Poesie (Carrer)/Ballate/Il Lamento
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IL LAMENTO.
Col novo maggio che l’orto infronda,
Che l’aure amiche chiama sull’onda,
Il cor afflitto, che al gaudio agogna,
Il termin sogna — de’ giorni grami;
5Ma tu non m’ami!
E quando un bianco raggio di luna
L’azzurro inforsa della laguna,
Preso sembiante d’augel ramingo,
L’aure lusingo — de’ miei richiami;
10Ma tu non m’ami!
Te vista appena, veder credei
Spuntar la meta de’ voti miei;
E l’atra tela della mia vita
Rifarsi ordita — di rosei stami;
15Ma tu non m’ami!
Hai bruno il crine, leggiadro il viso,
Più che sul labbro negli occhi il riso,
A chi rivolgi benigno un detto
Maggior diletto — non fia ch’ei brami.
20Ma tu non m’ami!
O m’ami quando da te lontano
Mi pensi afflitto, m’aspetti invano;
S’io giungo alfine, se a te da presso
Gemo sommesso, — folle mi chiami,
25E più non m’ami!
Amami! e teco gioia ed ambascia
Aver comuni sempre mi lascia;
Altri fra il cruccio d’assidue cure
Ottenga pure — scettri e reami;
30Sol che tu m’ami!
Cinto il mio nome d’oblio profondo
Pera per sempre, s’ignori al mondo;
Anzi calunnia di tosco rio
Il nome mio — sparga, ed infami;
35Sol che tu m’ami!
Rapida e lieta mi parrà questa,
Finor sì lenta, vita funesta;
Da qual v’ha fato più acerbo e crudo
Mi farò scudo — de’ tuoi legami;
40Sol che tu m’ami!