Poemetti drammatici/La tentazione di Gesù
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LA TENTAZIONE DI GESÙ
Pianura alta e deserta, sparsa di sterpi, di sassi, di qualche breve specchio d’acqua lucida e morta. In mezzo a quella Gesù, che vestito di candida stola, diritto ed immobile, contempla la città di Gerusalemme, prostesa all’orizzonte, adombrata sui purpurei bagliori del tramonto. Nessun prossimo vestigio di vita umana e di umane opere: solitudine vacua, silenzio profondo. Repentinamente appare accanto a Gesù la torbida, obliqua, sgomentosa figura di Satana. Gesù lo fissa in volto, senza proferire parola.
satana.
Si spegne il giorno: cosi solo in questa
Landa selvaggia tu dimori?
gesù.
Solo
Non son.
satana.
Deserto è il loco: altr’io non veggo
Fuor che sterpi e macigni, ove s’annida
Col ramarro la vipera. Non temi?
gesù.
E che devo temer?
satana.
Solo tu sei.
gesù.
Solo non son.
satana.
Teco chi è?
gesù.
Lo spirto.
satana.
Quale?
gesù.
Lo spirto che increato vive
E dà vita al creato.
satana.
Ei teco? — Dimmi:
Non t’incusse stupor la repentina
Mia comparsa al tuo fianco?
gesù.
No.
satana.
Qual io
Mi sia t’è noto?
gesù.
Sì.
satana.
Io l’esser tuo
Male accarno. — Chi sei?
gesù.
Nol vedi? un uomo.
satana.
Tale sembri all’aspetto: or come in questo
Deserto vivi senza prender cibo,
Nè mai le membra ristorar col sonno?
gesù.
Pochi i bisogni miei.
satana.
— Molte fiate
Invisibil d’attorno io già ti venni.
gesù.
Me n’accorsi.
satana.
Davver?...
gesù.
Che vuoi?
satana.
— Salvarti.
gesù.
Tu me?
satana.
Fors’altri mal t’inspira. Incauto
Opri e favelli. Alla malnata plebe
Perchè sempre ti mesci? a che l’aizzi
Con l’acceso tuo dir, coi nomi vani
Di giustizia e di pace, e con promesse
Che attener non potrai? Corrotto è il mondo
Sin nel midollo e la sciagura umana
Più riparo non ha.
gesù.
Forse.
satana.
Diffida
Della garrula plebe: è l’umor suo
Più mutabil che l’onda; incerto sempre
L’amor, l’odio, il consiglio. Oggi t’acclama;
Ti lapida doman.
gesù.
Di chi fidarmi
Dunque dovrò?
satana.
Sol di te stesso. Vivi
Per te solo.
gesù.
Ed a che?
satana.
Viver felice:
Tale e non altra è la ragion di tutta
La vita.
gesù.
E chi farà ch’io sia felice?
satana.
Tu stesso: — io; — se m’adori.
gesù.
Io te?
satana.
Son molti
Gli adoratori miei.
gesù.
Tel credo. E come
Felice mi farai?
satana.
Son molti i modi
Del mio poter: quello userò che meglio
Al genio tuo s’avvenga. Odi?
gesù.
T’ascolto.
satana.
Giovine sei, d’eletta forma e quale
La timidetta vergine talora
Vagheggia in sogno. Dell’amore il saggio
Perchè non fai? Delizioso frutto
Quel della donna! ed ogni voglia appaga.
Mira.
Nell’aria oscurata passano lentamente imagini lascive di bellissime donne, ignude o mezzo discinte, coronate di fiori.
satana.
Non ardi?
gesù.
No. Penso che troppo
Fuggevol cosa e troppo vana è quella
Loro sembianza.
satana.
E sia. Forse un ricordo
D’Eva madre t’agghiaccia:... antiche fole!...
Altro dunque t’alletti. — Oro ed argento
E vaghe gemme preziose in copia
Nelle viscere sue chiude la terra.
Io qui gli offro al tuo sguardo. Un cenno e d’ogni
Cosa signor ti fo.
Subitamente tutt’all’intorno il terreno rifolgora d’oro, d’argento e di gemme ammucchiate.
gesù.
Signor di tanta
Ricchezza sei?
satana.
Ben d’altra.
gesù.
E sei felice?
satana.
A me non fa mestier; ma all’uom può molto
La ricchezza giovar. L’oro una grande
Virtù possiede, e non è cosa al mondo
Che al trĩonfale suo poter non ceda.
Se tu l’hai, tutto avrai. Più d’ogni legge
La tua voglia varrà; più ’l tuo capriccio
D’ogni ragion. Ti sarà schiavo ognuno
E potrai far quanto t’aggrada.
gesù.
Eppure
Con tutto l'oro ch’è sotto la luna
Far non potrò che chi m’aborre m’ami.
satana.
Difficil sei da contentar. — Vaghezza
Hai tu forse di scettro e di corona?
Nobile brama veramente e degna
D’uom d’alti sensi. Ecco, a’ tuoi sguardi io scopro
Le metropoli e i regni.
Appajono tutt’intorno all’orizzonte città vaste e pompose, con multiforme e lucida meraviglia di moli superbe, di lussurianti giardini.
gesù.
E le rovine?
satana.
Floridi regni gloriosi. Eleggi
Quale trono è più alto, e pria che aggiorni
Io ti pongo su quello.
gesù.
E tu? su trono
Più alto assai di quanti sono in terra
Già non sedesti?
satana.
È ver.
gesù.
Sopra le stelle?
satana.
Sopra le stelle.
gesù.
E non precipitasti?
satana.
Da quello, sì, precipitai; ma un altro
N’ebbi qui sotto, e più di prima io regno.
gesù.
E col tuo regno ti rimani; o meglio,
Co’ tuoi regni.