Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/756
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da quella di Ennio, di Livio Andronico, ec. e anche di Lucrezio. Bisogna però ch’io renda giustizia a Frontone, perché se egli cadde in quel difetto che ho notato, vi cadde con molto piú discrezione giudizio e discernimento, sí nelle massime o nella ragione che nella pratica, di quello che facciano molti degli odierni italiani, avendo anche molto riguardo a fuggir l’affettazione, per la quale massimamente e per la oscurità si rende assurdo e barbaro l’uso di molte parole antiquate, e possedendo la sua lingua veramente e quindi, sebben peccasse nella troppa imitazione degli antichi, non però cercando, come fanno i nostri, di dar colore di antichità a’ suoi scritti, col solo materiale e parziale uso delle parole e modi vecchi, senza osservare se la scrittura sapesse poi veramente di antico e se quelle parole e modi vi cadessero acconciamente e naturalmente o forzatamente e dissonando dal corpo della composizione. Frontone non sognò neppure la massima di vietare la conveniente e giudiziosa novità e formazione delle parole o modi, anzi egli stesso ne dà esempio di tratto in tratto. Il che