XII. Ipotesi che si sono fatte e si possono fare sull'origine di quest'intelligenza

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XII. Ipotesi che si sono fatte e si possono fare sull'origine di quest'intelligenza
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Il miglior modo, anzi il solo modo di risolvere questo problema è, come dicemmo, quello di sperimentare; sperimentar noi e raccogliere e vagliare le testimonianze altrui sui fenomeni medianici sia naturali che sperimentali. Intanto possiamo fare delle ipotesi; anzi dobbiamo farne; perchè, sebbene non debbano entrare nella scienza che dopo essere state verificate coll’esperimento, si devono far prima perchè ci guidino nell’esperimento. Il celebre hypotheses non fingo di Newton non era vero che ad opera compiuta; se non avesse fatto un’ipotesi e non l’avesse seguita per tanti anni, non avrebbe scoperto niente, È l’ipotesi dell’alchimia che ha condotto alla chimica; è quella di Colombo che ha fatto scoprir l’America.

Passiamo dunque brevemente in rassegna le ipotesi che si sono fatte e che si possono fare sulla causa di questi fenomeni. [p. 97 modifica]

Delle ipotesi degli antichi può darci un’idea la lettera di Porfirio, il famoso filosofo alessandrino, colla quale domandava ad Anebo quali fossero gli esseri che si manifestavano nelle apparizioni, nei vaticini (ἐπιφανείαις ᾔ μυστείαις) e nelle altre cose che succedevano nei misteri egiziani; misteri i quali, (a giudicarne da ciò che ne racconta Jamblico nell’opera con cui risponde a Porfirio, e per esempio dal passo in cui descrive l’arrivo degli spiriti), rassomigliavano assai alle nostre sedute spiritiche. Le ipotesi di Porfirio possono ridursi a tre classi; egli domandava infatti: 1° se gli esseri che facevano quelle cose erano Dei o demoni (cioè, pei pagani, esseri intermedii fra gli Dei e gli uomini), o le anime dei morti, o una classe di esseri obbedienti ma ingannatori, che imitavano gli Dei, i demoni e le anime dei morti, e sui quali non si poteva far assegnamento per nulla di buono (donde l’ipotesi odierna degli elementali): 2° o se erano fatte dal μύστης, che i latini traducevano iniziato o vate, ma che potremmo chiamare medio; sia che le facesse immaginandole (φαντάζεται), sia che le facesse con emissione di forza materiale del suo corpo (simile alle ipotesi moderne dell'incoscienza del medio e della forza psichica); 3° o se vi fosse una ὑπόστασις, cioè se dietro il vate si nascondesse una divinità, se il vate agisse sotto la suggestione o inspirazione (ἐπιπνοίᾳ) di una divinità.

Le ipotesi fatte dai moderni, e fra le quali bisogna scegliere, sono le seguenti:

1° Ipotesi dell'allucinazione; i fenomeni non esistono. [p. 98 modifica]

È l’ipotesi che fanno coloro i quali non hanno mai preso parte agli esperimenti.

2° Ammesso che i fenomeni esistano, si ricorre all’ipotesi dell'impostura, e si dice che sono prodotti dal medio scientemente.

3° Quando poi si ammette che non sono nemmeno imposture, si tenta di ricorrere ad un’ipotesi la quale ci permetta di credere che, ad ogni modo, è sempre il medio solo che fa tutto; che egli non è soltanto necessario, ma anche sufficiente. Perciò quelli che, ammettendo la realtà dei fenomeni medianici, hanno voluto spiegarli colla massima economia di meraviglioso, hanno dovuto supporre nel medio non soltanto l’energia fisica necessaria a produrre il fenomeno, ma anche l’intelligenza che la dirige; e, poichè il medio non ne sa niente, ad attribuirgli, ora sotto un nome, ora sotto un altro, un’intelligenza incosciente. Una rassegna di quelli che, prima dell’Hartmann, hanno voluto spiegare i fenomeni medianici con una forza psichica occulta ed incosciente del medio, ci è fornita dall’Aksàkow, nelle prime pagine del suo Animismus und Spiritismus; ma per completarle colle spiegazioni analoghe degli autori antichi e degli autori tedeschi, il lettore può consultare il Kiesewetter (Die Theorie von der psychischen Kraft im Verlauf der Weltgeschichte, nei volumi XII, XIII, XIV dei Psychische Studien, e il nono capitolo della sua Geschichte des neueren Okkultismus).

