Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/143

130 pensieri (682-683)

litudine che glielo fa dimenticare o glielo toglie dagli occhi, laddove nello stato primitivo l’uomo amava tanto piú la solitudine, quanto maggiormente era ignorante ed incólto. E cosí l’ama oggidí quanto piú è sventurato, laddove anticamente e primitivamente la sventura spingeva a cercare la conversazione degli uomini, per fuggire se stesso. La qual fuga di se stesso oggi è impossibile nella società all’uomo profondamente sventurato e profondamente sensibile e conoscente; perché la presenza della società non è altro che la presenza della miseria e del vuoto. Perché il vuoto, non potendo essere riempiuto mai se non dalle illusioni, e queste non trovandosi nella società quale è oggi, resta che sia meglio riempiuto dalla solitudine, dove le illusioni  (683) sono oggi piú facili per la lontananza delle cose, divenute loro contrarie e mortifere, all’opposto di quello ch’erano anticamente (20 febbraio 1821).


*    La sua compagnia (di Antonio Giacomini) ne’ collegi de’ magistrati fu qualche volta ad alcuni non molto gioconda. Nondimeno il suo parere le piú volte prevaleva agli altri e specialmente nel consiglio degli ottanta e de’ richiesti e pratiche, nelle quali più larghe consultazioni l’autorità de’ particolari cittadini cede e dà luogo alle vere e ferme ragioni molto piú facilmente, che non fa ne’ magistrati di minor d'uomini. Jacopo Nardi, Vita d’Antonio Giacomini, Lucca, per Francesco Bertini 1818, p. 85-86 (22 febbraio 1821).


*    Nardi ec., loc. cit. qui sopra, p. 83: Di quelle doti e di quelle virtú che o per natura o per instituto e lezione tutte furono sue. Che ha da far qui la lezione? oltre che lo stesso Nardi, p. 102, dice ch’egli non aveva dato opera alle scienze. Leggi ed elezione, opposto a natura. Ma vedi l’altra edizione del 1597, Firenze, Sermartelli, in-4° (23 febbraio 1821).