Poesie (Fantoni)/Odi/Libro I/XLIX. A Paolo Luigi Raby
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XLIX
A Paolo Luigi Raby
Per le nozze di Giulio Mattoni e di Teresa Bruna.
(1796)
Non piú la misera Dora guerriera
reca all’Eridano sanguigna l’onda,
né miete barbara turba straniera
l’erbosa sponda.
5Non alle teutone squadre tributo
le meste portano genti sdegnose,
non l'util piangono sposo perduto
le afflitte spose.
Di pugne strepito dagli antri cupi
10dell’alpi cozie piú non rimbomba,
non s’ode fremere dall’alte rupi
gallica tromba.
Ride dai svizzeri monti al profondo
seno del Tanaro gioia vivace,
15vibrò sui squallidi campi fecondo
raggio la pace.
La falce livida, deposto il brando,
affila placido il mietitore;
canta la rustica plebe danzando
20inni d’amore.
— Pace! — risuonano la valle e il monte,
e fin tra i taciti silvestri orrori;
— Pace! — sul margine gridan del fonte
ninfe e pastori.
25Fugge Discordia da queste arene
a udir di giubilo le voci ignote,
sui nuovi talami pronubo Imene
la face scuote.
Giá i sposi scendono, Raby, dal colle:
30sveglia la stridula fiamma, prepara
l’onda, e dell’umide pafie corolle
cingi quell’ara.
Giá su l’erculeo garzon che l’ama
volge la vergine gli occhi loquaci,
35e con ingenuo sorriso chiama
timida i baci.
Ridente genio d’amore aleggia
sul labbro al cupido giovin bramato,
di cui sul morbido crine verdeggia
40serto onorato.
Tronca ogni indugio: dei fidi amanti
santa amicizia le destre annodi,
e su le liriche corde tremanti
desti le lodi.
45Congiunte in cerchio danzin cantando
donzelle e giovani dell’ara intorno,
la casta Venere lieti invocando,
madre del giorno.
Ma, oimè, che torbido freme vicino,
50mentre qui scherzasi, nembo di guerra,
e incerta palpita del suo destino
l’itala terra.