Piccoli eroi/Partenza di Angiolina

Partenza di Angiolina

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PARTENZA DI ANGIOLINA.

Angiolina vedeva volar via con rammarico le belle giornate che passava in campagna assieme ai suoi amici; ma la mamma la sollecitava a ritornare a casa, ed essa s’era decisa di partire assieme al signor Morandi, il quale dovea recarsi in città.

Bisognava proprio che pensasse al piacere di rivedere la sua mamma, per non dolersi troppo di abbandonare quella vita che le piaceva tanto.

Aveva ancora un giorno di vacanza, e quella giornata volle impiegarla bene. Essa radunò tutta la sua roba e chiuse la sua valigetta; poi andò a salutare tutti gli angoli della casa e del cortile; volle per ultimo uscire per andare alla posta, ed ivi trovò il curato e il professore, che come al solito, parlavano delle notizie del giorno. [p. 226 modifica]

— Domani non sarò più qui — pensò, e quasi senza volerlo i suoi occhi le si empirono di lagrime.

Quando fu seduta a tavola disse:

— È l’ultimo giorno che pranzo con voi.

— Vuoi restare finchè stiamo tutti? — chiese Maria, — a noi fai piacere.

— Ho la mamma che m’aspetta, — rispose Angiolina.

— Ma ritornerai l’anno venturo — disse Maria.

— Per me sarei tanto contenta, e vivrò tutto l’anno con questa speranza.

Poi volle a tutti i costi portare con sè alcuni lavori che Maria dovea fare.

— Li terminerò io — disse; — così occupandomi dei vostri lavori mi sembrerà d’esser meno lontana da qui. — Poi soggiunse: — Mi dispiace per tante ragioni andar via, anche perchè non sentirò più raccontare le belle storie di Maria.

— Belle o brutte, te ne leggerò in città, — disse Maria, — intanto mi si presenterà forse l’occasione di aggiungerne delle altre.

— Ci vedremo dunque anche in città?

— Certo.

— Come sono contenta! mi dispiace meno d’andar via.

Poi voleva dire tante cose per esprimere la sua riconoscenza, ma non aveva coraggio. [p. 227 modifica]

— Sono una sciocca, — disse a Maria, — non so dir nulla, ma mi hanno fatto tanto bene queste settimane passate all’aria aperta; e poi ho imparato tanto, è così brava lei! Come mi piacerebbe poterla imitare!

E Maria le prendeva la testina e le dava tanti baci dicendole:

— Non hai bisogno d’imparar nulla da nessuno, conservati una buona figliuola come sei e come vorrei che fossero le mie sorelle.

— Ecco l’ultima notte che dormo in questa stanza, ecco l’ultima colazione che faccio con voi, — andava dicendo la fanciulla. Ma la colazione non la fece, perchè non ne aveva voglia: era troppo commossa di lasciare quei luoghi, dove si era trovata tanto bene.

Andò nella sua camera e discese col cappellino e la borsetta in mano.

Tutti vollero accompagnarla alla stazione, e darle qualche ricordo: Vittorio le regalò un libro, Giannina le porse un mazzo di fiori, Mario le regalò un disegno che rappresentava tutta la famiglia Morandi in lagrime per la sua partenza.

Essa era turbata e non trovava più parole per ringraziare.

— È troppo, è troppo, grazie, — continuava a dire, — quanto siete buoni! [p. 228 modifica]

Arrivarono alla stazione cinque minuti prima che partisse il treno.

Dovette subito mettersi al posto, ma stette al finestrino a chiacchierare coi suoi amici; aveva da raccomandar loro tante cose e specialmente di scriverle, di dirle tutto quello che accadeva in quel paese e di tornar presto in città, dove essa avrebbe contato i giorni aspettandoli. Le pareva d’aver ancora tanto da dire, ma si udì il segnale della partenza.

— Addio, addio, — disse sporgendo la manina fuori dal finestrino; poi fu vista quella manina scuotere un fazzoletto bianco mentre il treno spariva in distanza.

— Addio, addio, — gridarono tutti sventolando i fazzoletti, e stettero là fermi finchè videro un punto nero che correva, correva lontano, finchè non udirono più il rumore del treno, poi rifecero la strada fatta, ma più tristi, come se mancasse loro qualche cosa e sempre parlando di Angiolina.

— Ecco una ragazza che dovreste prendere per modello, — disse Maria.

— È vero, è tanto buona, — disse Giannina, — voglio proprio aiutarti come faceva lei.

Elisa pensava invece, che sarebbe toccato a lei ad aiutare la sorella maggiore; ma ciò le dava noia perchè il suo maggior piacere sarebbe [p. 229 modifica] stato di far la signora e non pensare che ai divertimenti, come Elvira Guerini.

Essa propose alla compagnia d’andare appunto a trovare i Guerini per consolarsi della partenza di Angiolina; ma Maria replicò che di distrazioni ne avevano avute anche troppe, e bisognava pensare a lavorare e a studiare, altrimenti Carlo non avrebbe passato l’esame; poi non voleva andar troppo spesso in casa Guerini; perchè la sua famigliuola modesta al contatto coi Guerini avrebbe certo acquistato delle abitudini e dei bisogni che non avrebbe potuto soddisfare.

— Quelle sì sono persone felici! — disse sospirando Elisa, e si rassegnò a tornarsene a casa, ma tenne il broncio per tutto il giorno, tanto che Vittorio si maravigliava che l’Elisa si rattristasse tanto per la partenza di Angiolina.