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IL LAMENTO.


Col novo maggio che l’orto infronda,
     Che l’aure amiche chiama sull’onda,
     Il cor afflitto, che al gaudio agogna,
     Il termin sogna — de’ giorni grami;
                                        5Ma tu non m’ami!

E quando un bianco raggio di luna
     L’azzurro inforsa della laguna,
     Preso sembiante d’augel ramingo,
     L’aure lusingo — de’ miei richiami;
                                        10Ma tu non m’ami!

Te vista appena, veder credei
     Spuntar la meta de’ voti miei;
     E l’atra tela della mia vita
     Rifarsi ordita — di rosei stami;
                                        15Ma tu non m’ami!

Hai bruno il crine, leggiadro il viso,
     Più che sul labbro negli occhi il riso,
     A chi rivolgi benigno un detto
     Maggior diletto — non fia ch’ei brami.
                                        20Ma tu non m’ami!