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168 pensieri (755-756-757)

rimanente, cosí pure alla lingua, il sommo scrittor latino: né che Virgilio non sia il primo poeta latino, e limpidissimo specchio di latinità (riconosciuto dallo stesso Frontone negli Exempla elocutionum), perciò che la sua lingua è ben diversa  (756) da quella di Ennio, di Livio Andronico, ec. e anche di Lucrezio. Bisogna però ch’io renda giustizia a Frontone, perché se egli cadde in quel difetto che ho notato, vi cadde con molto piú discrezione giudizio e discernimento, sí nelle massime o nella ragione che nella pratica, di quello che facciano molti degli odierni italiani, avendo anche molto riguardo a fuggir l’affettazione, per la quale massimamente e per la oscurità si rende assurdo e barbaro l’uso di molte parole antiquate, e possedendo la sua lingua veramente e quindi, sebben peccasse nella troppa imitazione degli antichi, non però cercando, come fanno i nostri, di dar colore di antichità a’ suoi scritti, col solo materiale e parziale uso delle parole e modi vecchi, senza osservare se la scrittura sapesse poi veramente di antico e se quelle parole e modi vi cadessero acconciamente e naturalmente o forzatamente e dissonando dal corpo della composizione. Frontone non sognò neppure la massima di vietare la conveniente e giudiziosa novità e formazione delle parole o modi, anzi egli stesso ne dà esempio di tratto in tratto. Il che  (757) fanno i nostri per impotenza, ignoranza, povertà, e niun possesso di lingua; credendo di esser buoni scrittori italiani quando hanno imparato e usato a sproposito e come capita un certo numero di parole e modi antichi, non curandosi poi, o non sapendo vedere se corrispondano al resto e all’insieme del colorito e dell’andamento e testura del discorso, ovvero sieno come un ritaglio di porpora cucito sopra un panno vile o certo d’altro colore ed opera. Ma conviene ch’io dica quello ch’é vero, che non mi è riuscito mai di trovare negli antichi scrittori latini o greci, per difettosi che sieno, tanta gof-