Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/688

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[p. 133 modifica] e a quello scrittore; e cosí, divenuta impotente, in luogo di contenere virtualmente tutti gli stili (secondo la sua natura e quella di tutte le belle e naturali lingue, come le antiche, non puramente ragionevoli), ne contenga uno solo, cioè il linguaggio magrissimo ed asciuttissimo della ragione e delle scienze che si chiamano esatte e non sia veramente adattata se non a queste, che tale infatti ella va ad essere e lo possiamo vedere in ogni sorta di soggetti e fino nella poesia italiana moderna de’ volgari poeti. Come appunto è accaduto alla lingua francese, perché ancor ella da principio, ed innanzi all’Accademia, e massime al secolo di Luigi XIV, non era punto unica, ma l’indole sua primitiva e propria somigliava moltissimo all’indole della vera lingua italiana e delle antiche; era piena d’idiotismi e di belle e naturalissime irregolarità; piena di varietà; subordinatissima allo scrittore (notate questo, che forma la difficoltà dello scrivere, come pure dell’intendere la nostra lingua a differenza della francese) e suscettibile di prendere quella forma e quell’abito che il soggetto richiedesse o il carattere dello scrittore o che questi volesse darle; adattata