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*   Nella Genesi non si trova nulla in favore della pretesa scienza infusa in Adamo, eccetto quello che appartiene ad un certo linguaggio, come ho detto p. 394 fine. Dio, dice la Genesi, adduxit ea (gli animali) ad Adam, ut videret quid vocaret ea: omne enim quod vocavit Adam animae viventis, (che forse è quanto dire: omnis enim anima vivens, quam vocavit Adam, cioè omne animal vivens) ipsum est nomen eius. Appellavitque Adam nominibus suis cuncta animantia, et universa volatilia caeli, et omnes bestias terrae. (Genesi, II, 19 et 20) Questo non suppone mica una storia naturale infusa in Adamo, né la scienza di quelle qualità degli animali che non si conoscono senza studio, ma solamente di quelle che appariscono a prima giunta agli occhi, all’orecchio ec.: qualità dalle quali ordinariamente son derivati i nomi di tutti gli oggetti sensibili nei primordi di qualunque lingua; quei nomi dico e quelle parole che formano le radici degl’idiomi.


*   Del resto sostengo anch’io, anzi fa parte essenziale del mio sistema la proposizione che Adamo ebbe una scienza infusa: ma in questo modo. Ogni essere capace di scelta, anzi tale che non si può determinare all’azione (neppure a quella necessaria per conservarsi, [p. 469 modifica]eccetto le azioni che chiamano hominis, se ce ne ha veramente) e per conseguenza non può vivere senza un atto elettivo e definito della sua volontà, ha bisogno di credenze, cioè deve credere che le cose siano buone o cattive e che quella tal cosa sia buona o cattiva, altrimenti la sua volontà non avrà motivo per determinarsi ad abbracciarla o fuggirla, per decidersi a fare o non fare, all’affermativo o al negativo. E l’uomo e l’animale in questa indifferenza diverrebbe necessariamente come quell’asino delle scuole, di cui vedi p. 381. Le piante e i sassi che non si muovono da se, né dipendono da se nell’azione e nella vita, non hanno bisogno di credenze, ma l’animale che dipende da se nell’azione e nella vita ha bisogno di credere, giacché non c’é altro motivo