Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/687
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | 686 | 688 | ► |
il piú degli scrittori, le dette qualità che sono sue vere, proprie, intime e native; e dico anche presso quegli scrittori che a gran fatica arrivano pure a preservarsi dai barbarismi (e qui riferite quello che ho detto altrove, come in detti scrittori facciano pessima comparsa le parole e modi italiani in una tessitura di lingua che, per quanto non sia barbara, non è l’italiana, e gli antichi accidenti in una sostanza tutta moderna e diversa). E cosí anche la lingua nostra si riduce ad essere una processione di collegiali, come diceva, se non erro, il Fénelon, della francese. Del che mi pare che bisogni stare in somma guardia, tanto piú, quanto la inclinazione, lo spirito, l’andamento dei tempi essendo tutto geometrico, la lingua nostra corre presentissimo rischio di geometrizzarsi stabilmente e per sempre, di inaridirsi, di perdere ogni grazia nativa (ancorché conservi le parole e i modi, e scacci i barbarismi), di diventare unica come la francese, laddove ora ella si può chiamare un aggregato di piú lingue, ciascuna adattata al suo soggetto o anche a questo