, un vago
Desio mi scorse ad ammirar da presso
10Il tuo gran Genitor, che de’ suoi merti
Il mondo tutto ha pieno, e che la gloria
De’ più famosi Regi emula, e vince.
Io vidi allora, e nella mente impressa
L’alta idea pur ne serbo, io muover vidi
15Dall’augusto suo volto immensi raggi
Di quel marzio valore, ond’Ei guernito
Per dirupate vie del Padre al fianco
Già i fier nemici assalse, e di quel dolce
Paterno amor, che or fa lungo la Dora
20L’arti belle fiorir, rider la pace,
Suoi popoli a bear mai sempre inteso
Oh! quante voci udii di plauso e gioja
Ridir su quelle avventurate rive
Del lor Monarca il nome, e della eccelsa
25Borbonia Dea, che dagl’Ispani lidi
Per man di amor guidata a Lui già venne
Di lieti giorni apportatrice, e tutta
L’Italia rallegrò, che al Ciel chiedea
Un ordin nuovo di Sabaudi Eroi.
30Io te pur vidi allor Vergine illustre
Gir de’ tuoi chiari Genitor su l’orme
In sì tenera età già fatta obbietto
De’ più bei voti, e de’ più grandi augurj.
Bellezza crebbe in Te: di propria mano
35Ti adornaron le Grazie: entro al tuo seno
Come in suo regno ad albergar discese
Ogni virtù più eletta; e tutti a gara
Ti fur dei doni lor gl’Iddii cortesi.
Dal suo stelo così purpurea rosa
40Entro a vago giardin sorge più bella,
Se l’è amica la terra, e col suo fiato
L’aura la molce, e il sol l’educa, e il rio.
Amor, che sempre in suo pensier rivolge
Nuovi trofei, su tanti pregi il guardo
45Fissò giulivo, e ne’ begli occhi tuoi,
Benchè a Te ignoto, preparò lo strale,
Che là su l’Elba poi dovea volando
Portar di un chiaro augusto Prence al petto
Una soave irreparabil piaga.
50Ed ecco già quel giovinetto Eroe
Per te avvampa ferito, e Te da lunge
Con ardenti sospir chiede ed affretta,
E d’ingrata lentezza i giorni accusa.
Odi amabil Donzella i prieghi suoi,
55Odi gl’inviti d’Imeneo, che lieto
Con felici catene a Lui ti strigne,
Ed odi Amor che dipartir non vuole
Più dal tuo fianco, e rammentarti or gode
A parte a parte del tuo Sposo i pregi;
60Qual nobile beltà leggiadro il renda,
Quale il cinga valore, ond’Esso mille
Mietere ognor saprà palme onorate,
O a bei placidi studj amica pace,
O Marte il chiami a bellicose imprese.
65Oh! qual da Coppia sì diletta al Cielo,
E sì cara ad Amor, fulgida schiera
Uscir dovrà di generosi figli!
Oh! quanta gloria, oh quai giorni sereni
Da sì beato avventuroso nodo
70Il Sassonico suol festoso attende!
Ma deh! Vergin regale, oggi che Italia,
Lamagna, il Mondo tutto in suon di gioja
È le tue Nozze a celebrar rivolto,
A me perdona, se gli accenti miei
75Levare osai fra tante voci, e tante,
Che il tuo Nome eccheggiar fanno d’intorno.
Io (ciò che puote pastorella umìle)
Serto di fior silvestri a Te sacrai:
Tu benigna l’accogli, e insiem t’appresta
80Ad ascoltar de’ semplici pastori
I voti figli di un sincero affetto,
Che li fe sempre a Numi esser più cari.