Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/682

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[p. 129 modifica] e desiderare e vivere, per poi tutto riperdere e morire di nuovo, ma piú presto assai di prima, se rientra nel mondo.

Dalle dette considerazioni segue che oggi l’uomo, quanto è piú savio e sapiente, cioè quanto piú conosce, e sente l’infelicità del vero, tanto piú ama la solitudine [p. 130 modifica]che glielo fa dimenticare o glielo toglie dagli occhi, laddove nello stato primitivo l’uomo amava tanto piú la solitudine, quanto maggiormente era ignorante ed incólto. E cosí l’ama oggidí quanto piú è sventurato, laddove anticamente e primitivamente la sventura spingeva a cercare la conversazione degli uomini, per fuggire se stesso. La qual fuga di se stesso oggi è impossibile nella società all’uomo profondamente sventurato e profondamente sensibile e conoscente; perché la presenza della società non è altro che la presenza della miseria e del vuoto. Perché il vuoto, non potendo essere riempiuto mai se non dalle illusioni, e queste non trovandosi nella società quale è oggi, resta che sia meglio riempiuto dalla solitudine, dove le illusioni