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Odi varie - La Poesia dei secoli cristiani

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Luigi Carrer - Poesie (XIX secolo)
Odi varie - La Poesia dei secoli cristiani
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ODI VARIE.


LA POESIA DEI SECOLI CRISTIANI.

Nata in seno alla notte profonda
     Di boscaglie e castelli romiti
     Fra le giostre e i festosi conviti.
     4Le vendette e l’orgoglio guerrier;

All’etade d’imprese feconda,
     Di perigli, di mostri, d’incanti.
     Di campioni, e di vergini erranti
     8Sole in groppa a fatati destrier;

Tra le guerre cresciuta e gli assalti,
     Onde il secol feroce fu spento,
     E la plebe dal sonno suo lento
     12L’incallita cervice levò

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Quando, strutte le torri e gli spalti,
     Venner meno i superbi baroni,
     E tra l’ombre d’arcane prigioni
     16Improvvisa la luce calò:

Tempo è alfin che rïina tu sorga,
     E rassuma lo scettro e le bende;
     Già la splendida bile t’accende,
     20Che il maggior Ghibellino scaldò;

E negli antri muscosi di Sorga,
     Presso un fonte, tra l’ôra, tra i rami
     Ne’ sospiri la bella richiami,
     24Per cui tanto si pianse e cantò.

Pari all’agile fiato d’Aprile,
     Che ne’ torpidi germi s’induce,
     Quando aperte alla tepida luce
     28Il for primo le foglie non ha,

Ne’ rei petti uno spirto gentile
     Spegne i semi d’antico livore;
     Uno spirto di gloria e d’amore
     32Molce l’alme, e pietose le fa.

Già di Brenno e d’Arminio l’erede,
     La ferocia deposta natia,
     S’alza ratto e alla terra s’invia,
     36Che sì dolce loquela sortì;

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E la terra felice rivede,
     Soggiogato all’impero de’ carmi,
     In cui servo all’impero dell’armi
     40Morse l’avo la polvere un dì.

Sono, Italia, i tuoi soli pur vaghi!
     I tuoi piani son pure giocondi!
     Di fontane, di belve, di frondi
     44Fu benigna Natura con te.

Di giardini, di ville, di lagbi
     T’ingemmò come giovane sposa,
     E la cinta dell’Alpi famosa,
     48E due mari a difesa ti diè.

Ogni fior ti consente il terreno;
     E dei vati la sacra favilla
     Della vivida luce è scintilla
     52Che dall’alto ti piove il tuo sol.

Finchè il giorno t’arrida sereno,
     Tu de’ canti sarai la regina;
     Nè quel lauro paventa rüina,
     56Che Dio stesso piantò nel tuo suol.

D’ogni terra i magnanimi figli
     Ascoltaro di Pietro la voce;
     Nei vessilli spiegata la Croce,
     60D’Oriente i tiranni fugò.

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Tutta Europa convenne ai perigli,
     All’onor del conquisto sacrato;
     Ma fu solo, fu nostro Torquato
     64Che le glorie d’Europa cantò.

Tralignata dai padri gagliardi
     Un’età scorre ignota alla fama;
     Che più i cantici patrii non ama,
     68Perchè patria nè cor più non ha.

O Torquato, all’età de’ codardi
     Mi ritoglie il tuo carme sovrano;
     Penso al duce che pugna lontano
     72Ecco, ei viene, sugli occhi mi sta.

La criniera dall’elroo gli cade
     Per le spalle d’acciaro lucenti,
     E veloce sui campi crüenti
     76Dal cavallo si lascia portar.

Tra le frecce volanti e le spade
     Urta ov’arde la mischia più folta,
     E alla furia de’ colpi s’ascolta
     80Cupamente lo scudo sonar.

Ma la bella, sul lido rimasta
     Coll’addio del guerriero fedele,
     Guarda al mare, d’acute querele
     84Empie l’aure, e conforto non ha.

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Tergi, o bella, la lagrima casta,
     Di festive ghirlande t’adorna;
     Il tuo fido dall’Asia ritorna,
     88Liberata la santa città.

Ma l’antica ferocia or condanna,
     E di mite l’età si dà vanto;
     Più subietto dell’epico canto
     92Or la sacra congiura non è.

Pur amore le vergini affanna,
     E si mesce alle danze furtivo;
     Pur di gloria e di morte cattivo
     96Non discorda mai l’uomo da sé.

Tra le angosce, onde afflitto si lagna,
     Varca l’uom questa flebile valle;
     La speranza l’incalza alle spalle,
     100Lo ributta di fronte il timor.

E la cetra de’ casi compagna,
     Onde all’uomo s’intreccia la vita,
     Le dubbiezze dell’alma smarrita
     104Sperde o tempra con vario tenor.

Ma fra strane antichissime genti
     Chi materia di carmi rintraccia,
     Fumo, nebbia, fantasime abbraccia,
     108E ludibrio alle genti si fa.

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Folli Dei su l’Olimpo sedenti
     Più la terra ricompra non sogna,
     E l’oscena vetusta menzogna
     112Vôta suona, e concetto non ha.

Odio il verso che spunta restio
     Della mente con lungo tormento,
     Odio il verso che finge l’accento
     116D’un affetto che in core non fu.

Odio il verso che imbelle desio
     Delle verdi negate corone
     Colle sparte reliquie compone
     120Di canzoni d’eterna virtù!

Odio il verso che stanca la mente
     Di scïenza con vano apparecchio
     Odio il verso che sazio l’orecchio,
     124Ma digiun l’intelletto lasciò.

Sacra fiamma, verace sorgente
     All’ingegno di vita e d’amore,
     Manifesta tu parli al mio core,
     128Ma narrarti la lingua non può.