Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/753
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Il qual Frontone, come apparisce ora dalle reliquie de’ suoi scritti ultimamente scoperte, merita un posto distinto fra i ristauratori e zelatori della purità come della letteratura cosí della lingua latina. Nel qual pregio egli forse e senza forse, cred’io, è l’ultimo di tempo, che si conosca, o abbia almeno qualche distinta rinomanza. Ma egli, colpa della nostra natura, volendo riformare il troppo libertinaggio e castigare la viziosa novità della lingua, cadde, come appunto gran parte de’ nostri, nell’eccesso contrario. Giacché una riforma di questa natura, deve consistere nel mondar la lingua dalle brutture, distoglierla dal cattivo cammino, e rimetterla sul buono; non già ricondurla a’ suoi principii, e molto meno voler che di quivi non si muova. Perché la lingua e naturalmente e ragionevolmente cammina sempre finch’é viva, e come è assurdissimo il voler ch’ella stia ferma, contra la natura delle cose, cosí è pregiudizievole e porta discapito il volerla riporre piú indietro che non bisogna e obbligarla a rifare quel cammino