Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/908

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[p. 257 modifica] con cento o con mille, anzi avendo piú da creder questo che quello? E quando si fosse fatto l’accordo generale e osservatolo per lungo tempo, tanto maggiore sarebbe il vantaggio proposto a chi improvvisamente rompesse il patto; e quindi presto o tardi questo tale non mancherebbe. Ciò lo metterebbe in pieno possesso del suo nemico, e dopo un esempio solo di questa sorta ognuno diffiderebbe, nessuno vorrebbe sull’incertezza arrischiare il tutto e tutti ritornerebbero al primo costume. E ciò si deve intendere non meno in tempo di guerra che di pace, essendo sempre continuo il pericolo che i governi portano l’uno dall’altro. E ciò ancora è manifesto dal fatto, e dalle grandi forze che si tengono ora in tempo di pace, [p. 258 modifica]cosí che non c’è ora un tempo dove un paese resti disarmato, anzi non bene armato, a differenza sí de’ tempi antichi, sí de’ secoli cristiani anteriori a questi ultimi.

Da tutto ciò segue che le armate non solo non iscemeranno piú, ma cresceranno sempre, cercando naturalmente ciascuno di superare l’altro con tutte le sue forze, e le sue forze stendendosi quanto quelle della nazione: che quindi le nazioni intiere, come fra gli antichi, si scanneranno scambievolmente, ma non, come fra gli antichi, spontaneamente e di piena volonterosità, anzi vi saranno cacciate per marcia forza; non odiandosi scambievolmente, anzi essendo in piena indifferenza e forse anche bramando di esser vinte (perchè, ed anche questo è notabile, perduto l’amor di patria, e l’indipendenza interna, la novità del padrone, e delle leggi, governo ec. non solo non è odiata né temuta, ma spesso desiderata e preferita) non per il proprio bene, ma per l’altrui; non per il ben comune, ma di uno solo; anzi di quei soli che abborriranno piú di qualunque altro,