4° Quest’ipotesi riuscendo insufficiente, perchè l’intelligenza occulta mostra di sapere delle cose che il medio [p. 99 modifica]non può sapere, la si allarga, e si ammette la collaborazione di quelli che sono presenti alle sedute; ossia si suppone quella che chiamano un’intelligenza collettiva. Non mi fermerò mai a discutere quest’intelligenza collettiva quale è stata concepita da taluno, cioè come un'atmosfera cogitatoria, un personaggio nuovo, aleggiante nell’aria, formato colle emanazioni dei fluidi nervosi degli astanti; un’intelligenza qualunque non è possibile senza unità di pensiero, senza facoltà di confronto e di sintesi; e perciò un’intelligenza collettiva è fisiologicamente incomprensibile senza un cervello che faccia da centro cerebrale ad altri cervelli, vibrando, per così dire, all’unisono. Ma si può supporre che negli esperimenti spiritici abbia luogo una suggestione involontaria ed anche incosciente degli astanti sul medio; l’unità sarebbe dunque stabilita dall’incosciente del medio, il quale fa da sensorium commune degli astanti: è un condensatore e riflettore. Con questa si confonde la teoria detta Mary Jane (dal titolo di un’opera antispiritica del Guppy), che, imitando la celebre sentenza degli scolastici sul senso e l’intelletto, formulano così: Nihil est in medio, quod prius non fuerit in praesentibus.

Quest’ ipotesi, che non contraddice la precedente, ma soltanto l’allarga, può allargarsi ancora, ammettendo la telepatia del medio, ossia che agisca sull’incosciente del medio anche il pensiero di persone lontane, la suggestione a distanza, ma sempre la suggestione di uomini viventi.

5° Quando quest’ipotesi fosse insufficiente a spiegare tutti i fenomeni medianici, bisogna fare un salto, ed ammettere [p. 100 modifica]la suggestione di esseri che non siano uomini viventi: allora, se non si vogliono tirare in ballo anche bestie viventi, come il lupo mannaro o i cani e le scimmie sapienti, bisogna ammettere la suggestione di esseri incorporei, o almeno che non hanno un corpo come il nostro, cioè di spiriti; e, per allontanarci il meno che si può dal medio, bisognerà suppor prima gli spiriti dei nostri simili, cioè degli uomini defunti. È la teoria spiritica.

6° E solo quando questa non basti bisognerà ricorrere agli spiriti di altri esseri, che mai non fur vivi, di esseri che non abbiamo mai veduti. Pure anche questa teoria dovrà essere discussa, non perchè abbia alcuna probabilità, ma perchè è sostenuta da numerosi partigiani; bisogna discutere anche con quelli che hanno manifestamente torto. Partigiani di una teoria di questo genere sono quei teosofi i quali, come il Papus, attribuiscono i fenomeni medianici ad elementali, cioè a spiriti inferiori, non umani, a larve, lemuri e folletti, abitatori degli elementi. Questi abitanti degli elementi, adottati dalla filosofia platonica, studiati dagli alessandrini, fatti conoscere in Europa verso il 1100 insieme alla logica bizantina dal Michele Psello, e ammessi poi da Tritemio Agrippa e sopratutto da Paracelso, sono gli autori dei fenomeni medianici secondo il Papus, la Besant e altri teosofi1. [p. 101 modifica]

Questi non formano che un piccolo gruppo. Ma molto più vasto è il cerchio della Chiesa. I teologi cristiani non negano la realtà dei fenomeni spiritici, anzi se ne fanno un’arme, (ed un’arme che è leale), contro gli scettici, per esempio il Monsabré; ma i più, tra cui specialmente il Mirville, il Gougenot des Mousseaux e il padre Franco, seguendo la dottrina ortodossa di Sant’Agostino e di Lutero, sostengono che sono opere del diavolo2; non che neghino la possibilità delle apparizioni

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dei defunti; ma le considerano come veri miracoli, come vere eccezioni alle leggi di natura, permesse molto di rado da speciale grazia divina. Tra le ipotesi moderne non si trova quindi quella dell’ispirazione, se l’ispirazione è divina; ma solo quella della suggestione; dalla suggestione mentale degli astanti alla suggestione diabolica.

7° C’è ancora un’ipotesi: che tutti questi differenti casi possano verificarsi; che il medio, come un sonnambulo, possa essere soggetto ad un'autosuggestione ed anche ad una suggestione esterna, sia di uomini viventi, sia di esseri che non sono uomini o non sono viventi. L’Aksákow dice che il gran torto degli spiritisti è di credere che tutti i fenomeni medianici siano spiritici.


Note

  1. Per notizie storiche su questi esseri, veder Die Elementarwesen di Haussen (pseudonimo di Kiesewetter), nello Sphinx del settembre 1887.
  2. Basti il titolo dell’opera del padre Franco: Gli spiriti delle tenebre; racconto storico delle pratiche dell’odierno Spiritismo. Descrive le origini ed i fatti della peste spiritica, mostra la malvagità di tale commercio diabolico, e i danni spaventosi. Prato, 1882.