Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/687

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[p. 132 modifica] il piú degli scrittori, le dette qualità che sono sue vere, proprie, intime e native; e dico anche presso quegli scrittori che a gran fatica arrivano pure a preservarsi dai barbarismi (e qui riferite quello che ho detto altrove, come in detti scrittori facciano pessima comparsa le parole e modi italiani in una tessitura di lingua che, per quanto non sia barbara, non è l’italiana, e gli antichi accidenti in una sostanza tutta moderna e diversa). E cosí anche la lingua nostra si riduce ad essere una processione di collegiali, come diceva, se non erro, il Fénelon, della francese. Del che [p. 133 modifica]mi pare che bisogni stare in somma guardia, tanto piú, quanto la inclinazione, lo spirito, l’andamento dei tempi essendo tutto geometrico, la lingua nostra corre presentissimo rischio di geometrizzarsi stabilmente e per sempre, di inaridirsi, di perdere ogni grazia nativa (ancorché conservi le parole e i modi, e scacci i barbarismi), di diventare unica come la francese, laddove ora ella si può chiamare un aggregato di piú lingue, ciascuna adattata al suo soggetto o anche a questo