<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/701&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712193902</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/701&oldid=-20130712193902
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 701 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 139modifica] perfezione che i cinquecentisti; e cosí lo stile poetico del trecento, riguardo a questi due poeti, è superiore al cinquecento (tanto è vero che la poesia migliore è la piú antica, all’opposto della prosa, dove l’arte può aver piú luogo). E dal trecento in poi lo stil poetico italiano non è stato richiamato agli antichi esemplari, massime latini, né ridotto a una forma perfetta e finita, prima del Parini e del Monti. Vedi gli altri miei pensieri in questo proposito. Parlo però del stile poetico, perché nel resto, se si eccettuano quanto agli affetti il Metastasio e l’Alfieri[p. 140modifica](il quale però fu piuttosto filosofo che poeta), quanto ad alcune (e di rado nuove) immagini il Parini e il Monti (i quali sono piuttosto letterati di finissimo giudizio che poeti), l’Italia dal cinquecento in poi non solo non ha guadagnato in poesia, ma ha avuto solamente