Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/537
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tradotta e riportata all’occasione, la bella disputazione di Tullio (Laelius sive de amicitia, c. 13, Nam quibusdam etc. sino alla fine) contro quei filosofi greci, i quali dicevano caput esse ad beate vivendum securitatem; qua frui non possit animus, si tamquam parturiat unus pro pluribus: e quindi venivano a prescrivere il curam fugere, e l’honestam rem actionemve, ne sollicitus sis, aut non suscipere aut susceptam deponere. La qual filosofia, è presso a poco la filosofia dell’inazione e del nulla, la filosofia perfettamente ragionevole, la filosofia de’ nostri giorni. E quella disputazione di Tullio si può avere per una disputazione contro l’egoismo, sebbene, a quei tempi, ancora ignoto di nome. Quae est enim ista securitas? dice Cicerone; e segue facendo vedere a che cosa porti. Ma il principale è, che non solamente porta a mille assurdità e scelleraggini (secondo natura, non secondo ragione, ma Cicerone chiama la natura, optimam bene vivendi ducem, c. 5): ma non ottiene neanche il suo fine, ch’é la felicità dell’individuo