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Delle ipotesi degli antichi può darci un’idea la lettera di Porfirio, il famoso filosofo alessandrino, colla quale domandava ad Anebo quali fossero gli esseri che si manifestavano nelle apparizioni, nei vaticini (ἐπιφανείαις ᾔ μυστείαις) e nelle altre cose che succedevano nei misteri egiziani; misteri i quali, (a giudicarne da ciò che ne racconta Jamblico nell’opera con cui risponde a Porfirio, e per esempio dal passo in cui descrive l’arrivo degli spiriti), rassomigliavano assai alle nostre sedute spiritiche. Le ipotesi di Porfirio possono ridursi a tre classi; egli domandava infatti: 1° se gli esseri che facevano quelle cose erano Dei o demoni (cioè, pei pagani, esseri intermedii fra gli Dei e gli uomini), o le anime dei morti, o una classe di esseri obbedienti ma ingannatori, che imitavano gli Dei, i demoni e le anime dei morti, e sui quali non si poteva far assegnamento per nulla di buono (donde l’ipotesi odierna degli elementali): 2° o se erano fatte dal μύστης, che i latini traducevano iniziato o vate, ma che potremmo chiamare medio; sia che le facesse immaginandole (φαντάζεται), sia che le facesse con emissione di forza materiale del suo corpo (simile alle ipotesi moderne dell'incoscienza del medio e della forza psichica); 3° o se vi fosse una ὑπόστασις, cioè se dietro il vate si nascondesse una divinità, se il vate agisse sotto la suggestione o inspirazione (ἐπιπνοίᾳ) di una divinità.

Le ipotesi fatte dai moderni, e fra le quali bisogna scegliere, sono le seguenti:

1° Ipotesi dell'allucinazione; i fenomeni non esistono.