Poesie (Fantoni)/Odi/Libro I/L. A Glauco Masi
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L
A Glauco Masi
(1799-1802)
Masi, non sempre facili
son ministri d’amore oro e bellezza,
né sempre valgon lagrime
e molle ossequio a impietosir chi sprezza.
5Pria che si unisca a Licida
la bionda Foloe, s’uniranno in pace
e la colomba al milvio,
e la timida damma al cane audace.
Si piacque al fato e a Venere,
10che annoda i cor sotto diverso giogo,
altri sferzando barbara,
altri mite guidando infíno al rogo.
A me sorrise placida,
e di Nice alla mia l’anima strinse:
15Nice guatommi e, timida,
di modesto rossor tutta si tinse.
Da quell’istante amabile
di corrisposta fiamma ardo soave,
né d’erma solitudine
20il silenzio e l’orror seco m’è grave.
Del volgo ignoto al vigile
sguardo maligno e al bisbiglio molesto,
vivo d’amor nutrendomi
del mèl ch’ei stilla, e i baci ai baci innesto.
Copra d’amiche tenebre
la notte il cielo o lo incilestri il giorno,
regna al mio fianco, e docile
sempre ha le grazie e la modestia intorno.
Ti volgi, amico: scendere
dal colle dei ginepri io la rimiro!
Ve’ come il sen le palpita,
e sul labbro d’amor spunta il sospiro!
In preda all’aure instabili,
il bruni-biondo crin l’erra disciolto,
ricco panier di fragole
reca, ed ha molle di sudore il volto.
Cara, t’assidi; adagiati
su questo cuor: Glauco il sudor ti terga;
indi d’annoso «malaga»
le raccolte da te fragole asperga.
Quel dì serbai quest’anfora,
in cui facil ridesti al nostro ardore:
tu liba il primo calice,
io un amplesso votivo offro ad Amore.